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Salviamo il soldato Manning

Traditori? Gli Stati Uniti di America considerano il soldato Bradley Manning un traditore. Manning ha passato documenti al nemico, cioè a Wikileaks. Settecentomila documenti. Ora inizia il processo, prima c’è stata una detenzione spesso disumana con sevizie oggettive come le ridicole dimensioni della cella, la luce sempre accesa ecc. Lo spirito è quello di Guantanamo, un Guantanamo attenuato.

Ma è davvero un traditore il soldato Manning?

Far sapere al mondo che il fotografo di Reuters in Iraq è stato ucciso dal fuoco amico di un elicottero americano è da traditori?

E lo erano i suoi illustri predecessori, che come Daniel Ellsberg furono processati sì ma anche assolti? Certo erano altri tempi e in piazza, nelle piazze del mondo, la mobilitazione contro la “soporca guerra” del Vietnam impegnava centinaia di migliaia di persone. Oggi chi protesta per il fotografo ucciso dagli elicotteristi americani? Nessuno, pare.

Eppure il primo a copiare documenti e a renderli pubblici è stato Daniel Ellsberg, l’analista dell’esercito americano che  nel 1971 fece scoppiare lo scandalo sul conflitto vietnamita rivelando la verità sulla sporca guerra con i “Pentagon papers”.

Erano 14.000 documenti che Ellsberg  fotocopiò uno ad uno con una fotocopiatrice Rank Xerox. La stizza dell’America di Nixon è nota: Ellsberg che aveva passato il tutto al New York Times (che ci mise tre mesi a decidersi di pubblicare le carte) rischiò una condanna a 115 anni.

Alla fine fu assolto. In seguito Ellsberg ha ottenuto una sfilza di premi, il Ron Ridenhour Courage Prize, il Gandhi Peace Award e recentemente il Right Livelihood Award.

In Israele è stata messa sotto processo un’altra soldatessa, l’israeliana Anat Kamm che si è permessa di passare a un giornalista del quotidiano Haaretz le carte segrete dei piani attuati dall’esercito contro le enclaves palestinesi in aperta disubbidienza dalle prescrizioni date dalla Corte Suprema di Gerusalemme. Il suo caso è stato poco seguito, eppure si tratta di un’emula di Ellsberg e di Manning. In sua difesa è intervenuta varie volte Judith Miller del New York Times. Silenzio o quasi da noi.

Bradley Manning è stato il terzo soldato che disubbidisce e rompe la cortina di silenzio, il segreto imposto dalle amministrazioni compresa quella Obama su faccende non proprio virtuose.

In un mondo più militante Bradley Manning sarebbe oggetto di una mobilitazione, che invece se c’è è solo negli Usa come mostrano le foto di questi giorni.


Nel resto del mondo è come se tutto quello che riguarda Manning non riguardasse direttamente anche noi. Soldati americani in elicottero ammazzano un fotoroporter e ci scherzano su – ecco quello che si nasconde dietro uno dei settecentomila cabli trafugati da Manning e poi rivelati da Wikileaks – e chissenefrega…

L’Idf israeliano, il famoso esercito israeliano, contravviene ai “paletti” messi dalla magistratura più alta del paese e fa quel che vuole nei territori palestinesi? E che sarà mai…

Il Vietnam è stato attaccato per mezzo di una messinscena chiamata “falsi incidenti del Tonchino”…Un problema ormai degli storici.

Così va il mondo? Beh, non va affatto bene. E restiamo dell’idea che Bradley Manning andrebbe difeso dalle accuse che gli sono mosse.

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