Chi sono i 101 franchi tiratori del Pd? Perché hanno affossato la candidatura di Romano Prodi? Non era forse perché tra Prodi e Berlusconi non c’è mai stato feeling per non dire l’opposto, condizione che avrebbe reso arduo l’inciucio Pd-Pdl? La risposta è venuta stasera dal voto a maggioranza nella direzione del Pd favorevole al governo Pd-Pdl.
Chi ha remato contro voleva questo risultato.
Voleva un accordo con il Pdl di Berlusconi.
Per questo accordo si scomodano ora due date di storici compromessi: il 1976 col governo di unità nazionale e perfino il 1944 con la togliattiana svolta di Salerno.
Chi fa questi richiami dimentica che:
- nel 1976 l’accordo investiva il governo Andreotti, ma la gestione dell’operazione era di Aldo Moro (che non assomigliava di certo a uno come Silvio Berlusconi)
- nel 1944 Togliatti compie una scelta che non è tanto e solo sua – sostenere il governo Badoglio, riconoscere i Savoia – ma soprattutto concordata e ispirata da Stalin per la nota questione del socialismo in un paese solo (l’Urss, gli altri aspettano…).
I richiami sono dunque scivolosi e fasulli. Quello che viene imposto ora – e Napolitano ne è il primo artefice avendo spinto Bersani nel vicolo cieco di un accordo con Berlusconi per le larghe intese cosiddette – è un misero canovaccio in cui dovrebbero convivere tanto per esemplificare la Gelmini e chi ha lottato contro di lei sulla scuola pubblica (è l’esempio fatto stasera a Ballarò da Nichi Vendola).
Conclusione: il governo Pd-Pdl è un mostriciattolo che ci si augura venga spazzato via quanto prima.