Si riaccende il dibattito su Antonio Gramsci, secondo gli storici Franco Lo Piparo (in uscita un suo nuovo volume da Donzelli) e Luciano Canfora manca uno dei trenta quaderni dal carcere. Sparito. Secondo Lo Piparo l’avrebbe preso in consegna alla vigilia della morte di Gramsci l’economista amico Piero Sraffa che l’avrebbe poi consegnato a Palmiro Togliatti.
Che cosa conteneva questo quaderno scomparso?
Gramsci aveva maturato dei seri problemi con lo stalinismo. E quindi anche con Togliatti. Questo non è un mistero.
Togliatti appena sbarcato a Salerno ricorda Gramsci come il copmpagno morto nel carcere di Mussolini. Questo scrive sull’Unità. Ma non era esattamente così: da un anno e mezzo Gramsci era stato scarcerato e postoi agli arresti domiciliari, che aveva trascorso nella clinica Quisisana.
Gramsci passava i suoi scritti a Tania Schucht che li passava al tramite Sraffa il quale li inviava poiu a Mosca. Questi scritti passavano dunque sotto una duplice censura, quella fascista e quella stalinista.
E veniamo al quaderno scomparso. E’ possibile che in quel quaderno Gramsci abbia messo nero su bianco ciò che pensava della deriva stalinista e abbia posto alcuni “paletti sul comunismo. Se è così è evidente che si trattasse allora di scritti compromettenti, da occultare in qualche modo.
E’ andata così?
Ne parlano in questi giorni articoli usciti su Repubblica (interviste a Franco Lo Piparo e Beppe Vacca), l’Unità e oggi sul Corriere della Sera (articolo di Canfora) .