Quinta notte di sommosse nella periferia di Stoccolma. L’incendio che coinnvolge giovani immigrati è nato cinque giorni fa dopo un brutale intervento di polizia contro un immigrato di 69 anni armato di coltello che è stato ucciso. Immediata, a Hiusby, il sobborgo in questione, è scattata la rivolta.
Poi a versare benzina sul fuoco hanno provveduto agenti di polizia che inviati nei luoghi della protesta, sapesso molto violenta, hanno apostrofato i giovani immigrati con epiteti tipoi “scimmie, barboni, negrei”.
E così nel quartiere di Hagsastra è stata attaccata una pattuglia della polizia e tre agenti sono rimasti feriti. A Skogas un incendio ha distrutto un ristorante, mentre a Ragsved è stata data alle fiamme una stazione di polizia. Senza contare le decine di roghi appiccati nei vari quartieri epicentro della rivolta che nemmeno i vigili del fuoco sono riusciti a tenere sotto controllo. La polizia ha effettuato cinque arresti..
Tutto è iniziato una settimana fa nel sobborgo povero di Husby, dove l’80% degli undicimila abitanti sono immigrati e il tasso di disoccupazione è altissimo tra i giovani, quando la polizia ha ucciso un anziano di 69 anni armato di coltello: una reazione giudicata eccessiva dagli abitanti del quartiere che sono scesi in piazza per protestare. Nella prima notte di disordini, secondo gli attivisti locali, la polizia si sarebbe rivolta contro i manifestanti con toni razzisti.
Il modello scandinavo scricchiola. Il suo generoso stato sociale non è riuscito a integrare larghe fasce della popolazione: il tasso di disoccupazione giovanile supera di poco il 20%, ma secondo i dati dell’ Economist solo il 51% degli extraeuropei ha un lavoro, contro l’84% degli svedesi.
Aggiornamento a domenica 26 maggio: gli scontri si sono estesi anche ad altre due città, tra cui Orebro.