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Per il Cile

Il Cile per noi.

Un impegno presente, che riguarda i processi in corso sugli omicidi commessi dalla dittatura Pinochet e che in Italia si raggruma in questo autunno incipiente nel processo che si apre (udienza preliminare l’11 ottobre di fronte a un Gip di Roma) per 35 criminali golpisti di vari paesi legati tra loro dal criminale Piano Condor (11 dei 35 sono cileni).

Il Cile poi è una riflessione su allora che è amaramente riproposta da filmati come quello che oggi è stato proiettato al Nuovo Cinema Aquila (“La batalla de Chile” di Patricio Guzman).

Sui processi per i desaparecidos siumo dunque al quarto atto di questo impegno giudiziario italiano che ha già registrato tre processi ai golpisti argentini (il primo cosiddetto Suarez Mason, il secondo sull’Esma da cui è stato poi stralciato Emilio Massera, procedimento infine chiuso per morte dell’imputato) e uno al fiscal militare cileno Alfonso Podlech assolto dalla Corte d’Assise di Roma per insufficienza di prove.

La vittima per la quale è stato processato Podlech era Omar Venturelli, sacerdote poi sospeso a divinis di origine italiana, militante impegnato a fianco dei mapuche: sul suo assassinio torna ora anche il processo per il Piano Condor e il suo omicidio è uno dei tre capitoli criminali che riguardano imputati cileni.

Resta un problema che con un governo traballante come quello Letta è più teorico che pratico: quello di chiedere al governo italiano di costituirsi parte civile nel nuovo processo, un atto che il sottosegretario agli esteri Francesco Giro (Pdl) con delega sull’America Latina dovrebbe prendere in attenta considerazione.

Resta poi un altro problema ancora più serio, quello di adeguare la legislazione italiana sul fronte dei reati, immettendo nell’ordinamento i reati di tortura e di sparizione forzata, oggi inesistenti.

E veniamo al passato: fa impressione rivedere nel film di Guzman la preparazione del golpe, lungo parecchi mesi prima dell’11 settembre, in un’atmosfera di Unidad Popular in cui da tutta la mobilitazione popolare veniva con forza la richiesta di armamento contro i fascisti, richiesta che rimase sempre lettera morta. Il golpe avrebbe potuto essere efficacemente contrastato? Forse sì, difficile a dirsi oggi, però quello che Guzman registrò allora fu una richiesta di organizzazione militare popolare che fu totalmente disattesa dal partito comunista e da quello socialista, ma anche dal Mapu e da altri settori di Unidad Popular delegando al solo Mir il ruolo di chi rivendicava masse popolari armate.

Infine un problema romano: è stato chiesto al sindaco Ignazio Marino di colmare una penosa lacuna cittadina, intitolando una via a Salvador Allende. Marino lo farà?

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