Ancora disinformazione su via Rasella e sulle Fosse Ardeatine. Lunedì sera Pippo Baudo si è avventurato con la sua trasmissione su Raitre in vieti argomenti tipici della propaganda di destra.
Attentato terroristico, responsabili che non si presentarono ai tedeschi, vittime come don Pietro Pappagallo “innocenti”. Insomma un calderone degli argomenti e dei falsi in genere usati dalla destra, stavolta ripresi da Baudo.
Rosario Bentivegna ha passato la vita a combattere questo revisionismo di bassa lega, la sua ultima vittoria in Tribunale è stata una condanna nel 2009 a Maurizio Belpietro per diffamazione. Proprio su queste cose.
Caro Baudo, diciamop che sei piuttosto disinformato.
I partigiani di via Rasella non si sono presentati ai tedeschi per la semplice ragione che erano in guerra e non dovevano certo andarsi a mettere nelle mani dei nazisti. Poi è un falso in ogni caso che siano stati invitati a presentarsi. Dietro l’argomento del non essersi presentati c’è il falso del manifesto (mai esistito) appeso sulle strade di Roma, c’è il falso dell’appello radiofonico (mai fatto) ecc ecc. Tutta materia ampiamente documentata, riscontrata, definita da tempo una volta per tutte.
Tra l’attentato e la strage sono passate solo 24 ore. Il comunicato dei tedeschi (“l’ordine è stato eseguito…”) fu pubblicato dal Messaggero a strage compiuta.
Si potrebbe proseguire a lungo. Mi fermo qui. Invitando la Rai a monitorare i propri programmi e ad evitare simili disinformazioni.
Di seguito ecco il comunicato emesso oggi dall’Anpi di Roma.
RAI – Fosse Ardeatine, l’Anpi critica Pippo Baudo: “Via Rasella non fu un attentato terroristico”
Lunedì 8 luglio è andato in onda su Rai Tre in prima serata il programma ‘Il viaggio’, con Pippo Baudo. Al suo interno è stato dedicato un servizio al Sacrario delle Fosse Ardeatine nel quale il presentatore Baudo ha intervistato il maggiore dell’Esercito Italiano Francesco Sardone. Purtroppo ancora una volta, parlando di via Rasella, si sono rappresentati i fatti come se si fosse trattato di un attentato terroristico, e non di una “legittima azione di guerra partigiana”, come è stato riconosciuto più volte dalla Corte di Cassazione italiana e da numerosi tribunali. Dispiace che uno dei più noti volti della TV italiana abbia scelto, ponendo le domande, di porre l’accento su presunti fatti poco chiari ancora oggi, quando la verità storica dovrebbe essere oramai riconosciuta e sedimentata.
Ma le imprecisioni e i commenti equivoci non finiscono qui. Baudo, parlando di Don Pietro Pappagallo, dice che lui non c’entrava nulla! E’ vero, come innocenti però furono tutte le 335 vittime: non ci furono innocenti più di altri. Inoltre dobbiamo correggere il maggiore Sardone, che ha raccontato che dopo l’8 settembre del ’43 i Gruppi Armati Proletari cominciarono a compiere attentati contro i tedeschi, evidentemente confondendo i G.A.P. , Gruppi di Azione Patriottica responsabili dell’azione di via Rasella, con i Gruppi Armati Proletari, gruppo terroristico degli anni di piombo.
Parlando della rappresaglia, le domande di Baudo sembrano legittimare le presunte leggi di guerra, solo in parte spiegate dal maggiore dell’Esercito, continuando a diffondere l’dea sbagliata che si potessero uccidere 10 persone per ogni militare morto. Baudo afferma: ”Dobbiamo dire la verità, sui fatti ancora si discute… gli autori non si sono mai presentati, anzi, sono stati insigniti di medaglia d’oro ed alcuni hanno fatto i deputati”.
In realtà l’eccidio fu compiuto dai tedeschi in gran segreto e in tempi rapidissimi (21 ore dopo l’azione), in combutta con la polizia fascista, che consegnò alle SS di Kappler una parte delle vittime. Non fu rivolto alcun appello a consegnarsi agli autori dell’azione di via Rasella nè vi fu alcun preavviso della rappresaglia. Proprio per celare il posto dell’eccidio, i tedeschi fecero esplodere delle bombe all’ingresso delle cave Ardeatine. Ricordiamo quindi a Baudo, nel ’70 anniversario della Resistenza, e a tutti i cittadini italiani che lo hanno ascoltato, che la verità è un’altra ed è stata definitivamente stabilita dai tribunali.
Ufficio Stampa ANPI Roma