Come è morto nella Capitale, tra Testaccio e Porta Portese, il fotografo calabrese (da vent’anni a Roma) Daniele Lo Presti?
E’ stato ammazzato sulla pista ciclabile, dove è stato rinvenuto il corpo? O altrove?
E’ precipitato dall’alto del ponte, come sembrava in un primo momento, oppure no?
Omicidio piuttosto anomalo, sotto vari punti di vista. Il fotografo mercoledì pomeriggio ha un appuntamento con amici per fare jogging. Questo sembra confermato, perché i due amici che non l’hanno incontrato si sono poi avvicinati al capannello sotto il ponte di Testaccio e sono stati loro a riconoscere il fotografo ormai morto.
In principio è stato ipotizzato che fosse caduto giù dal ponte. E così, accompagnato da una iniziale ricostruzione tra l’incidente e il suicidio, il corpo è finito a Medicina legale dove durante l’autopsia è emerso un proiettile in testa, sembra dalla nuca. Omicidio dunque. Il foro a quanto pare è piccolo, si presume dunque una calibro 22 o una 6,35, armi poco consone a un vero regolamento di conti. In più un colpo solo: perché? Se vuole liquidare qualcuno l’assassino tende in genere a sparare un po’ di più.
La polizia saputo del proiettile è dunque tornata oggi giovedì mattina sul posto. Con un metal detector visibile da chi come me si è soffermato sulla spalletta agenti della scientifica hanno cercato a lungo il bossolo. Non mi pare che l’abbiano trovato.
Ed ecco allora riaffacciarsi un dubbio: è stato freddato davvero là sotto? Oppure il colpo è arrivato da maggiore distanza, magari con una carabina?
Intanto bisognerebbe allora sapere dai medici anatomo patologi se ci sono fratture nel corpo compatibili con una caduta dall’alto. L’assenza di qualsiasi frattura elimina la caduta dall’alto.
L’ipotesi che sia stato colpito sopra, o altrove, e gettato poi giù dal ponte cozza con l’orario – le 17,30 del pomeriggio -, un’ora in cui c’è sufficiente passaggio di auto e anche pedonale. I rumeni che sono attendati sull’altra sponda pare non abbiano comunque visto nulla: Inoltre in perpendicolare col punto di impatto ci sono rami di un platano che appaiono integri.
Più probabile dunque l’esecuzione in basso. Ma anche questa ipotesi lascia aperti parecchi interrogativi. Perché scegliere un posto un po’ sgarrupato, là sotto, soprattutto con vie di fuga non molto veloci: bisogna infatti risalire sul lungotevere e questo richiede vari minuti. Nel caso si sia stati visti ciò comporta un pericolo evidente per l’assassino.
Inoltre il fotografo veniva da casa, dalle parti del Portuense: dunque ha percorso un tragitto a piedi piuttosto lungo con l’ultimo segmento prima di arrivare alla pista ciclabile abbastanza appartato. Perché non è stato ucciso lì? O all’uscita di casa?
Forse aveva un appuntamento. Chissà.
Quanto alla rapina l’ipotesi non regge, il fotografo era in tuta e con la chiave di casa attaccata al collo.Niente soldi, a quanto pare.
E se fosse una carabina l’arma mortale?
Infine, il movente. Fotografie? Pare un po’ troppo, gli scoop di Lo Presti non sono troppo pruriginosi. Classiche paparazzate. Denaro da restituire? La crisi sta colpendo duro anche tra i fotografi che vendono alle testate scandalistiche. Si compra sempre di meno, insomma i fotografi della “rosa” stentano più di prima. Aveva contratto prestiti che non sapeva restituire? Un cravattaro però raramente arriva a questo livello, l’omicidio. In caso di difficoltà di recupero crediti si ferma prima a molte attività criminali, pre-omicida diciamo.
Infine il precedente delle minacce già subire in Calabria, con l’incendio della sua auto nel 2009. scrive il Corriere della Calabria, forse per questioni di gelosia. Lo Presti era originario di Vibo Valentia. Mah…
Resta infine la possibilità di un colpo anomalo, uno sparo vagante, qualcuno che l’abbia centrato casualmente. Anche questo non è molto probabile.
Insomma, al momento l’omicidio di Daniele Lo Presti è un rebus da capire. (qui sotto le ricerche col metal detector questa mattina, il punto in cui è stato colpito è poco più in là a sinistra un paio di metri fuori dallo spiovente del ponte)