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Violenza sulle donne: c’è Putin in Italia, qualcuno gli vuol chiedere delle Pussy Riot e di Nadia Tolokonnikova “deportata” in Siberia a 4500 km da Mosca?

Violenza sulle donne. Il caso vuole che nella giornata internazionale della violenza contro le donne arrivi a Roma Vladimir Putin con un grande codazzo di ministri e di uomini di affari.

Al nostro ministro degli esteri Emma Bonino è stato chiesto se intende sollevare anche il tema dei diritti umani. La Bonino ha risposto di sì ricordando di averlo fatto in precedenti incontri col collega Lavrov. Sarà, ma non se ne è avvertita una grande eco. Vediamo ora.

E veniamo a Nadia Tolokonnikova, la leader delle Pussy Riot, relegata in una lontanissima colonia penale della Siberia, la IR-50 a 4500 km da Mosca, dove sta scontando la pena inflitta per aver osato cantare contro Putin e il patriarca russo Kirill. Non è l’unica donna delle  Pussy Riot in carcere, detenuta anche Maria Alyokhina

Perché sono state condannate nell’asgosto 2012 le Pussy Riot? Per aver intonato in una chiesa moscovita una canzone in cui si auguravano la scomparsa di Vladimir Putin dalla guida della Russi e condannavano il servislismo del patriarca ortodossoi russo nei confronti di Putina. La canzone punk è costata una condanna e ora la deportazione in Siberia per Nadia Tolokonnikova.

Puitin prima di venire in Italia ha avuto la furbizia di far liberare l’italiano di Greenpeace che era stato arrestato in Russia e che resta comunque sotto processo.

Su Nadia Tolokonnikova il capo dell’oligarchia russa non ha invece fiatato.

Male.

Della leader delle Pussy Riot l’ultima notizia era che a metà novembre era stata ricoverata per accertamenti in un ospedale dell’area siberiana di Kerasnoyarsk. Reduce da un lungo sciopero della fame sarebbe risultata ancora in forma. Nient’altro.

Non c’è granché da aggiungere. Un governo con la schiena dritta chiederebbe all’oligarca russo in visita di mettere fine a questa vergogna: aver spedito in Siberia una cantante per una canzone irriverente.

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