Bomba d’acqua. In poche ore tutta l’acqua di un anno o quasi. Queste constatazioni sono ricorrenti di fronte alle tragedie che ormai si consumano sempre più spesso. Toscana, Liguria, Sicilia. Ora Sardegna. Ma che cos’è una bomba d’acqua?
“La definizione è stata inventata qualche anno fa da una giornalista della Nazione di Firenze, città che nel ramo ha una certa esperienza – ha scritto tre anni fa sul Corriere Lorenzo Salvia, proseguendo così: la bomba d’ acqua non è solo un nome a effetto, libera traduzione dall’ inglese cloud burst, esplosione di nuvola. Esiste davvero e prima di colpire ieri a Massa era già esplosa, per esempio, a Prato venti giorni fa (altri tre morti) e a Messina un anno fa, con l’ alluvione che si portò via Giampilieri e decine di morti. Che cos’ è, tecnicamente, un bomba d’ acqua?
«In genere – dice Giampiero Maracchi, professore di Climatologia all’ università di Firenze – si usa questa definizione quando vengono superati i 50 millimetri di pioggia nell’ arco di due ore». Una soglia che ieri è stata oltrepassata in diverse zone della Toscana e del Veneto. Sarebbe esagerato considerare la bomba d’ acqua una novità assoluta dei nostri tempi, l’ ultimo frutto di questo pianeta malato. Ma i numeri ci dicono che la frequenza del fenomeno è in netto aumento: «Prima degli Anni 90 – ricorda Maracchi, che per anni ha guidato l’ Istituto di biometeorologia del Cnr – capitava in Italia una volta ogni dieci anni. Adesso ne abbiamo almeno una l’ anno e possiamo arrivare anche a tre o quattro».
La colpa sta tutta nel riscaldamento dei mari. Si calcola che dagli Anni 70 la temperatura delle acque sia salita di quasi un grado, a causa dei cambiamenti climatici e quindi dei nostri comportamenti quotidiani. L’ acqua del mare più calda produce più umidità e questa umidità aggiuntiva viene raccolta dalle masse d’ aria che incrociano nei cieli. Il risultato finale è che le nuvole sono più cariche di pioggia e così hanno maggiori probabilità di scaricare in un colpo solo tutto il loro carico.
Le bombe d’ acqua non si possono prevedere ma ci sono alcuni segnali d’ allarme.
Ottobre è il periodo più a rischio, perché l’ acqua del mare è ancora calda mentre già cominciano a soffiare le prime correnti fredde.
Le zone costiere vicino alle montagne sono quelle dove il fenomeno è più probabile: l’ aria umida arriva dal mare ed è costretta a salire velocemente di quota per poi scontrarsi con l’ aria fredda e dare via al nubifragio. Per questo in Italia le regioni più a rischio sono la Toscana e soprattutto la Liguria. Quello che conta non è la quantità d’ acqua che cade nel corso di uno o due giorni. In questi giorni a Polcenigo, in provincia di Pordenone, siamo arrivati a 510 millimetri in 48 ore ma tutto sommato la situazione è rimasta sotto controllo. Si può parlare di bomba d’ acqua quando la violenza è concentrata in un ristretto arco di tempo.
Per il record bisogna andare a pochi chilometri da dove ha colpito ieri: nel 2003 Carrara venne sommersa in due ore da 450 millimetri di pioggia. La metà di quella che, in media, cade in un anno intero.
Fin qui il corriere della sera di tre anni fa. Povera Sardegna, poveri sardi. Uno spettacolo di morte così non si era mai visto sull’isola.