Elicotteri dal Burkina Faso. Mirage dal Ciad. Così da quattro giorni la Francia di Hollande ha avviato una piccola guerra nel cuore dell’Africa per impedire alle forze jihadiste che controllano il nord del Mali di prendere la capitale Bamako.
La Francia interviene a nome di tutti perché lì ha un passato coloniale. Questa appare l’unica ragione sostanziale dell’intervento che punta a stoppare l’avanzata dei radicali vicini ad Al Qaeda.
L’Onu la sostiene blandamente, l’intervento è appoggiato dal presidente ad interim del Mali, l’azione francese avrebbe a quanto pare fatto decidere paesi africani (come il Benin) ad inviare truppe di terra.
Fare la guerra ha sempre fatto lievitare le azioni dei presidenti francesi. Hollande non è da meno. Ma dove andrà a finire tutto ciò?
La possibilità che si apra un nuovo Afghanistan a poca distanza dall’Europa è tutt’altro che remota.
Curiosamente tutto ciò avviene all’indomani delle solenni scuse che Hollande ha portato in Algeria, durante la sua visita. Scuse per il colonialismo e i suoi eccessi.
L’azione di gendarme auto-assunta dalla Francia però apre interrogativi inquietanti: con quale diritto di fatto la Francia sta bombardando zone del Mali?