Papi dimissionari: anche Karol Wojtyla ci aveva pensato. A rivelarlo è uno dei tree cardinali inquisitori del “Vatileaks” Julian Herranz Casado, che con Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, ha consegnato a Ratzinger il 17 dicembre il famoso “rapporto segreto”.
La storia delle dimissioni di Giovanni Paolo II è raccontata da Herranz nel suo volume
“Nei dintorni di Gerico”, di 480 pagine, stampato dalle edizioni Ares, dell’area dell’Opus Dei, nel gennaio del 2006, due anni dopo che Giovanni Paolo II aveva creato Herranz cardinale consentendogli così di partecipare al conclave che ha eletto Benedetto XVI.
In effetti Herranz fa parte dell’Opus Dei dal 1949, già prima di laurearsi in medicina con specializzazione in psichiatria. Ordinato sacerdote nel 1955, si è laureato in diritto canonico e dal 1960 risiede a Roma, dove è vissuto per 22 anni a fianco del fondatore Josemaria Escrivá, canonizzato il 6 ottobre 2002, e per 27 anni al servizio di papa Wojtyla. Così il libro ha come sottotitolo “Ricordi degli anni con san Josemaria e con Giovanni Paolo II” (all’epoca non ancora beato).
Il libro contiene una miriade di spunti curiosi. Almeno due sono anche di grande attualità rispetto al fenomeno “Vatileaks” e ai dibattiti che ne sono derivati.
Nelle settimane passate, infatti, si era tornato a parlare, a livello giornalistico, della possibilità – attualmente remota – o dell’opportunità che Benedetto XVI potesse rassegnare le dimissioni secondo le norme previste dal diritto canonico. Herranz racconta come alla fine del pontificato wojtyliano sia stato interpellato circa la questione delle dimissioni e nel libro riporta il contenuto di un appunto personale redatto il 17 dicembre 2004 “dopo una conversazione” con l’arcivescovo Stanislaw Dziwisz, all’epoca segretario del papa e oggi cardinale di Cracovia.
Rivela Herranz alle pagine 451-452 del libro:
“Quanto all’eventualità di rinunciare per motivi di salute scrissi in quell’appunto – e adesso mi sembra opportuno farlo conoscere, come esempio dell’obbedienza e della prudenza eroiche di Giovanni Paolo II: ‘Si è limitato (don Stanislao) a commentare che il papa – che personalmente è molto distaccato dalla carica – vive abbandonato alla volontà di Dio. Si affida alla divina Provvidenza. Inoltre, teme di creare un pericoloso precedente per i suoi successori, perché qualcuno potrebbe rimanere esposto a manovre e sottili pressioni da parte di chi desiderasse deporlo'”.