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In tv nell’anniversario dell’omicidio mafioso – il 5 gennaio di trent’anni fa – la storia di Pippo Fava, ucciso a Catania perché “scriveva”…Uno degli 8 giornalisti ammazzati in Sicilia, da Cosimo Cristina a Mauro Rostagno

Un film tv su Pippo Fava. Il 5 gennaio, su Raitre. Nel giorno in cui con cinque colpi di pistola fu uccisi trent’anni fa il direttore della rivista antimafia “I Siciliani”.


Denunciava i rapporti tra mafia e potere, Fava è uno degli otto giornalisti uccisi in Sicilia dalla mafia, da Cosimo Cristina a Mauro Rostagno.

Il film si chiama “”I ragazzi di Pippo Fava”, docufilm di Franza Di Rosa, ideato e scritto da Gualtiero Peirce e Antonio Roccuzzo, prodotto da Cyrano New Media con RaiFiction e tratto dalle pagine del libro di Roccuzzo “Mentre l’orchestrina suonava gelosia”.

Ad interpretare Pippo Fava è Leo Gullotta.

Non abbiamo visto il film, però fa già piacere pensare che il servizio pubblico finalmente si ricordi anche di vicende come questa.

Il movente dell’omicidio di Pippo Fava? Scriveva, faceva il giornalista. Troppo per Catania, che come sarebbe successo quattro anni dopo all’estremità opposta in quel di Trapani, era un posto ovattato dove “non” succedeva nulla. Con magistrati amici dei boss e alti dirigenti delle forze dell’ordine nelle stesse condizioni.

Pippo Fava fu oggetto di un grande “fango”, sulla sua morte fu subito gettato sterco da depistaggio, il giornale locale puntò subito su storie di donne e di corna. Un classico, in Sicilia. Dove il fango serve a un duplice scopo: depistare le indagini e dimostrare pure che il morto non valeva nulla, le cose che diceva o scriveva anche.

Un film dunque per raccontare la storia di uno coraggioso siciliano che era anche scrittore, saggista, drammaturgo, e che ha allevato allora decine di giovani giornalisti che ancora oggi continuano nel suo solco. Sono Michele e Rosario, Claudio e Antonio, Elena e Giusi, nel filmato. La redazione. Claudio è il figlio di Pippo e oggi è vicepresidente della Commissione Antimafia, Antonio è Antonio Roccuzzo che insieme a Gualtiero Peirce ha ideato questo docufilm, tutti attori giovanissimi tranne Leo Gullotta, che aveva conosciuto Pippo Fava tanto tempo fa allo Stabile di Catania. La fiction si mischia con le testimonianze, un giovanissimo Enrico Mentana che al tg della notte del 5 gennaio 1984 dà notizia dell’assassinio di un giornalista in Sicilia, un’intervista di Enzo Biagi a Pippo Fava sui rapporti fra la mafia e la politica (“Io ho visto molti funerali di Stato: molto spesso gli assassini erano sul palco delle autorità”), un’immagine di Fava accanto a Nando dalla Chiesa che aveva appena perso il padre a Palermo…

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