La Sagra della Primavera di Igor Stravinski ha compiuto cento anni. Il 29 maggio del 1913 fu messa in scena dall’accoppiata Diaghilev-Stravinski a Parigi. Non fu bene accolta, anzi scatenò bassi istinti e un putiferio. I giornali francesi trasformarono “sacre” (Le Sacre du Printempa) in “massacre”. Non avevano apprezzato quei suoni nuovi, non era piaciuto il fagotto, insomma era allora musica di avanguardia e il grande pubblico l’avrebbe accettata solo più in là quando Disney la usò come parte della colonna sonora di “Fantasia”. Potenza del cinema…
Detto questo, di che parla questa opera? Del sacrificio rituale di una ragazza russa, che per ingraziarsi gli dei balla fino all’esaurimento. Insomma oggi ne parleremmo quasi come di un esempio di femminicidio.
Sagra, infine, nella traduzione del titolo in italiano. Quando “sacre” vuol direpiuttisto “rituale”. Aver scelto “sagra” evoca una festa di paese e questo è un altro elemento stravagante di questa storia.
E Stravinski? Giace sepolto nell’isola cimitero veneziano di San Michele, vicino alla tomba di Diaghilev. E poco distante da quella di Checco Zotti, ma questa è un’altra storia.