Seicentoventidue i morti recuperati finora nel Rana Palace di Dacca, crollato il 17 aprile con oltre tremila operai all’interno nei nove piani di industrie tessili che lavoravano per parecchi marchi occidentali: su uno, quello di Benetton, abbiamo già scritto nei giorni scorsi e ancora una volta si segnala il silenzio sulla quasi totalità dei media italiani.
Con 622 morti quello del Rana Palace è già il più grave disastro operaio mai avvenuto.
A Dacca oggi scontri tra operai e polizia.
Qui di seguito riprendo da corriere.it le notizie di oggi, mentre su Benetton e la stampa straniera rimando ai miei precedenti post:
Bangladesh, sale a 622 il numero
delle vittime del crollo del Rana Plaza
L’architetto che progettò il palazzo: «Doveva essere di sei piani, non di nove e ospitare uffici, non laboratori tessili»
Continua a salire il bilancio dei morti nel crollo del 24 aprile in Bangladeshman mano che procedono le ricerche sotto le macerie. I morti sono saliti oltre i 620 dai 547 di venerdì e i corpi vengono rinvenuti in stato di decomposizione, per cui risultano difficili le identificazioni. La polizia ha fatto sapere infatti che sono saliti a 622 i corpi recuperati. Il bilancio sembra destinato a salire. Si tratta probabilmente del peggiore incidente mai avvenuto nella storia dell’industria di abbigliamento non solo in Bangladesh, ma nel mondo. Nel palazzo caduto a Dacca avevano sede almeno cinque fabbriche tessili.
IL TRISTE PRIMATO – Il crollo ha purtroppo superato disastri precedenti come quello dell’incendio della fabbrica Triangle a New York del 1911, in cui morirono 146 operai, e tragedie più recenti come i due incendi scoppiati in meno di 24 ore l’anno scorso in due fabbriche del Pakistan, a Lahore e Karachi, in cui morirono circa 260 persone. Sempre nel 2012, a novembre c’era stato un altro incidente in fabbrica alla periferia di Dacca, in Bangladesh, con un incendio in cui erano morte 112 persone. L’industria dell’abbigliamento in Bangladesh ha un giro d’affari di 20 miliardi di dollari all’anno, costituendo circa l’80% delle esportazioni del Paese.
LA LICENZA – Il palazzo di nove piani che ospitava negozi e laboratori tessili a Savar, città-satellite alla periferia nord-ovest della capitale Dacca, si accartocciò su se stesso il 24 aprile. Nel palazzo, che in base alla licenza di costruzione non sarebbe dovuto andare oltre il quinto piano, al momento del crollo si trovavano circa 3.000 persone, la maggior parte impiegate in cinque fabbriche d’indumenti a basso costo per i colossi stranieri delle vendite al dettaglio.