Informazioni che faticano a trovare spazio

Dalla parte dei giovani turchi di piazza Taksim. No al dispotismo poliziesco del governo Erdogan retrogrado e filoislamico che ha effettuato 1700 fermi e ridotto in fin di vita numerosi manifestanti

Piazza Taksim ad Istanbul è rimasta domenica in mano ai manifestanti, che hanno eretto anche piccole barricate all’ingresso delle strade che portano a Taksim (la foto è di domenica pomeriggio). Ma ad Ankara nel pomeriggio si sono verificati nuovi scontri. I fermati salgono a 1700, parte dei quali poi rilasciati. Sei persone sono in fin di vita.  I due morti denunciati da Amnesty International non hanno trovato conferma. I giornali turchi minimizzano l’accaduto, una vera vergogna. Ed Erdogan rincara la dose: “A Piazza Taksim costruirò una moschea”. Critiche dai governi occidentali.

Bilancio ancora molto pesante dopo tre giorni di manifestazioni e scontri, con un comportamento molto violento e aggressivo della polizia che si sente spalleggiata da Erdogan che parla di “saccheggiatori”. Ma la protesta non demorde ed è diventata sempre più esplicita contro il governo e l’Akp che sono in carica da undici anni comportando un’islamizzazione esplicita della società turca e del laicismo d’un tempo.

I giovani turchi che si ribellano constatano però che in Occidente non c’è ancora un’esplicita mobilitazione al loro fianco. In Italia ci sono stati appelli però del regista Ferzan Ozpetek, è atteso nei prossimi giorni a Firenze lo scrittore Orhan Pamuk. E’ il momento di appoggiare i giovani turchi e di esprimere concreta solidarietà. Non lasciamo sola l’opposizione al governo filoislamico di Erdogan e all’autoritarismo antidemocratico dell’Akp (qui sotto oggi a Izmir…)

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