Se andate a Symi, nel Dodecaneso, e prendete un pickup per fare il giro dell’isola vi ritrovate al capo opposto rispetto al centro abitato e visiterete un monastero. Fuori del monastero vi accoglie un bassorilievo con la fucilazione di un Pope. A fucilarlo non sono i nazisti, sono soldati italiani. Chi lo vede ci resta di certo male, ma è solo una delle tante pagine poco edificanti che non sono Mediterraneo di Gabriele Salvatores ma la cruda realtà. Ora escono gli archivi da Rodi, i carabinieri che prendevano nota di tutto, vale la pena andare a vedere cosa c’è in queste carte. Oppressione ecc ecc. Ecco l’articolo di Ansamed:
Grecia: da migliaia fascicoli storia segreta dominio Italia in Egeo
Archivio Carabinieri sarà accessibile, così si spiavano abitanti
(di Patrizio Nissirio) (ANSAmed) – Rodi (Grecia), 3 dic – Atti burocratici, come permessi ed autorizzazioni, ma anche segnalazioni riservate, annotazioni su abitudini personali, idee politiche e molto altro: il regime fascista tenne ben 90.000 fascicoli sugli abitanti del Dodecaneso italiano, una serie di isole egee governate dall’Italia dal 1912 al 1947, dove all’epoca vivevano in tutto circa 130.000 abitanti.
E in questi giorni, 66 anni dopo la fine del dominio italiano, il locale archivio di Stato ellenico acquisisce l’archivio del Gruppo Carabinieri Reali – Ufficio Centrale Speciale, ospitato per tutti questi anni nei locali della centrale di polizia di Rodi. Documenti che, una volta completato il notevole sforzo di catalogazione, saranno consultabili dagli studiosi.
L’Italia, che invase il Dodecaneso nel 1912 strappandolo alla Turchia, amministrò per 35 anni quello che fu chiamato “Possedimento italiano dell’Egeo”. Gli italiani lasciarono le isole solo nel 1947, con la firma della pace di Parigi che concluse formalmente la Seconda guerra mondiale. Il Dodecaneso venne ceduto alla Grecia con il consenso della Turchia (fino al 1912 aveva fatto parte dell’Impero Ottomano) a patto che fosse mantenuto smilitarizzato. Atene entrò così in possesso anche di tutta la documentazione prodotta dagli ex dominatori, consultabile presso l’archivio di Stato. Ma fino ad oggi erano noti solo circa 20.000 fascicoli riguardanti tutti gli aspetti di quell’esperienza di governo – per alcuni studiosi da non confondere con una colonia -, dai lavori pubblici al commercio, dagli aspetti finanziari ai rapporti con le varie comunità religiose. Il nuovo archivio, invece, contiene circa 90.000 fascicoli personali che includono informazioni di carattere privato su italiani, greci, turchi, ebrei e stranieri che vivevano a Rodi e sulle altre isole. Accanto alle bonifiche, allo sviluppo agricolo e a rilevanti opere urbanistiche e edilizie, dunque, gli italiani si dedicarono a mettere stretta sorveglianza gran parte della popolazione in un incessante lavoro quotidiano di raccolta dati. Eirini Toliou, la direttrice dell’archivio, sottolinea come “sia stato Mussolini stesso a volere questi dossier, creando un caso unico”. Sotto la sua supervisione una squadra di ricercatori e archivisti si prepara a inventariare il materiale perché sia messo a disposizione degli studiosi. “Non è possibile indicare tempi precisi – prosegue la direttrice – anche se il fatto che lo schedario è intatto ci faciliterà il compito. Purtroppo, nel corso degli anni alcuni fascicoli sono andati perduti a causa di interventi esterni di rimozione.
Probabilmente per nascondere alcune storie di collaborazionismo con il fascismo”. Marco Clementi, ricercatore all’Università della Calabria e collaboratore dell’archivio di Stato del Dodecaneso, afferma che la storia del possedimento dovrà essere riletta sotto una nuova luce: “Dietro quella che è stata una discreta amministrazione si nascondeva l’oscuro lavoro di una dittatura occhiuta, costretta a tenere sotto controllo l’intera popolazione per l’incapacità evidente di dare e ottenere fiducia”. Entrando nel merito dei fascicoli Clementi spiega che “quasi tutti riguardano antenati diretti di persone che oggi abitano a Rodi. Si tratta di una specie di album di famiglia”. In effetti, i termini per la consultazione dovranno tenere conto di questa specificità, rendendo inaccessibili al pubblico dati come stato di salute o le tendenze sessuali, nel caso fossero presenti nei dossier. Dal momento che i documenti riguardano in parte cittadini di religione ebraica – le comunità di Rodi e Kos furono quasi interamente sterminate durante l’Olocausto – il museo della Shoah di Washington ha manifestato un concreto interesse per l’archivio politico. Una delegazione giungerà a Rodi all’inizio del 2014 per concordare tempi e modi di intervento al fine di digitalizzarlo almeno parzialmente. Dall’Italia, al momento, non è giunto alcun segnale di interesse per questa documentazione.(ANSAmed).