La Chiesa durante la repressione golpista in America Latina. La Chiesa e i desaparecidos. Nell’autunno del 2010 ho avuto modo di sentire il vescovo cileno Bernardino Piñera venuto a Roma per testimoniare a favore di Alfonso Podlech, il “fiscal” militare che era sotto accusa per la “scomparsa” di Omar Venturelli. A 95 anni di età Piñera era venuto dal Cile per aiutare l’amico Podlech, che poi è stato assolto per insufficienza di prove dal reato di omicidio anche se ritenuto responsabile del sequestro di persona, reato però oggi prescritto. Omar Venturelli di origine italiana era invece un sacerdote che per il suo impegno a favore dei mapuche nel sud del Cile – a Temuco – era stato “sospeso a divinis” prima del golpe e poi col golpe incaercerato e fatto sparire. Storia molto semplice dunque. E Piñera? Era il suo vescovo, quello che l’aveva ordinato sacerdote e poi sospeso.
Ricordo che gli chiesi della sospensione, fuori dell’aula in cui aveva parlato come teste a favore di Podlech. Pinera disse che non ricordava di averlo sospeso, “si sarà allontanato da solo dalla Chiesa” sostenne con noncuranza.
Non era vero. Ma questo voleva dire. In aula invece tra l’altro ricordò di essere entrato in carcere, nel ’73, e di essersi sentito chiamare in aiuto da Omar Venturelli ancora detenuto vivo. Un soldato l’avrebbe fermato, lui quindi tirò via di lungo. Poi fece qualcosa? gli fu chiesto nell’aula a Roma. No, non feci nulla, ha risposto il vescovo.
Quell’udienza la trovate, chi vuole, in un post del mio blog (www.b rogi.info) a questo link: