Caro Vendola, vedo con piacere che mi sbagliavo. Hai avuto invece il buonsenso di scusarti col giornalista Abbate, vittima di un intervento censorio piuttosto brutale e stupido da parte di un personaggio come Archinà che – per usare espressioni di una volta ma pur sempre significanti – era in quel momento “la voce del padrone”.
E che più in particolare è sotto accusa per aver manovrato, eccome, intorno all’Ilva: L’ex pr è accusato infatti di corruzione perché avrebbe consegnato in una stazione di servizio una bustarella con 10mila euro per ammorbidire la relazione che il consulente della procura Lorenzo Liberti avrebbe dovuto scrivere sulle fonti dell’inquinamento atmosferico a Taranto.
Ed è accusato anche di aver tenuto contatti con politici e amministratori di Comune, Provincia e Regione, dirigenti e giornalisti, per favorire la politica aziendale dell’Ilva.
Giornalisti.
Non entro nel merito delle accuse.
Ma entro nel merito di quel giornalista, Abbate, che era “notoriamente” tenuto a distanza dall’Ilva e dai suoi momenti comunicativi. Uno dei pochi, appunto, a non subire il “fascino” – diciamo così – dei dirigenti dell’Ilva.
Non credo che a chi vive a Taranto queste cose non siano note. Penso che siano note anche a te.
Detto questo, diciamolo in termini elementari, il problema è questo: hai irriso al giornalista che chiedeva conto al padrone. In un contesto dove fare domande non era esattamente la moneta corrente. E hai mostrato insieme troppa confidenza col portavoce dei Riva, insomma riprendendo la terminologia d’un tempo “col portavoce del padrone”..
Se ci fosse una pagella che voto dovresti prendere? Sufficiente o insufficiente? Vedi tu.