Informazioni che faticano a trovare spazio

Al funerale di don Andrea e la sera prima tra i suoi della comunità di San Benedetto, due giorni speciali a Genova

La veglia la sera prima del funerale. Nella chiesa di San Benedetto al Porto gremita prende la parola un giovane e racconta il suo incontro con Don Gallo.

“La prima volta che l’ho incontrato mi sono presentato: Gabriele, paziente psichiatrico…E lui: non hai capito un cazzo. Ricominciamo”.

La chiesa ride. Ride ancora con la donna che affianca poi Gabriele dicendo: “Sono la mamma del pazzo…”.

Serata indimenticabile con gli interventi che si sono susseguiti oltre la mezzanotte di fronte al corpo del Gallo, come lo hanno chiamato qua in molti, con tutte le scatole di toscani depositate ai piedi del feretro.

Con Valentina, la portuale trans che rivolta a Vladimir Luxuria, si è chiesta se il giorno dopo avrebbero potuto prendere l’ostia da uno come Bagnasco,

Preannuncio di quello che poi è stato, quando il cardinale si è preso i fischi non degli estremisti ma di tutta la gente di Don Gallo che non ha sopportato l’accenno al predecessore di Bagnasco, quel Siri tetragono di destra che lo allontanò nel 1970 dalla sua parrocchia del Carmine in cui è tornato trionfante oggi per il funerale.

La sera prima sono i ricordi di tanti incontri col prete specialissimo che era don Gallo.

C’è spazio anche per un mio ricordo legato a poco tempo fa, il 14 marzo, quando alla Sala della Chiamata dei portuali ha partecipato alla serata per Mauro Rostagno, un uomo che per tanti versi ha fatto cose molto simili a quelle di don Andrea Gallo. Per Mauro don Gallo ha mostrato allora la rabbia di chi sa che questo Stato fortemente infiltrato dalle mafie ha depistato e creato fango, prima di arrivare con fatica al processo in corso contro i due mafiosi. E’ l’occasione, questa, per ricordare anche il ciclostile che in un lontano 1969 ci ha legato, quando don Gallo prestò il suo prezioso strumento per sfornare volantini per farci fare i primi manifestini di Lotta Continua a Genova.

Poi subito dopo di me tocca ad Angelo Guarnieri, psichiatra e poeta, leggere la sua poesia dedicata a don Andrea. Eccola:

Ciao Andrea Gallo.

Un cappello e un sigaro in volo

nel cielo di questo triste maggio

annunciano che Andrea Don Gallo

non potrà più angelicamente

camminare con noi su questa terra.

Il suo abbraccio immenso rimarrà

Infisso sulla nostra pelle, caldo e forte.

A muoverci e confortarci, quando

il muro apparirà invalicabile.

L’intreccio dei ricordi sarà nutrimento

per gli affanni e vino per le gioie di noi tutti,

orfani del suo Vangelo e della sua Chiesa.

Intanto una musica suona nel vento.

Bella ciao! Ciao Partigiano dei giusti.

Angelo Guarnieri 22/5/2013

Poi eccoci al funerale di sabato. A salutarlo ecco anche vecchi compagni di Lotta continua, Iose, Mauro, Lolly, Tito con Sandra, Enzo Ferrara, Armando Guerra, Paolo Scarabelli, Pippo Carruba ecc.

Il resto lo trovate nelle cronache dei giornali. I fischi a Bagnasco, Vladimir Luxuria che si comunica, la folla che canta Bella ciao e tante altre canzoni partigiane.

Soprattutto va ricordata l’omelia di don Luigi Ciotti, molto forte e diretta. No ai cristiani da salotto. E’ la strada che ha aiutato don Andrea a mettere al centro le persone. La diversità è il sale della terra. La povertà è un prodotto, non una fatalità, è frutto di scelte economiche precise. Don Gallo amava due testi, il Vangelo e la Costituzione. Nelle periferie del mondo si continua a morire di globalizzazione e di falsità. C’è una zona grigia che alimenta trutto questo. E poi i rom, il G8, la morte di Carlo Giuliani, la mobilitazione contro la base Usa di Vicenza (che ce ne facciamo?), la battaglia per l’acqua bene comune, le politiche sulle dipendenze, i camalli, gli operai. Con una conclusione ripetuta più volte: dobbiamo stare alla tavola dei poveri…

Un funerale speciale per un uomo davvero speciale che ho avuto il privilegio di incontrare tanto tempo fa in una Genova di allora immortalata dalle belle fotografie in bianco e nero di Giorgio Bergami. E’ rimasta una scritta su quella scalinata accanto alla chiesa da cui Don Gallo fu cacciato nel 1970 per ciò che diceva. A cacciarlo Siri. Ecco la scritta:


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