4 maggio 1932. Anche allora c’era una grande crisi. Fu allora che si aprirono le porte
del carcere per Alphonse Gabriel Capone, meglio conosciuto come Al Capone.
Il noto gangster doveva scontare una condanna di 11 anni per evasione fiscale.
Era la fine della carriera criminale del gangster simbolo della malavita della Chicago proibizionista
degli anni Venti. Capo di una organizzazione che aveva le mani su traffico di alcool, bische clandestine, corse dei cavalli e postriboli, nel 1930, era stato dichiarato dalla FBI ‘nemico pubblico numero uno’.
Al Capone condannato per evasione fiscale: «Approfittatene ora, perchè non mi rivedrete per un pezzo». Così Al Capone si rivolse ai cronisti che lo attendevano fuori dal tribunale, dopo che fu emessa nei suoi confronti la sentenza di condanna a 11 anni di carcere per evasione fiscale e al pagamento di un’ammenda di 80mila dollari.
Si chiudeva così la carriera di uno dei più grandi criminali della storia americana. Alphonse Gabriel Capone, noto anche con il soprannome di “Scarface”, era stato il capo indiscusso del crimine organizzato nella Chicago degli anni Venti, diventando in poco tempo il “nemico pubblico” numero uno. Figlio di immigrati italiani (il vero cognome era Caponi, modificato per errore dall’anagrafe usa), aveva iniziato prestissimo la carriera di gangster.
Astuto negli affari e spietato con i nemici, Big Al riuscì in pieno proibizionismo ad accumulare ingenti ricchezze con il business degli alcolici, grazie alle protezioni politiche di cui godeva. Nonostante ciò, per il fisco risultava “nullatenente”, casa e automobile erano intestati alla moglie. Pertanto, vista l’impossibilità a reperire prove per incriminarlo degli omicidi commessi, si decise di incastrarlo proprio sulle tasse.
Ad una squadra di agenti federali del Dipartimento del Tesoro, coordinati da Elit Ness – noti come gli Intoccabili – fu affidato il compito di scandagliare la vita di Capone e dei suoi contabili alla ricerca di un pur piccolo indizio che portasse a lui. Fu un piccolo foglietto recante il suo nome a incastrare il gangster, su cui fu costruito il piano accusatorio per incriminarlo di evasione fiscale, commessa tra il 1925 e il 1929
Si arrivò al processo che durò sei giorni e dove la difesa di Capone tentò l’ultima disperata carta corrompendo la giuria: quest’ultima venne cambiata la sera prima della sentenza e per “Big Al” non ci fu scampo. Ebbe il massimo della pena prevista e fu rinchiuso dapprima al carcere di Atlanta e successivamente a quello di massima sicurezza di Alcatraz. Qui si ammalò di sifilide che lo portò a una condizione di demenza che lo consumerà fino alla morte, nel gennaio del 1947.
Alla sua vita e in particolare all’episodio del processo sono stati dedicati numerosi film, tra cui resta celebre Gli Intoccabili del regista Brian De Palma, con Robert De Niro nella parte di Capone.