Ho conosciuto Don Andrea Gallo nel 1969, quando arrivai a Genova da Pisa con l’idea di collegare alcune realtà di movimento esistenti con quel moto già in atto da Torino a Trento, da Pavia a Pisa, da Milano a Mestre ecc ecc che si stava organizzando come Lotta Continua.
Avevo chiesto ospitalità al Carmine a una coppia di giovani attivisti operaio-cattolici, Sandro e Nuccia Baracico. Mi avevano accolto in casa come un fratello. Venivano dagli scout ed erano stati allontanati” per attivismo di sinistra, lui faceva l’idraulico, lei che oggi non è più tra noi lo affiancava con piglio nelle riunioni operai-studenti – così si chiamava il comitato che avevano allestito – con un intervento allora all’Italsider di Cornigliano. Mimmo e poi Renzo erano i due operai che frequentavano quel cenacolo operaista con radici cattoliche di base e politicamente luxemburghiane.
Al Carmine c’era anche quello strano prete del Carmine, la chiesa vicinissima alla loro casa, un sacerdote che ospitava perfino prostitute e che faceva discorsi anomali in una curia allora guidata dal conservatorissimo cardinale Siri. Don Andrea Gallo che aveva cercato di fare breccia prima tra i giovani bene di Castelletto era poi diventato al Carmine il prete degli ultimi più a valle, al Carmine, a due passi da via del Campo e via di Prè.
In particolare, l’ho scritto l’altro giorno, don Gallo ci aveva prestato pure un vecchio ciclostile per quella attività “operaia” che sfornava al Carmine volantini contro il cottimo e la nocività dentro il colosso siderurgico di Cornigliano. Volantini firmati prima come Comitato operai-studenti, poi come Lotta Continua. Poi Sandro Baracico riuscì a trovarne un altro e lo trasferì in una nuova casa, a San Barnaba.
Il don – già allora era questo il suo soprannome – era certamente più giovane ma già estremamente combattivo come lo è restato fino all’ultimo. In particolare mi ricordo di quando alla fine Siri lo destituì dal Carmine. Come avvenne?
Nell’estate del 1970, un po’ prima che Genova registrasse la grande alluvione di quell’anno tra Marassi e Voltri, una domenica mattina don Gallo fece un discorso sulla droga allora piuttosto “scandaloso” (qui sopra un momento, allora, al Carmine…)..
Era stata appena trovata dalla polizia una cosiddetta fumeria di hashish – in realtà quattro ragazzi che si facevano delle “canne” – e il Secolo XIX ci aveva dato dentro.
E don Gallo? Attaccò questa ventata conformista ricordando che c’erano altre “droghe” di cui parlare: come le parole scritte su un alunno nella pagella per definirlo “inadatto agli studi” o come il bombardamento di un villaggio vietnamita presentato come “azione a difesa della libertà”.
Gli si scagliarono in molti contro. Don Gallo fu defenestrato, ci sarebbe voluto del tempo – quattro anni? – perché un altro prete, don Rebora, lo accogliesse a San Benedetto al Porto. Che è poi diventata la sua nuova casa. Ma questa è un’altra storia, che molti conoscono e hanno avuto il modo di apprezzare.
L’ho ritrovato lì per il funerale di Amanzio Pezzolo, il viceconsole dei portuali, poco tempo fa. Parlammo quel giorno di libertà di fronte alla navata zeppa di “camalli” d’area comunista. La libertà di persone non allineate come Amanzio e don Andrea.
E l’ho ritrovato poco tempo fa per parlare, insieme, di Mauro Rostagno alla chiamata del porto a San Benigno. Pià tardi alcuni filmaker hanno registrato un suo intervento su Mauro Rostagno, spero che presto lo si possa vedere su you-tube.
Cosa diceva? Diceva che questo Stato non vuole arrivare alla verità sulla morte di Mauro Rostagno. Era pessimista e le vicende processuali che hanno costellato la storia dell’omicidio di Mauro Rostagno gli danno ragione, anche se a Trapani oggi si spera che la Corte di Assise che sta conducendo il nuovo processo arrivi a restituire un minimo di giustizia a questa storia. Ma don Gallo non faceva sconti, le mafie e la mafia si sono avvantaggiati di questo Stato dentro cui hanno prosperato. Questo diceva.
E ora? Ciao, Andrea, e grazie ancora per quel ciclostile e per alcune risme di carta che ci ha regalato allora. Sei stato un prete sempre dalla parte giusta.