Maurizio Belpietro non è nuovo a condanne. Forse prima o poi dovrà scontarle, no? Dopo la condanna di oggi sul presunto attentato a Gianfranco Fini – per sua fortuna tramutata poi in un’ammenda – mi ricordo della condanna, poco tempo fa, subita per aver diffamato Rosario Bentivegna, il gappista di via Rasella.
Alla presentazione in Campidoglio del suo ultimo libro “Senza far di necessità virtù” Rosario Bentivegna aveva ricordato di aver vinto il suo ultimo processo nel 2009 facendo condannare per diffamazione Maurizio Belpietro per un articolo de Il Giornale, uscito nel 2002. Il titolo del pezzo diffamatorio era:“Il marxista che pensava solo alla propria vita”.
Ricordo questo Belpietro quando fu “inventato” da Vittorio Feltri, diventato direttore dell’Europeo dopo due mesi di sciopero contro la sua nomina voluta dalla Rcs di allora (1990). Quando Feltri finalmente riuscì a mettere piede nel settimanale si rese conto che i quattro componenti dell’allora ufficio centrale avevano partecipato tutti e quattro ai due mesi di sciopero. Erano se non ricordo male Gigi Zazzeri, Andrea Monti, Claudio Serra., il quarto era forse Federico Bini.. E allora cosa fece Feltri? Chiamò questo oscuro personaggio che veniva da “Bergamoggi” per insediarlo come uomo di fiducia nell’ufficio centrale. Un bresciano fedelissimo del capo, destinato poi a far carriere alla sua ombra. Mi pare che la sua fedeltà all’Europeo fu premiata poi col passaggio all’Indipendente, al seguito del capo. Il resto è abbastanza conosciuto perché Belpietro è stato poi coltivato come un giornalista del presepe di destra ritenuto utile per le trasmissioni di approfondimento. Invitato da chi? Ma dai soliti Ballarò ecc ecc.