Informazioni che faticano a trovare spazio

Giornata mondiale della libertà di stampa, in Iran ci sono 52 giornalisti incarcerati, in Turchia 232, in Cina 32

Nella Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa, che ricorre oggi 3 maggio, Iran Human Rights Italia Onlus ricorda che nella Repubblica Islamica dell’Iran sono ben 52 gli operatori dell’informazione (giornalisti e netizen) che trascorrono questo giorno in carcere, secondo il dato fornito da Reporters Sans Frontières.

Nell’approssimarsi delle elezioni presidenziali del 14 giugno, l’escalation delle persecuzioni e delle restrizioni contro i media da parte del regime è stata costante. Nei giorni scorsi i direttori dei principali quotidiani iraniani sono stati convocati presso il ministero della Sicurezza per essere ragguagliati su quelli che sono i limiti e i divieti da rispettare nei resoconti e nei commenti elettorali. Il direttore della sezione media del ministero ha spiegato loro che né lo stesso ministero, né la Guardia Rivoluzionaria consentiranno che venga criticato l’andamento delle elezioni. In altre parole il regime teme il ripetersi di proteste analoghe a quelle che seguirono le elezioni del 2009 e si cautela imbrigliando i media. Non diversamente vanno le cose per quanto riguarda la possibilità dei media di descrivere la catastrofica situazione economica del Paese. Mohammad Jafar Mohammadzadeh, vice-ministro dell’Ershad (ministero della Cultura e guida islamica), il 29 aprile ha dichiarato: “Bisogna fare attenzione per garantire che i media non pubblichino notizie negative o demoralizzanti sulla situazione economica.”

E’ chiaro, quindi, che gli spazi per un’informazione libera, già pressoché inesistenti, se possibile si assottigliano ancora. E tutto questo succede mentre nelle prigioni iraniane decine di giornalisti e blogger continuano a pagare la sola colpa di avere svolto liberamente la loro professione.

Nel carcere di Ourumiyeh sono rinchiusi Khosro e Massoud Kordpour, giornalisti curdi, rispettivamente direttore e redattore dell’agenzia Mukrian News. Sono stati arrestati il 7 e l’8 marzo nella città nord-occidentale di Mahabad. Per 45 giorni sono stati detenuti in incommunicado, poi finalmente hanno potuto ricevere una visita dei parenti. Benché il loro ordine di arresto sia già stato rinnovato due volte, a nessuno di loro è stato comunicato in modo ufficiale quali siano le accuse contestate. E’ stato loro impedito di accedere a un avvocato e di fare domanda per il rilascio su cauzione. Per protestare contro l’indeterminatezza del suo stato di prigioniero,Khosro Kordpour ha cominciato nei giorni scorsi uno sciopero della fame.

Nei mesi scorsi decine di giornalisti che lavoravano per testate riformiste sono stati arrestati. In molti casi sono stati rilasciati dopo pochi giorni o settimane, ma è stato evidente l’intento intimidatorio delle autorità iraniane nei confronti della stampa di opposizione.

Nel frattempo continuano a restare in carcere, prevalentemente nei due penitenziari di Evin (Tehran) e Rajai Shahr (Karaj) molti dei giornalisti che sono stati arrestati all’indomani delle elezioni del 2009 o nei mesi successivi.

Esemplare il caso di Siamak Ghaderi, redattore dell’IRNA, l’agenzia di stato iraniana, licenziato dopo 18 anni di servizio per avere espresso opinioni critiche sul suo blog personale dopo le elezioni del 2009, arrestato a luglio 2010, condannato a 4 anni di carcere e 60 frustate per “propaganda contro il sistema”, “aver creato ansia nel pubblico” e “diffusione di menzogne”. In quasi 3 anni di prigionia a Evin non ha potuto godere nemmeno di un giorno di congedo temporaneo. Gli viene impedito l’uso del telefono e sono centellinate le visite dei parenti.

Iran Human Rights Italia Onlus chiede ai giornalisti italiani di non dimenticare i loro colleghi iraniani prigionieri di coscienza o impediti nello svolgimento della loro professione a causa delle pressioni del regime. Chiede anche alle autorità italiane ed europee di prestare rinnovata attenzione alla repressione della libera stampa nella Repubblica Islamica dell’Iran. Nel contesto dei conflitti e delle tensioni che attraversano in questi mesi il Medio Oriente le elezioni presidenziali iraniane potrebbero avere un’importanza cruciale. Gravissimo è perciò il fatto che si svolgano con la stampa imbavagliata e minacciata dalle autorità del regime. La Guida suprema dell’Iran, Ayatollah Ali Khamenei, ha più volte ricordato nei mesi scorsi, a chi invocava elezioni autenticamente libere, che “sotto la Repubblica Islamica le elezioni sono sempre state libere”. IHR Italia ritiene che non ci potranno essere elezioni davvero libere, in Iran, finché non sarà davvero libera la stampa iraniana.

Iran Human Rights Italia Onlus

Ufficio Stampa – 327.8697107

Aggiungo: Nel mondo sono centinaia i giornalisti arrestati. Anche in Turchia ci sono 232 giornalisti in carcere (il dato è del dicembre scorso), un’enormità che passa sotto silenzio nel mondo.

Seugono a stretto giro la Cina con 32 giornalisti e l’Eritrea, con 28 reporter dietro le sbarre. In Siria, dove la guerra civile in corso rende difficile avere dati certi, il regime del presidente Bashar al Assad avrebbe arrestato, secondo il Cpj  almeno 15 giornalisti senza alcun capo d’imputazione. Detenuti in luogo e condizioni ignote. E in Italia? Solo nel 2012 sono stati 301 i giornalisti minacciati dalla mafia, coinvolti dall’inizio dell’anno e fino allo scorso 3 dicembre, in episodi di minacce collegate a motivi professionali E quarantatrè  i casi di minacce rivolte ad intere redazioni. Un fenomeno per lo più ignorato.

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