E’ uno dei misteri italiani. La seduta spiritica del 2 aprile 1978 nella casa di campagna di Zappolino, nel bolognese, del professore universitario Alberto Clò nel corso della quale esce il nome di Gradoli.
Alla seduta partecipa anche Romano Prodi.
Sono i giorni del sequestro Moro. Il nome di Gradoli il giorno dopo viene comunicato tramite la segreteria della dc, cioè Benigno Zaccagnini, agli inquirenti, che vanno però al paese vicino al lago di Bolsena e non nella via a Roma in cui al numero 96 interno 11 secondo piano risiedevano Moretti e Balzerani delle Br. Forse Moro era lì in quel momento, chissà. I brigatisti non ce l’hanno mai detto. A Gradoli comunque gli inquirenti non trovarono nulla. Successivamente Eleonora Moro affermò di aver invece segnalato agli inquirenti (non ha detto però a chi) di provare in via Gradoli a Roma ma che le fu risposto che nello stradario non c’era!
Tra pochi giorni sarà l’anniversario della morte di Moro, il 9 maggio, chissà se ne sapremo mai di più.
Prodi nel 1981 invitato dal senatore Schietroma che presiedeva la commissione parlamentare d’inchiesta su via Fani fu invitato a spiegare. Lo fece con una lettera firmata anche dagli altri presenti che resta comunque un documento francamente suggestivo per non dire di peggio.
Riassumiamo: nel 1981 la Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla strage di via Fani aveva spedito dunque una missiva, firmata dal suo presidente Dante Schietroma, per chiedere conto a Romano Prodi circa l’esatto svolgimento della curiosa riunione in cui facendo girare il cosiddetto piattino era venuto fuori il nome di Gradoli.
La richiesta è esplicita e dal tono cortese, ma perentorio: “…la pregherei pertanto di indicarci chi erano i partecipanti a detta seduta, quale indicazione sia esattamente scaturita e a chi sia stata trasmessa per segnalarla alla autorità di polizia”.
La lettera di risposta a firma collettiva compresa quella di Romano Prodi afferma: “In data 2 aprile 1978 in località Zappolino, sito in provincia di Bologna, fummo invitati dal professor Clo’ a trascorrere una giornata nella sua casa di campagna, insieme alle nostre famiglie. Nel pomeriggio, dopo aver pranzato, ed a causa del sopravvenuto maltempo, lo stesso Clò suggerì di fare il gioco del piattino (un piattino su cui tutti i presenti poggiano il dito dopo aver evocato uno spirito guida sottoponendogli alcune domande). L’idea conseguiva all’interesse che in quei giorni – da più parti – fu alimentato intorno a fenomeni di tale natura, senza per altro che nessuno dei presenti avesse predisposizione alcuna di tipo parapiscologico”.
Prosegue la lettera spiegando che a un certo punto esce il nome di Gradoli. I presenti non sanno dove sia, cercano su una carta, vedono che è nel viterbese. Stop. Il giorno dopo attraverso Cavina, segretario di Zaccagnini, la comunicazione viene comunicata a Roma.
Seguono le firme: due sono di futuri ministri, Alberto Baldassarri e Alberto Clò, gli altri dopo Prodi sono Franco Bernardi, Gabriella Bernardi, Emilia Fanciulli, Flavia Franzoni Prodi, Adriana Clò, Paolo Gobbo, Graziella Baldassarri e Licia Clò. Nella lettera l’unica a non firmare è la Fanciulli, si ignora il perché.
(la lettera è stata pubblicata di recente dal sito Affari italiani in
Questa è stata dunque la spiegazione fornita da Romano Prodi che ora sarà probabilmente eletto Presidente della Repubblica. Flavia Prodi diventerà la First Lady. Ecco, forse Prodi non vorrà mai dirci qualcosa di più su questa fantastica seduta spiritica, però non è mai troppo tardi per chiedere. Almeno finché siamo vivi. Aldo Moro ed Eleonora Moro non possono più farlo.