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Giustolisi scrive a Napolitano sulle stragi naziste: perché l’Italia non chiede il rispetto delle sentenze?

Caro Presidente,

al termine del tuo difficoltosissimo settennato hai voluto inserire, giustamente, anche le stragi nazifasciste che insanguinarono il nostro paese tra il settembre del ’43 e l’aprile del ’45. Ma lo hai fatto, se ho ben capito le tue parole, avvalorando implicitamente quello che io ho definito il mistero che copre di silenzio quel che c’è dietro l’armadio della vergogna. Il 24 aprile, a Sant’Anna di Stazzema, dove avvenne uno dei più grandi eccidi di massa della storia con i cadaveri di 560 tra bambini, donne e vecchi in maggioranza, hai detto: “Per quanto possiamo addolorarcene e rammaricarcene, per quanto possiamo deplorare che non si riesca ad avere giustizia nei tribunali, siamo certi che questo nostro omaggio, che questa nostra memoria è un’altra forma di giustizia per quello che voi avete sofferto ed è una condanna più pesante di ogni altra per coloro che portano la colpa di queste sofferenze… Siamo orgogliosi e fieri della straordinaria prova di riscatto che offriamo con la Resistenza, ma non dimentichiamo i misfatti del fascismo, le vergogne e la catastrofe in cui il fascismo trascinò l’Italia”. E il presidente della Repubblica federale tedesca, Joachim Gauck, al tuo fianco, davanti alla enorme stele grigia dove sono scolpiti i nomi dei 560, di rinforzo aggiunge “L’opinione pubblica non deve tacere se tacciono i tribunali… la dignità degli uomini è stata calpestava e noi siamo qui, oggi, a celebrare il miracolo della riconciliazione…”. Mi viene istintivo di ripetere quel che ho detto più volte, anche qui a Stazzema, di cui mi vanto di avere la cittadinanza onoraria: “non ci può essere pace, se non c’è giustizia”, anche se non c’è bisogno di riconciliazione perché non c’è odio, l’odio è contro il nazismo, contro il fascismo. C’è soltanto da risolvere un’enorme enigma. Ora è notorio che i tribunali italiani, dopo la scoperta dell’ “armadio della vergogna” hanno fatto al massimo il loro dovere comminando una quarantina di ergastoli, anche se i “maleficiari” rimasti in vita sono poco meno di venti. Il punto dolente è che malgrado i procuratori militari abbiano fatto ogni passo necessario tramite l’Interpol, per arrivare alla logica esecuzione delle sentenze, la Germania ha fatto e fa orecchie da mercante e gli ergastolani di cui sopra sono tranquillamente liberi come coloro, ingiustizia nell’ingiustizia, tanti, che sono stati assolti, a dimostrazione che non c’è stata alcuna prevenzione. I governi italiani sia quello precedente che l’attuale, per quanto sollecitati ufficialmente dai magistrati militari e da un’interrogazione di tutti, dicasi tutti, i senatori del Pd, non hanno emesso il minimo segnale. Nessuno vuole sollevare la pesante coperta del mistero. Anche un tribunale tedesco, tra i tanti che si sono rifugiati nel nulla, addirittura in un caso assolvendo gli assassini di Stazzema rei confessi, quello di Monaco di Baviera, ha condannato all’ergastolo Josef Edward Scheungraber, comandante dei sicari che uccisero 14 civili a Falzano di Cortona il 27 giugno del 1944. Era stato già condannato alla stessa pena da un tribunale italiano. Il curioso è che a quel processo parteciparono giornalisti di ogni nazione, come ha fatto notare Alessandro Eugeni, autore de “Il macellaio di Ottobrun”, tedeschi, polacchi, russi, francesi, eccetera, ma neanche un collega della mia stessa nazionalità, dando ragione a chi, il sottoscritto, ci descrive così: usi a ubbidir tacendo e parlare solo a comando. Certo che l‘ordine arrivato non so da dove, forse su input dell’ Anpi, deve essere stato molto rigoroso se la stampa del nostro paese tace su quella che è di gran lunga, la nostra più immane tragedia, per il numero dei morti, per il modo con il quale alle vittime è stata tolta la vita, per il fatto che per mezzo secolo i fascicoli delle stragi furono nascosti nell’Armadio della vergogna.

Dunque, presidente, hai cercato di mettere la parola fine, con frasi accorte e meditate, a questo enorme dramma: tu e il tuo omologo tedesco vi riferivate ovviamente alle condanne ineseguite. Ma perché allora, non se ne parla chiaramente, perché non si dice cosa impedisce alle autorità del nostro paese di chiedere, anzi di esigere, il rispetto delle nostre sentenze? Italia e Germania non fanno, forse, parte ambedue dell’Unione europea? Qual è questo mistero che impedisce agli uni, noi, di chiedere, e agli altri, i tedeschi, di dare? Tutti negano, a partire dall’Anpi, che ci sia questo mistero, ma allora mi si debbono spiegare i silenzi e le frasi in chiave nel toccare certi argomenti. Io ipotizzo da sempre un accordo nella seconda parte degli anni ’40 tra De Gasperi e Adenauer per nascondere – e questo avvenne – i fascicoli delle stragi e tenere il massimo della sordina sull’argomento. Ma da allora sono passati circa 70 anni e il silenzio, oltre tutto, è diventato ridicolo. A meno che si tratti di un segreto di Stato. Allora bisognerebbe farcelo sapere in maniera che tutti, opinione pubblica, magistrati e imputati, no, questi no, che sono già tranquilli, si mettono l’animo in pace. E ricorda, Presidente, che le stragi nazifasciste esigono, oltre al tema degli ergastolani in libertà, anche altre risposte: quante realmente sono le vittime, dato che con il tempo sono stati scoperti tanti altri massacri neanche finiti in quell’armadio; tutti hanno il loro giorno del ricordo, tranne le vittime dei nazifascisti, perché? E nessuno ha chiesto ancora perdono a nome dell’Italia per aver nascosto giustizia, storia e memoria per oltre 50 anni.

Franco Giustolisi

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