Come funziona questo impiego di militari italiani in funzione antipirateria? Tutto nasce nell’autunno 2011 con una convenzione varata sotto Ignazio La Russa ministro della Difesa. Ecco i vari passi e le conclusioni da trarne:
L’11 ottobre 2011 è stato siglato un Protocollo d’intesa tra l’ammiraglio di squadra Bruno Branciforte Capo di Stato maggiore della Marina militare, per il Ministero della Difesa, e il dottor Paolo D’Amico, presidente della Confitarma. E’ presente il Ministro della Difesa Ignazio La Russa. Il Protocollo prevede l’impiego di “nuclei Militari di Protezione (Nmp) in grado di assicurare “autonomamente la protezione diretta di navi mercantili da atti di pirateria” (pagina 3).
Link: http://www.marina.difesa.it/attivita/operativa/nmp/Documents/A_101011_Protocollo_Difesa_CONFITARMA_UG.pdf
Allegata al Protocollo d’Intesa è la Convenzione tra il Ministero della Difesa e l’Armatore che intende avvalersi del servizio. Al comandante dello Nmp (Nucleo militare di protezione) vengono attribuite “funzioni di polizia giudiziaria limitatamente alle operazioni compiute nella repressione di un attacco da pirati” (si fa riferimento alla legge 2 agosto 2011 n.130) (pagina 7). Ma chi decide il da fare? Nella Convenzione l’unico riferimento alla catena di comando è fatto in relazione a quanto l’armatore deve garantire allo Nmp e cioè “servizi di comunicazione in favore dello Nmp, per lo scambio di informazioni con la Catena di Comando e Controllo Nazionale e l’Autorità giudiziaria competente dell’esercizio dell’azione penale sugli atti di pirateria occorsi a danno della nave”. (pagina 3).
Link:
http://www.marina.difesa.it/attivita/operativa/nmp/Documents/B_101011_Convenzione_Difesa_CONFITARMA_UG.pdf
Infine con l’Addendum si quantificano il numero minimo di un Nmp (sei militari) e la spesa per militare impiegato che è di 467 euro al giorno, oltre ai porti di imbarco che prevedono oltre al porto principale di Gibuti anche Oman, Sri Lanka., Mauritius, Seychelles ecc.
Link:
http://www.marina.difesa.it/attivita/operativa/nmp/Documents/C_101011_Addendum_Convenzione_UG.pdf
La filosofia dell’operazione era stata anticipata in una audizione al Senato il 15 giugno 2011 dall’ammiraglio Branciforte. In quella data Branciforte auspicava la creazione di “dieci Nmp, ciascuno composto da sei militari, appartenenti alla Marina Militare, qualificati ed opportunamente addestrati ed equipaggiati, da imbarcare sui mercantili in transito. Ciascun Nmp sarebbe così in grado di operare a protezione di dette unità con elevata autonomia logistica ed operativa e con contenute necessità di supporto”. Infine “per quanto attiene alla Catena di Comando e Controllo ipotizzata nello studio il personale degli Nmp manterrebbe una dipendenza diretta dalla Difesa”. (paragrafi 6 e 7).
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Commento:
come si vede non si capisce affatto come venga esercitata la Catena di Comando, che dovrebbe risalire in teoria al Cincnav (Comando in capo della squadra navale della Marina Militare, sito in Santa Rosa – Roma ), ma di cui non si trova alcuna esplicitazione. I vari accenni all’autonomia vantata per gli Nmp inducono invece a pensare che il comando venga esercitato direttamente sul posto, a bordo della nave, senza consultazione col Comando generale. Il Protocollo lo dice piuttosto esplicitamente parlando di protezione assicurata “autonomamente” dallo Nmp. Lo stesso Branciforte nell’audizione di fronte ai senatori ha sottolineato “l’elevata autonomia logistica ed operativa, con contenute necessità di supporto” del sistema ideato.
Insomma, ecco come l’Italia manda in giro per il mondo i suoi marò…
(sotto, la sigfla dell’accordo)