Infanzia di un candidato presidente che piace a Berlusconi, così pare: ricordo l’arrivo di D’Alema a Pisa, albori del ’68. Girava dicendo (spesso): “Sì, sono figlio dell’onorevole D’Alema…”. Dizione piuttosto impettita. Il babbo Giuseppe era un deputato Pci non molto noto che si occupava di industria. Il ragazzo amava camicie Oxford (e il Loden), il ping pong e il poker (naturalmente detestava perdere). In federazione del Pci c’era allora De Felice, che purtroppo credette nel giovane che all’epoca era pappa e ciccia con Fabio Mussi, di tutt’altro genere, piombinese, figlio di un operaio rimasto cieco durante un incidente di caccia. D’Alema non riusciva quasi mai a parlare nelle assemblee studentesche, le platee erano davvero intolleranti, allora per la linea del Pci interveniva il povero Mussi che cominciava più o meno con frasi degne di Foucault: “Io, Fabio Mussi, figlio di un operaio di Piombino…”. Poi D’Alema si fidanzò con la giovane e simpatica figlia dell’unico trotskista del Pci a Pisa, un professore universitario appunto trotskista. Penso che sia stata l’unica fase bohème della vita sua.
Ecco, queste sono le basi che anni dopo l’hanno visto fare l’equilibrista sull’impero del Male, non quello del settimanale satirico, no l’altro quello vero crescente al nord con il sostegno di uomini del sud (se non altro l’”eroe” Mangano, come da definizione del socio di Berlusconi, il senatore Dell’Utri…).
Inamidato anche allora e soprattutto contrarissimo a varare uno straccio di legge sul conflitto d’interessi. Era il tempo dei Lothar, ricordate quello straordinario direttorio con cui amava riunirsi e farsi fotografare, gruppo di pelati autodefinitosi “Lo Staff”. Uno Rondolino ha brillato poi fondamentalmente per un romanzo porrneggiante , l’altro Velardi è finito anni dopo a fare la campagna elettorale per la Polverini, più serie le sorti successive di Latorre e Minniti ma fino a un certo punto. Del resto come dimenticare la letteratura di Rondolino: ““Lo spettacolo del membro di Giovanni arrossato piantato in mezzo alle chiappe di Beatrice è straordinario. Ezio non resiste e spruzza in faccia alla troia”. Però, prima, Rondolino con Velardi avevano fatto un sogno, D’Alema lanciato verso il Quirinale. Non è uno scherzo, già ci pensavano allora a metà degli anni ’90.
Ora facciamone noi un altro: D’Alema presidente e tutti i Lothar che tornano di corsa a fargli cerchia dentro il Quirinale. “Lo Staff”. L’unico ad applaudire contento (oltre a Berlusconi) è Vincino, a suo tempo disegnò un Lothar con un gran capezzolo sulla zucca. E già oggi Vincino – vedi nel profilo Fb di Sandro Schwed – si stropiccia le mani tutto contento…
No, D’Alema, no.