Sono tredicimila profughi del Nordafrica che dal 1 marzo non sono più coperti dal programma Nordafica lasciato scadere dal governo Monti.
Tredicimila persone senza nulla, né lavoro, né documenti, né assistenza. Niente. Complimenti ministro Riccardi? E’ questo il senso del suo impegno nel governo Monti a coprire la sfera dell’assistenza ai migranti?
Qui di seguito ciò che ha appena scritto Laura Boldrini sull’Huffington Post italiano:
“Emergenza nord Africa” gestione fallimentare. E ora?
Pubblicato: 01/03/2013 15:18
Laura Boldrini
Da oggi gli almeno 13mila migranti giunti in Italia a causa dalla guerra in Libia non avranno più assistenza, né un alloggio. È appena scaduta la cosiddetta “Emergenza Nord Africa” e i migranti saranno messi alla porta senza alternativa, a meno che i Comuni o gli stessi centri non decidano di farsene carico a proprie spese.
Il bilancio di questa situazione, a due anni di distanza, è certamente negativo, ed il nuovo esecutivo dovrà affrontarla quanto prima, augurandoci che il senso di responsabilità prevalga sulle divisioni.
Il governo Berlusconi prima, e quello Monti dopo, hanno lasciato in strutture spesso improvvisate migliaia di persone: parcheggiate, inattive e senza prospettiva.
In molti casi ai migranti non sono stati forniti quei servizi previsti dalla convenzione e per i quali gli enti gestori percepivano una retta giornaliera di 46 euro a persona. Non c’è stata alcuna programmazione né una visione chiara, si è preso tempo e sono state rimandate le decisioni, con un grande inutile dispendio di denaro pubblico. Per ogni migrante le varie strutture hanno incassato in media circa 25mila euro. Non sarebbe stato più oculato e utile usare questi soldi per costruire dei veri percorsi di integrazione attraverso la formazione professionale o borse lavoro? Oppure anche mettere in atto programmi di ritorno volontario assistito nei paesi di origine con iniziative di reintegrazione in loco?
Ma l’accoglienza dei richiedenti asilo e l’integrazione dei rifugiati è solo una delle tante questioni di cui il nuovo governo si dovrà occupare.
La lista delle priorità purtroppo è lunga e le scadenze sono urgenti. C’è molto da fare ed è evidente che non ci si può permettere di perdere tempo, come invece potrebbe avvenire se prevalessero protagonismi e narcisismi dei vari attori politici.
Trovare la soluzione che consenta di avere quanto prima un esecutivo non è “mission impossible”, si può fare. Ci vuole però volontà di mediare e di trovare una sintesi delle diverse posizioni, nell’interesse comune, superando i limiti delle provocazioni e delle diffidenze. Dal voto emerge un Paese che vuole un forte cambiamento e a questo bisogna dare seguito. Dobbiamo essere seri, le persone vogliono risultati e risposte ai loro problemi.
Le istanze condivisibili con il M5S sono tante: dalla morale pubblica, alla necessità di rilanciare l’occupazione, dal reddito minimo garantito alla tutela dell’ambiente, alla riduzione delle spese militari. Ma per mettersi al lavoro è necessaria la fiducia al governo, nel rispetto delle regole della democrazia. Perché ognuno deve assumersi le proprie responsabilità.