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Gracias a la vida…Violeta Parra, il film e il ricordo di Luis Sepulveda

Esce nelle sale cinematografiche il 4 luglio “Violeta Parra Went to Heaven”, il film diretto da Andrés Wood che racconta la vita dell’artista cilena: cantante, poetessa e pittrice, prima latinoamericana a esporre al museo del Louvre di Parigi nel 1964. La pellicola, basata sul libro biografico di Ángel Parra (figlio dell’artista), ha vinto al Sundance Film Festival e ha ottenuto la nomination come miglior film straniero ai

Premio Oscar dello scorso anno. Questo il trailer e a seguire il ricordo di Luis Sepulveda

http://www.ivid.it/trailer/9848/VIOLETA+PARRA+WENT+TO+HEAVEN/Trailer+Italiano

Regina dei santi laici

Un libro, scritto dal figlio, e un film raccontano la vita di Violeta Parra

di Luis Sepùlveda

ALCUNI SOSTENGONO CHE È DI CATTIVO GUSTO METTERE UN ARTICOLO DAVANTI AL NOME DI UNA PERSONA.

FORSE HANNO RAGIONE,MA QUANDO PENSO A VIOLETA PARRA, L’ARTICOLO S’IMPONE,

PERCHÉ LEI È LA VIOLETA, UNICA, INEGUAGLIABILE, INARRIVABILE.

E chi meglio potrebbe parlarne se non suo figlio, Ángel Parra? Non per i legami famigliari, è

evidente, ma perché Ángel con la sua dimensione di grandissimo

artista, guadagnata con le proprie forze, non ha lasciato che il cognome Parra si tramutasse in lapide sotto

il cui peso sarebbe stato impossibile far crescere uno stile tutto suo, personale e incomparabile. Lui

possiede la giusta distanza che gli consente di parlare di Violeta con la maturità e la serietà che gli

è conferita dal fatto di avere trovato la sua strada.

ÁNGEL SUI SUOI PASSI

Ángel Parra e io siamo uniti da una lunga amicizia, alla quale si aggiunge l’ammirazione che provo quando

lo ascolto, quando lo vedo dietro la sua chitarra, non soltanto durante gli spettacoli e i concerti, ma anche

quando è lì da solo intento ad accordare le corde dell’anima. Alla mia ammirazione per il cantante e il

compositore si aggiunge il mio entusiasmo per lo scrittore, fedele a se stesso e a quello che rappresenta.

In un mondo mondo nel quale la vanità è pane quotidiano, Ángel Parra è uno strano isolotto rivoluzionario,

libero da qualunque sopravvalutazione di sé. Non si tratta di falsa modestia, perché Ángel Parra

è pienamente cosciente del valore e della qualità di quello che scrive con la pazienza di un artigiano,

e con l’unico obiettivo di dar forma a ciò che si propone di raccontare. Siamo amici e compagni, tra noi

non c’è adulazione, e quando festeggiamo una delle nostre vittorie sorseggiamo un bicchiere di vino rosso

per poi passare immediatamente a qualcos’altro, per esempio alle preoccupazioni sociali e umane di Ángel

Parra, che non ha mai concesso la più piccola importanza a quello che egli rappresenta. Infatti, durante

il suo difficile soggiorno in un campo di concentramento della dittatura, la sua dolce durezza, la sua

volontà rabbiosa di preservare la tenerezza sono stati l’esempimorale che nessuno dei suoi compagni ha

potuto mai dimenticare. Un po’ di tempo fa, mi ha detto che stava scrivendo un libro su Violeta.

Aspettavo questa notizia da molto tempo, ma avevo capito che non dovevo fare domande. Quando ci ritroviamo

sul palcoscenico, ci piace pensare che la Violeta ci guarda da lassù e ci dice: «Calmi, tutto andrà bene».

Quando mi ha raccontato la sua intenzione ho visto il mio amico alzare gli occhi e guardare sua madre,

forse accovacciata vicino al fuoco sotto il «tendone della Regina», o occupata a pulire i suoi pennelli

in Svizzera, o ancora a sentire arrivare l’autunno della sua vita, avvolta nella nebbia degli amori deceduti.

E l’ho visto anche guardare la Violeta sotto terra, avvertendo la forza tellurica di questa donna

contraddittoria, che attingeva forza dalla propria fragilità. Mi ricordo di un giorno, qualche anno fa,

durante il quale, dopo avere visto alla tv svizzera un documentario formidabile su la Violeta pittrice,

Angel mi ha detto: «La Violeta amava camminare senza scarpe e a piedi nudi calcare il suolo». Forse non

sapeva ancora che il libro prendeva forma nella sua mente e che i neuroni avevano messo in moto il

meraviglioso meccanismo per scegliere le parole con precisione e per raccontarci chi e come era lei.

Violeta Parra, la Violeta, nostra Violeta, regina dei santi laici, era doveroso e giusto che fosse

Ángel a raccontarci la sua vita, a renderle giustizia dopo la quantità di stupidità che sono state

dette e sottoscritte su di lei. Lo fa con la nutrita passione di chi ha calpestato la stessa terra,

anche seguendo dei sentieri diversi, e con quella distanza che, paradossalmente, avvicina, perché

niente è più vero della memoria dei sentimenti. Scrivo queste righe ascoltando musica a volume basso,

è il mio amico Ángel che canta Quandoamonece el dia (Quando si alza il giorno). Lo vedo dietro la sua

chitarra e so che in questo libro la Violeta cresce e prende una gigantesca dimensione, quella di una donna unica, ineguagliabile.

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