Riprendo da Giordano Alganews questa segnalazione di Francesca Capizzi: in Sicilia due giuorni fa è crollato un viadotto, tra Agrigento e Sciacca. E ora per molti comuni dell’interno inizia un nuovo far west…Questo succede in Sicilia, ma a chi interessa?
Partiamo da una notizia: crolla un viadotto che collega Agrigento con Sciacca. Evitata la tragedia, grazie alla prontezza di un automobilista che aveva segnalato un avvallamento sulla sede stradale: cosi il ponte è stato chiuso in via precauzionale evitando drammatiche conseguenze.
La provincia ora è spaccata in due tronconi. Decine di chilometri di coda nei due sensi e Tir allineati . Mancano le strade alternative e adesso chi, da Trapani, volesse raggiungere Agrigento, deve percorrere la via dei Monti Sicani, imboccando strade provinciali strette e tortuose , costruite nel dopo guerra su regge trazzere e stradine borboniche, che da Burgio (città delle campane), portano a Villafranca Sicula, per superare Ribera. Il tempo di percorrenza, per chi volesse raggiungere per esempio Castelvetrano, code permettendo, è di circa quattro ore, contro gli attuali 90 minuti. Già tantissimo, se si considera che vi sono circa 100 chilometri di strada statale.
Adesso: in Sicilia non mancano le materie prime, come gas naturale, petrolio, salgemma, zolfo ma in Sicilia mancano le infrastrutture e da oltre un secolo e mezzo si parla, senza nessun risultato, del collegamento viario, ferroviario e pedonale con il continente, tramite il famigerato ponte di Messina, che doveva essere una delle dieci meraviglie del mondo. “La Sicilia” è la regione più grande d’Italia e l’isola più grande del mediterraneo, che ha superato economicamente tutte le regioni del sud e si trova a ridosso della Toscana . Ha il suo massimo splendore nell’agricoltura di qualità e su una viticultura all’avanguardia. Conta, infatti, oltre 135.000 ettari di superficie, tanto da farla paragonare alla California e all’Australia. Inoltre può contare su una fiorente piccola e media impresa. Ma la Sicilia ha purtroppo una viabilità da terzo mondo, non ci sono dubbi. In Sicilia sono state tolte le ferrovie per fare inizialmente un favore alle industrie automobilistiche, ma la viabilità è scarsissima e i mezzi di trasporto alternativi come pullman e navette sono nella più totale anarchia di orari e ritardi. La ferrovia Castelvetrano Ribera, per esempio, è stata chiusa nel ’92, passava dal parco archeologico di Selinunte, dalla città del vino di Menfi, costeggiando la meravigliosa costa di San Silvestro ( 15 Km di dune lidi sabbiosi e sassi bianchi) e passando dalla città termale di Sciacca. Hanno aspettato l’investimento di trenta miliardi delle vecchie lire. Ma la ferrovia subito dopo è stata abolita perché considerata a torto antieconomica. Era una ferrovia a scartamento ridotto e vi transitava la littorina, ma aveva una grande visibilità turistico- panoramica.
Ancora: ci sono voluti oltre trent’anni per realizzare la strada che collega Palermo a Sciacca. Per non parlare dell’autostrada, Palermo –Messina, una vera e propria tela di Penelope. Attualmente è in cantiere la super strada Caltanissetta -Agrigento. Mentre l’autostrada Siracusa – Gela, si ferma s a Rosolino, a ridosso di Noto. E’ necessario ibsomma che venga realizzato l’anello autostradale e che l’Agrigento – Castelvetrano venga servita da un autostrada, vista l’alta densità di traffico gommato e pesante.
Insomma, se non si interviene in tempi brevi , la Sicilia rischia di ritornare come ai vecchi film “Western”, quando le strade sterrate alzavano un polverone. Ma da qualche mese c’è da essere ragionevolmente ottimisti.