Dedico queste righe ad Alberto Bonfietti, una delle 81 vittime dell’aereo colpito ad Ustica da un missile. Quel giorno Alberto andava a Palermo per incontrare sua figlia.
La Cassazione apre un nuovo filone, rinviando a un processo civile per il fallimento dell’Itavia. Intanto dice che il depistaggio su Ustica è accertato e che a colpire l’aereo è stato un missile.
Bene. Ma ora ditici anche chi sono stati i colpevoli della strage. E’ quanto ha commentato a caldo Daria Bonfietti, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime di Ustica, sorella di Alberto. Ecco la notizia da repubblica.it:
Ustica, Cassazione: “Depistaggio accertato nelle indagini”
Una sentenza della Suprema corte dispone un nuovo processo civile per valutare la responsabilità dei ministeri della Difesa e dei Trasporti nel fallimento della compagnia aerea Itavia, proprietaria del Dc 9 che precipitò nella notte del 27 giugno 1980. Confermata la tesi del missile sparato da un aereo ignoto
ROMA – Il “depistaggio” nelle indagini sul disastro aereo di Ustica deve considerarsi “definitivamente accertato”. Serve un nuovo processo civile per valutare la responsabilità dei ministeri della Difesa e dei Trasporti nel fallimento dell’Itavia. Lo stabilisce la Cassazione disponendo un nuovo esame della vicenda davanti alla corte d’Appello di Roma.
La Cassazione torna ad occuparsi di Ustica e lo fa accogliendo il ricorso di Luisa Davanzali, erede di Aldo, patron dell’Itavia, fallita sei mesi dopo il disastro. Ai Davanzali la Corte di appello di Roma aveva sbarrato la strada alla richiesta di risarcimento danni allo Stato. Per la Cassazione il verdetto d’appello “erra” ad escludere “l’eventuale efficacia di quella attività di depistaggio” e l’effetto sul dissesto.
Una sentenza che sembra dare giustizia dopo 33 anni ad Aldo Davanzali, morto nel 2005 dopo aver lottato per anni con il morbo di Parkinson ed essere stato accusato per la morte degli 81 passeggeri senza mai essere processato. Per molti mesi, dopo la tragica notte del 27 giugno 1980 quando precipitò il Dc 9 dell’Itavia, l’ipotesi principale fu quella del “cedimento strutturale”. Si disse che Davanzali faceva volare “bare volanti”. In particolare, sottolinea la Suprema corte, bisognerà verificare se la “situazione di irrecuperabile dissesto effettivamente preesistesse al disastro aereo o se in quale misura fosse determinata o aggravata in modo decisivo proprio dalla riconosciuta attività di depistaggio e di conseguente discredito commerciale dell’impresa” di cui Davanzali era presidente e amministratore.
La pronuncia della Cassazione conferma nuovamente la tesi “del missile sparato da aereo ignoto” quale causa dell’abbattimento del DC9. Dal momento che è accertato il depistaggio delle indagini da parte di ufficiali dell’Aeronautica – sostiene la Suprema corte – diventa anche “irrilevante ricercare la causa effettiva del disastro”, e questo “nonostante la tesi del missile sparato da aereo ignoto, la cui presenza sulla rotta del velivolo Itavia non era stata impedita dai ministeri della Difesa e dei Trasporti, risulti ormai consacrata pure nella giurisprudenza di questa Corte”.
La presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della strage, Daria Bonfietti, ha definito la sentenza “una buonissima notizia”. Adesso, a suo avviso, bisogna concentrarsi sulla ricerca dei colpevoli: “Ci vuole maggiore impegno da parte del governo per capire chi abbia abbattuto un aereo civile e abbia depistato le indagini”. Anche il giornalista Giampiero Marrazzo, autore insieme a Gianluca Cerasola del film inchiesta Sopra e sotto il tavolo su Ustica, chiede di ricercare i responsabili: “Dobbiamo continuare nel lavoro di ricerca della verità e farci dare risposte concrete da tutti quei paesi che, in qualche modo, sono coinvolti nella morte di 81 cittadini italiani”.