Informazioni che faticano a trovare spazio

Cara Camusso, è il momento di parlare dei 400 morti di Dacca e di come operano i capitalisti alla Benetton…

Cara Camusso, l’Italia celebra il I Maggio. Ruschia di farlo assolvendo di fatto Benetton, non parlando cioè dei suoi legami con la fabbrica tessile crollata a Dacca nel Bangladesh dove i fotografi delle agenzie internazionali hanno documentato la presenza  tra le macerie di camicie col celebre marchio verde della multinazionale di Treviso. Non è stato fatto finora, chissà se sarà fatto il I Maggio?

Di questo hanno parlato findamentalmente giornbali esteri, come  l’inglese Guardian, l’americano Huffington Post, l’australiano Australian, il sito economico online Quartz. Da noi la congiura del silenzio è stata rotta oltre che da questo blog anche dal Fatto quoitidiano che sette oire fa ha messo online l’intervista alla responsabile di Clean Clothes Campaign, che cide di negoziare coindizioni di lavoro diverse per le commesse nel terzo mondo.

Il Guardian ha dato poi conto anche delle altre firme internazionali coinvolte, come l’irlandese Primark e la spagnola Mango (c’è anche Bon Marché).

Il Guardian ha mostrato foto di una protesta di fronte agli uffici di Primark. Primark ha chiesto un coinvolgimento di altre “firme” per inviare aiuti.

In Italia? Quasi nulla. Nulla perfino sull’Huffington Post versione italiana dove la direzione – cioè Lucia Annunziata – avrà peraltro visto l’edizione madre americana.

Benetton fa notizia negli Usa, ma non in Italia.

C’entra tutto ciò col I Maggio? Direi di sì. La strage di Dacca è una delle più grandi stragi del lavoro mai avvenute. Il conto dei morti sta sfiorando le 400 vittime, secondo Quartz online si potrebbe arrivare a mille.

Non è la prima fabbrica del Bangladesh a mietere una strage. Tempo fa era già successo alla Tazreen, il 25 novembre scorso, con 124 operaie bruciate vive in un rogo. Lavoravano – ha scritto Le Monde allora – prevalentemente per l’olandese C&A e l’honkoghese LiFung. Wal-mart che negava legami ha poi dovuto ammetterli.

Francamente ricordare solo i roghi storici come quello che è alla base dell’8 marzo e non occuparsi del presente è piuttosto penoso e miserabile.

Se ne parlerà il I Maggio di tutto ciò? Si parlerà di come il capitalismo alla Benetton – che poi col suo titolare va a fare bella figura alle Invasioni barbariche – vive e prospera su queste condizioni di lavoro bestiali nel cosiddetto terzo mondo?

Ai tempi della presidenza Clinton fu creata una commissione “foglia di fico” per indirizzare il capitalismo all’estero, dove per fare un esempio i magnati degli pneumatici realizzavano fortune facendo lavorare gli operai indonesiani per pochissimi dollari al giorno in ambienti di lavoro totalmente inaccettabili e fonte di morte. Clinton aveva in sostanza chiesto di evitare situazioni estreme. Non pare che il suoi invito abbia avuto grande fortuna.

Ai rappresentanti sindacali un invito: occupatevi di come si muore nei paesi più poveri per consentire ai capitalisti anche di casa nostra di fare quattrini sulla pelle di operai e operaie di paesi purtroppo molto poveri. Il I Maggio è il giorno giusto per ricordarsi di Benetton e di tutti gli altri che operano allo stesso modo. Soprattutto là dove con gli operai sono attesi in piazza anche gli imprenditori come a Mestre e Treviso.

Paolo Brogi

(negli altri post del blog la vicenda di Dacca e le scoperte sui media internazionali)

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