42° udienza del processo per l’omicidio di Mauro Rostagno, aula Falcone, Trapani.
Presenti Maddalena Rostagno e tra il pubblico Adriano Sofri. Verbale redatto da Rino Giacalone, Federica Turn, Marco Rizzo.
La Corte in aula…premesse del presidente Pellino a proposito di documenti e sullo scioglimento riserve…..comunica che Luisa Fiorini attraverso certificato medico ha attestato che non potrà essere in aula….
Primo teste la signora Di Ruvo
Di Ruvo Anna Maria classe 1963
Inizia a sentirla l’avv. Vezzadini, difensore dell’imputato Virga
Di Ruvo ricorda di essere stata in comunità Saman nell’agosto del 1988….e di essere andata via un mese dopo, conferma di avere avuto una relazione sentimentale con uno degli ospiti della Saman….si chiamava Vadam Peter Ioseph Hans….era un educatore ….si occupava degli ospiti….conoscenza con Francesco Cardella? Durante il colloquio fatto per entrare in comunità….
Vezzadini chiede i rapporti tra Vadam e Cardella, se il primo aveva comportamenti di sudditanza nei confronti di Cardella, la teste nega, rapporto paritetico….sudditanza mi sembra cosa esagerata
Dopo l’omicidio di Rostagno sono andata via, non partecipai ai funerali…ero lì in una situazione particolare in un momento particolare, sono passati 20 aqnni, era un percorso riabilitativo che ho interrotto dopo poco. Ci fu qualche ragione chiede Vezzadini’ Avevo fallito il tentativo di iniziare un programma terapeutico.
Vezzadini legge il verbale di interrogatorio reso a suo tempo, verbale del 15 marzo 1996: “Successivamente il giorno del funerale di Rostagno decisi di andare via dalla comunità e di tornare nella mia abitazione dopo uno scontro con la figlia di Ristagno, Kusum (Maddalena Rostagno ndr), che mi rimproverò che Rostagno aveva sacrificato la sua vita per noi tossicodipendenti”.
Sì, ricordo in quel periodo era morto anche mio padre, sarà successo quello che mi fa ricordare, eravamo tutti e due giovani ma non poteva essere quella la ragione del fatto che io andai via…era legato al programma terapeutico, non è stato quello il motivo.
Vezzadini legge ancora il verbale….Quella discussione avvenne in presenza di Vadam, andai via d’impulso, Vadam cercò di dissuadermi dall’andare via…La teste conferma ma torna a dire che quella discussione non ha influito sulla sua decisione di andare via da Saman, la ragione era legato solo al fatto che non riusciva a fare terapia….Tornai a Lenzi dopo 4 o 5 mesi….
Vezzadini legge: su insistenza di Vadam tornai a Lenzi dove rimasi sette giorni e tornai poi a Milano…dopo 15 giorni Vadam mi raggiunse….e rimase con me….nel settembre 1989 tornai a Lenzi, a Saman, dove rimasi tre giorni e poi Chicca Riveri mi trasferì alla comunità di Marsala dove rimasi 5 mesi….tornai convinta di farmi disintossicare…La teste conferma.
Vezzadini chiede se lei fu responsabile della comunità di Marsala. Questo, risponde la teste, successe dopo tre anni, non subito al mio arrivo…
Vezzadini chiede se con Vadam parlò del delitto Rostagno: Forse, forse si, era una cosa abbastanza …Ci aveva colpito moltisismo…naturalmente anche a me…qualche volta si, ora esattamente non ricordo….
Vadam, le riferì di una discussione tra Rostagno e Cardella prima dell’omicidio? (immaginare la discussione dopo l’omicidio è difficile ndr):
La teste non ha ricordo netto, non ricordo cosa mi ha potuto dire Vadam…non sono cose vissute da me…oggi non riesco a ricordarmene….Nel verbale a suo tempo la teste aveva parlato di avere saputo di contrasti tra Cardella e Rostagno per la gestione di Saman: “è probabile, può darsi che Vadam mi disse così”….
Nel 1993 era responsabile della comunità di Marsala?
Si, e Vadam era rimasto a Lenzi…faceva il terapoista lì….ci fu un periodo che era responsabile di Saman a Lenzi…
L’avv Vezzadini chiede se si ricorda se ricevette una telefonata dalla signora Roveri nel 93… aveva occasione di sentire la signora Roveri?
“sì, la sentivo”
”ricorda una telefonata che il vadam fece alla roveri?”
“no”
La teste dice che in quel periodo non viveva con Vadam ma stava a Marsala, è vaga, dice che non era presente all’eventuale telefonata in cui la Roveri avrebbe richiesto a Vadam di distruggere un fax
Vezzadini rilegge il verbale di deposizione del ’96 in cui parla di questo fax.
Il presidente Pellino richiama la teste le sue responsabilità, ma la teste insiste a non ricordare la questione del fax… “Di questo fax ricordo solo di averne solo sentito parlare. sono passati tanti anni e non sono fatti incisivi nella mia vita da rimanermi impressi”
Avv Vezzadini: “Ricorda se c’era qualcosa di particolare nel cofanetto della signora Roveri” (citato nella deposizione del 96, cofanetto che conteneva il suddetto fax).
La teste non ricorda il cofanetto né il contenuto del fax, non ricorda il foglio “mi sembra una cosa riferita, forse da Vadam ma io materialmente del foglio e del cofanetto non mi ricordo”
Avv Vezzadini chiede se la teste si ricorda se all’epoca questo foglio fosse stato riposto da qualche parte, la teste non ricorda
Sempre citando dalla deposizione del 96, Vezzadini chiede se ricorda di aver distrutto il fax dietro ordine della Roveri.
“Io non ricordo i particolari di questo periodo. Mi sembrano cose non vissute ma ascoltate, non ricordo di aver preso questo fax in mano ma che sia stato Vadam a raccontarmi di questi fatti”
Vezzadini: ebbe modo di conoscere tale Lucky?”
Di Ruvo: “un paio di volte”. Si trattava di Luciano Marrocco, la teste conferma di averlo visto in comunità, anche se non l’ha conosciuto personalmente,ricorda che era l’autista della signora Roveri. Vezzadini chiede se era anche la guardia del corpo, la teste non ricorda. Sempre citando dal verbale del 96, Vezzadini ricorda che nell’89 la Di Ruvo indicava in Lucky la guardia del corpo di Cardella.
Di Ruvo ribadisce che lo ricorda come autista e non ricorda se era armato. “Non ho mai visto che avesse una pistola, mi è stato raccontato”.
“Se aveva una pistola l’ha fatta vedere a Vadam e non a me”, ribadisce la Di Ruvo.
Vezzadini fa notare le contraddizioni con quanto dichiarato nel 96, in cui dice che Lucky mostrava la pistola a molti e anche a lei. “Tutte le cose che ho detto nel 96 erano cose che avevo saputo da Vadam, non avevo vissuto niente personalmente”
Vezzadini chiede se la teste sa se Roveri e Marrocco avevano una relazione.
“Insinuazioni si facevano, ma io ero lì per altri motivi”.
Vadam le disse mai se i due avevano una relazione?”
“Sì, sicuramente ma non era al centro della mia attenzione”.
Vezzadini le chiede se Vadam le disse da quanto durava la relazione
Vezzadini: “Si ricorda qualche evento particolare che Vadam le aveva raccontato su questa relazione? Sa se Rostagno era a conoscenza della relazione?”
Di Ruvo: “io Rostagno l’ho conosciuto il primo mese che ero entrata, ci faceva fare attività meditative, non era mio interesse quello che capitava a questa famiglia, ora questi particolari io non li ricordo”
Vezzadini ricorda che nel 96 invece la teste testimoniò che Rostagno soffriva della relazione fra Chicca Roveri e Lucky… Vezzadini ricorda episodi dell’epoca, la teste continua a dire che erano cose raccontate da Vadam. Vezzadini chiede se Vadam era anche un ‘angelo’ della comunità, la teste dice che non le sembra, era solo responsabile di un gruppo di lavoro
Vezzadini chiede se conosceva un tale Edi, la teste dice che l’ha conosciuto a Milano in via Plinio, era il responsabile di un gruppo di lavoro
Vezzadini: “Vadam le parlò mai di un tentativo di incendio del Marrocco alla stanza di Rostagno?” La teste non ricorda. Nel 96 Vadam raccontò questo tentativo, ricorda Vezzadini, tentativo poi bloccato dallo stesso Vadam insieme a questo Edi…
La teste non ricorda questo episodio. “Vadam le parlò mai di una restituzione a Cardella di 40 milioni da parte di Rostagno? Vadam andò a trovare Cardella in Nicaragua?” La teste non è a conoscenza di queste circostanze. Vezzadini chiede se Vadam le disse mai se tra Roveri e Rostagno ci furono discussioni accese per questioni di carattere sentimentale o altro, ma alla teste pare di no
Vezzadini conclude, passa la parola all’avvocato Ingrassia.
La teste ricorda il momento dell’omicidio: “eravamo a cena. ricordo uno sparo e che qualcuno è corso da Chicca a darle la notizia e dopo c’è stata agitazione. Chicca si è alzata ed è uscita”
”Dopo ognuno è andato nella propria camera, avevamo capito che era successa una cosa grave”.
Ingrassia chiede quando hanno saputo che Rostagno era morto. Dal verbale l’avvocato ricorda che Di Ruvo disse che l’aveva saputo da Vadam ma che ufficialmente si è saputo solo il giorno dopo. La teste dice che non partecipò ai funerali – Ingrassia ricorda il verbale del 96 in cui dice che non partecipò per un diverbio con Maddalena Rostagno, ma la teste dice ora che non era quello il motivo, voleva tornare dalla sua famiglia
(Torna a scrivere Rino Giacalone: Grazie a Federica Tourn che mi ha sostituito adesso ritorno a scrivere…)
Domande dell’avv. Galluffo…..chiede dove alloggiava in comunità, chiede del Gabbiano, chi vi alloggiava? La famiglia Rostagno, Cardella quando veniva a Lenzi….un alloggio privilegiato chiede l’avvocato e ottiene conferma, poi chiede come si chiamava quel sito …risposta Il Gabbiano…
Vadam dice la teste aveva possibilità di accesso al Gabbiano e per un periodo dormì lì..
Domanda sul 1993….Ero a Marsala, una volta ogni 15 giorni andavo a Lenzi…
Domanda: ricorda cosa le disse Vadam su una telefonata ricevuta da Milano e durante la quale si parlava di un fax….
Risposta Come ho detto prima mi è stato riferito di questo fax, io non l’ho visto….
Vadam riferì a lei della telefonata ricevuta da Milano…
Si mi riferì di questa telefonata e di questo fax….non mi ricordo se ero a Marsala o a Lenzi.
Galluffo contesta che nel verbale nel 96 disse che ero a Lenzi…
Se nel 96 ho detto che ero a Lenzi sarà vero…
Contestazione ancora dell’avv. Galluffo: nel 96 dichiarò che Vadam ricevette telefonata da Chicca Roveri….la teste continua a dire che non si ricorda oggi se era a lenzi o a marsala…
Domanda: cosa chiese Chicca Riveri con quella telefonata.
Altra contestaziione: nel verbale dichiarò che giunse la telefonata da milano da parte di chicca roveri la quale richiedeva a Vadam di recarsi presso sua camera da letto in alloggi gabbiano…Vadam me lo ricordo che me lo ha raccontato…..e di prendere (verbale) un fax diretto a rostagno da cardella e distruggerlo…si ricordo Vadam me lo ha detto questa cosa…..Nella camera da letto ci andò solo Vadam o lei e Vadam….
No io non c’ero quando Vadam andò….
Galluffo contesta ciò che lei dichiarò ai carabinieri, parlò di trovammo in un cofanetto…la teste continua a dire che lei non c’era e non fece nulla di quello scritto nel verbale…
Il difensore chiede se lei riconosce la sua firma in calce al verbale…la teste conferma….Il difensore chiede se il verbale gli fu letto una volta scritto….
io l’ho firmato non l’ho riletto non mi fu riletto….
Domanda di Galluffo: signora come fa a sapere dove era il fax….
io non ho mai visto nulla….Vadam mi ha raccontato tutto e anche la distruzione del fax (nb il fax è stato prodotto in aula proprio dalla parte civile ndr)..
Il difensore Galluffo continua a fare contestazioni su conoscenze dirette della teste, lei risponde che quanto riportato in quel verbale sono conoscenze indirette riferite da Vadam….
Domande del pm Del Bene….Galluffo chiede scusa, ha dimenticato una domanda….Quando divenne dirigente della comunità di Marsala…ero responsabile delle attività (oggi faccio l’infermiera presso Rsa). Chi glielo propose? La signora Chicca risponde…venivo pagata…
Galluffo legge un verbale dove lei dichiarò che i fondi per la comunità di marsala venivano gestiti direttamente da milano da chicca roveri e che la comunità non riceveva giusta attenzione nonostante ricevesse contributi…
Domande del pm Del Bene…..
Come fu redatto quel verbale? I verbalizzanti potrebbero avere capito male….quel giorno sono stata prelevata da casa e portata in questura….non ho avuto il tempo di rileggere…..non l’ho fatto …non posso confermare queste cose che non sono vere…non ero presente….
Lei accusa i verbalizzanti che hanno redatto un verbale falso…Io non sto accusando nessuno, io non ho visto nulla, io ho parlato di cose riferite dal signor Vadam….
Avete commentato con Vadam quello che era accaduto a Mauro Rostagno….A che conclusioni siete giunti? Le nostre convinzioni erano quelle che il suo impegno sociale e giornalistico avevano urtato qualcuno ( a verbale fa riferimento che il sospetto di Vadam era rivolto alla mafia, ndr)….Il pm cerca di ottenere risposte più specifiche su cosa aveva urtato….Non ricordo, risponde la teste e il pm chiosa, questo atteggiamento non fa onore alla memoria di Mauro Rostagno….il pm Del bene legge il verbale proprio nella parte in cui la teste riferisce dei sospetti di Vadam rispetto alla mafia…
il pm chiede se la teste seguisse le trasmissioni di RTC… lei dice di no, che conosceva dell’impegno di Rostagno “per sentito dire”. la parola all’avvocato Miceli
Avvocato Miceli (Maddalena e Chicca Roveri) riporta una dichiarazione resa da Vadam (20.4.96) in cui diceva” dopo qualche anno, quando ero responsabile di lenzi, ricevetti una telefonata da Roveri di prendere una lettera e spedirla via fax… (…) approfittai della presenza della mia ragazza, Anna Maria Ruvo e gliela feci mandare,( …) leggemmo il fax, c’era scritto che cardella chiedeva a rostagno di lasciare casa sua”. Miceli chiede se ricorda di aver spedito il suddetto fax, che viene mostrato alla teste
Domande dell avv Miceli…Sulla presunta relazione tra la Roveri e Marrocco cosa disse Vadam… Me ne parlò come pettegolezzo, non mi diede mai dettagli…
Il verbale oggetto di così tante contestazioni fu reso dalla teste il 15 marzo 1996 presso la digos di trapani…a fare le domande due vice ispettori…uno di questi Amodeo Pietro, è stato di recente condannato per abuso….affrontò dei colleghi in servizio che avevano multato un suo amico…..
La teste è congedata. Chiamato a deporre il maresciallo Voza. Comincia avv. Lanfranca
Sono arrivato a Trapani nell’83, quando ero caposcorta del giudice Palermo…
Era nella Guardia di Finanza, aveva ottimi rapporti con Beniamino Cannas, del nucleo operativo dei Carabinieri. Conosceva Rostagno, perché era un giornalista e si vedeva in tribunale, erano spesso qui con gli operatori, era molto avanti rispetto agli altri, era un giornalista d’inchiesta, approfondiva, ed era molto seguito
quando c’era il suo notiziario alle due in strada non c’era nessuno, tutti davanti alla tv
”Io non ero referente di Mauro, ci sii parlava, eravamo di mondi diversi ma in realtà facevamo le stesse battaglie, c’era uno scambio inteso come confronto ma non nello specifico delle indagini. Frequentare il palazzo di giustizia, quando uno vive qui, ci si conosce, non c’è bisogno che qualcuno ti abbia presentato”. ricorda il processo sull’omicidio Lipari: durante un’udienza c’era Mauro in un angolo e un operatore e nella gabbia c’era Mariano Agate, che ha chiamato l’operatore, parlavano e non ho sentito ma poi ho sentito un tono più marcato di Agate che disse all’operatore “dì a quello con la barba che non scassasse la minchia”. Ho guardato l’operatore, poi sono uscito per riferire a Matteo Amabile, il mio superiore, e poi sono andati a fare denuncia dai carabinieri
Voza: Mariano Agate era un esponente della mafia di Campobello di Mazara e l’abbiamo scoperto in attività sulla loggia Scontrino, il suo nome era in un verbale di inaugurazione di una loggia coperta in cui era presente anche Licio Gelli (1981). guardando il nome dei presenti c’era anche il viceprefetto Chittaro e il vicequestore bonura. era un verbale di apertura, sembrava quello di un’associazione, certificava la presenza di agate, di gelli e altri
C’era anche il nome di Natale l’Ala, non ricordo se in quel verbale o in un altro.
(Rino e Federica passano la mano a Marco Rizzo )
Perché Licio Gelli in persona inaugurò la loggia? Era un evento importante specie visto la latitanza. Vozza non sa rispondere, suppone per avere una benedizione dalla P2
C’erano anche uomini politici nella Loggia Scontrino, perché era utile elettoralmente. da un loro verbale capirono che la loggia aveva scelto di appoggiare alle elezioni regionali Blunda, non Canino perché già forte elettoralmente. Tra i documenti c’era un telegramma ricevuto o spedito a (non ricorda) Giulio Andreotti su qualcosa relativo all’attentato a Giovanni Paolo II.
Il perno principale della Loggia Scontrino era Giovanni Grimaudo, referente di Gelli in Sicilia da quanto emerso dalle attività investigative.
Dopo le minacce, nella primavera dell’89, Vozza fu trasferito d’autorità (con il suo consenso). L’ispettore Saverio Montalbano (reggente della mobile di Trapani), dopo qualche tempo dalle indagini sulla loggia Scontrino è stato trasferito. Aveva fatto usare un’auto blindata che gli era stata assegnata per la sua incolumità al posto di una volante, che non era disponibile, da alcuni colleghi. Ne nacque un caso e fu trasferito a Palermo.
Dai notiziari di Rostagno emerge il suo interesse per la vicenda della Loggia. Vozza ricorda di essere stato minacciato, risultò persino una sua domanda di trasferimento finta. Le minacce provenivano da gente che si diceva collegata a ministri in carica, dopo avere sequestrato libretti Ingrande Francesco, uno degli uomini di fiducia di Grimaudo.
Era normale con Rostagno darci del tu: dava del tu a tutti. Non conosco i dettagli di Rostagno sulla sua inchiesta, né se ha parlato con qualcuno in particolare. L’ultima volta che l’ho visto ci siamo salutati da lontano dopo esserci incontrati per strada, poco dopo essere tornato a casa dal lavoro mi hanno avvisato dell’omicidio. Ho scritto io il verbale in obitorio e sono andato sul posto dell’assassinio, c’era anche Cannas.
(Mi intrometto…..l’altro ispettore che scrisse il famoso verbale qui citato, tale Pietro Gandolfo in anni successivi risulta implicato e condannato in vicende di corruzione e concussione regalie varie in cambio di permessi di soggiorno…).
Nel verbale scrissi che il cadavere non era ancora rigido. Del luogo dell’omicidio ricordo la macchina, le cartucce già segnate per terra con il gesso e il fucile rotto. Come guardia di finanza non avevamo grande competenza su questi dettagli, anche se in passato ci occupammo dell’omicidio del giudice Giacomelli (ma più sui movimenti finanziari). Andai sul luogo spinto dall’emotività e dalla conoscenza. Saremmo stati distanti come “vita”, ma lottavamo contro lo stesso nemico.
Lanfranca chiede se oltre Voza o Cannas c’erano altri nelle forze dell’ordine vicini a Mauro. Il teste risponde che lo conoscevano più o meno tutti allo stesso modo. Tra polizia, finanzieri e carabinieri c’erano diverse persone che gli parlavano e ne parlavano. Le domande passano all’Avv. Miceli (delle parti civili Roveri e Rostagno)
Miceli chiede se tra le attività investigative a cui ha partecipato come polizia giudiziaria c’era la ricostruzione dell’organigramma di Cosa Nostra. Voza dice che avevano nomi di personaggi che sapevano collegati, ma non era loro compito costruire un organigramma.
Riguardo a Totò Minore (noto capomafia trapanese) nell’88 lo associa alle attività legate all’arresto del giudice Costa. Non si erano interessati alle sue sorti (se era vivo o morto). Sul trasferimento, fu trasferito d’autorità secondo la legge che disciplina il trasferimento d’autorità. “Fu anche un salto di qualità per me e fui aiutato con dei rimborsi”. Oltre a quello di Saverio Montalbano non ricorda altri trasferimenti.
Fu il primo ufficiale ad arrivare all’obitorio, oltre a me c’era la dottoressa Santini di Bologna. All’epoca il maggiore Montanti (oggi generale) non era all’obitorio quando fu compilato il verbale. “Quella è la mia grafia”, precisa Voza. Era morto da poco (si chiama “effetto Pulcinella” la mancanza di rigidità del cadavere), come detto dal medico legale, che disse anche che il corpo era ancora caldo.
La parola all’avvocato Ingrassia, difensore di Virga:
“Lei fu testimone della minaccia a Rostagno da parte di Mariano Agate durante il processo Lipari?”
“Sì ero vicino alla transenna e vidi l’operatore avvicinarsi ad Agate dopo che questi gli aveva fatto un cenno. Tra la gabbia e l’operatore non c’era nessun agente di polizia, fu possibile avvicinarsi alla gabbia e parlare con l’imputato”.
Ingrassia dice che pur essendo avvocato se parla con l’assistito chiede il permesso. Riguardo la minaccia di Ingrande,la ricevette proprio alla caserma della finanza, sede del comando nucleo.
Ingrande lo fece scendere e lo minacciò dicendo che gliel’avrebbe fatta pagare.
Ingrassia chiede come è possibile che sia stato lasciato uscire tranquillamente.
Voza dice che sta agli atti, Ingrande chiese i suoi libretti e al diniego rispose “Parlerò con il mio amico ministro e le farò vedere io”.
Dice Voza che non c’erano gli estremi per arrestarlo ma per rapportarlo sì.
”L’operatore con Rostagno venne a riferire a me e al mio superiore Matteo Amabile della minaccia di Agate. Gli dissi che non era nostra competenza e dovevano riferirsi ai carabinieri”.
Voza dice di non avere mai saputo che esito aveva avuto quella denuncia. Erano strapieni di attività e non si interessò alle conseguenze della vicenda.
Riguardo al verbale con i nominativi dei membri della loggia Scontrino, Ingrassia chiede se il vicequestore restò in polizia dopo essere comparso nella lista e se ebbe funzioni giurisdizionali. Voza dice di non saperlo
Il PM del Bene chiede che rapporto c’era tra lui e Cannas.
Abbastanza confidenza e ci scambiavamo informazioni, risponde Vozza. Però sull’inchiesta sull’omicidio di Rostagno, e in altri casi simili, se non c’era motivo di attività delegate alla finanza non chiedeva dettagli sull’indagine. C’era molto rispetto, dice, per la professione altrui.
Non chiese dunque a Cannas quale pista stavano seguendo i carabinieri.
Le domande passano all’avv. Galluffo, che chiede nuovamente sulla minaccia di Agate.
Voza non ricorda quanto passò tra la minaccia e la discussione con Rostagno in cui gli suggerì di denunciare ai carabinieri.
L’udienza era sospesa quando avvenne la minaccia. “Se non ricordo male c’era solo Agate nella cella”. Dentro la gabbia non c’erano guardie o se c’erano non l’ho notate, forse erano al di là della transenna. C’era poca gente in aula, poche persone e pochi avvocati e Mauro era distante da me, mi ero fermato affianco a un collega.
Galluffo ricorda che nessuno finora ha parlato di questa minaccia dicendo che era presente Rostagno.
Voza recita la frase di Agate in siciliano con un forte accento campano e il presidente Pellino dice “Vabbè questa è la versione napoletana”
Voza dice che è sicuro che c’era Coen in aula al momento della minaccia ma non che ci fosse Rostagno. Mauro era sicuramente poi presente quando gli chiesero di denunciare l,a minaccia.
Voza non sa se all’epoca della fondazione della Loggia Scontrino Agate era latitante o a piede libero.
Le domande passano all’Avv. Vezzadini (difensore di Virga). Sul verbale della loggia Scontrino, dice Voza, fu trovato quando iniziò l’indagine sulla Loggia, anche se non riesce a individuare l’anno.
Su richiesta del Dottor Barresi ci furono delle perquisizioni.
Voza non sa perché scrivessero dei verbali, di cui ce ne erano diversi. C’era molta documentazione, tra cui una videocassetta con il compleanno di una figlia di un giudice nel tempio massonico.
C’era tanto materiale su cui lavorare.
Vozza risponde a una domanda sulle indagini finanziarie su Saman, dice che lui non ne ha mai fatte e non gli risulta che suoi colleghi ne abbiano fatte, almeno fino al 1989.
L’avvocato Lanfranca per il riesame: il compleanno era della figlia del giudice Carmelo Lombardo. Oltre a Coen non ricorda se c’erano altri giornalisti. Il nome di Gianni di Malta non lo ricorda (all’epoca uno degli operatori che lavoravano con Rostagno).
”Ci tengo a dirlo per giustizia e verità: queste cose le ho riferite a Buzzi e Cannas. Quando succedevano questi eventi ci comunicavamo queste cose. Ci vedevamo anche per le varie attività investigative, come nucleo interforze, e di queste cose sono sicuro di avere parlato”.
Si riferisce alla minaccia di Agate a Rostagno.
”La minaccia fu riferita all’operatore, era presente comunque Coen. ” La ricostruzione – e qui parlo io – fa pensare che Coen fosse il giornalista (oltre a Rostagno) e che ci fosse un altro a fare l’operatore.
Le domande al presidente Pellino.
Solo polizia e guardia di finanza hanno firmato il rapporto sulla Loggia Scontrino. I carabinieri avevano avuto una direttiva di non firmare più nulla con la polizia dopo la morte di tale Marino in questura.
Comunque alle attività parteciparono anche i carabinieri.
Con il colonnello Amabile abbiamo fatto perquisizioni, intercettazioni etc. Accadde una cosa grave: dopo avere messo sotto controllo un numero ci hanno fatto sapere che sapevano di essere intercettati.
Ricordo che abbiamo svolto attività investigative sulla figura dell’on. Canino. T
Tra gli esponenti politici non ricorda se c’era Grimaudo Leonardo (quasi omonimo di Giovanni Grimaudo). Voza sa che l’attività si estese anche ad altre province, comprese le logge di Palermo.
Ricorda di un gemellaggio tra la loggia Socrate di Catania e la Scontrino, erano interconnesse, ma non saprebbe essere puntuale nello specifico.
Pellino chiede se gli venne la curiosità di sapere se la denuncia fu sporta da Rostagno. Voza sa che andarono dei carabinieri in tribunale, anche se non ricorda se li accompagnò lui.
Ovviamente non poteva presenziare alla denuncia, poi non approfondì perché molto impegnato con le sue indagini.
Arrivai a Trapani poche settimane dopo la strage Chinnici. Arrivò qui il dottor Carlo Palermo. Io presi la responsabilità della tutela del Palermo per il periodo che rimase a Trapani. Non ricordo esattamente quando conobbi Rostagno. Era una persona che vedevo spesso in Tribunale, erano posti che frequentavamo entrambi di frequente. Non ricorda in che occasione ma visitò la sede di Rtc, sempre per attività investigative e c’era Rostagno.
Non c’era un’amicizia fuori dal lavoro con Rostagno.
Andai anche in comunità per visitare un nostro militare che dopo problemi di salute aveva cominciato a frequentare Saman.
Sarà capitato poi che ho incontrato Rostagno per strada e magari ci siamo fermati per un caffé.
A Vezzadini risponde che non ha mai parlato della minaccia a Rostagno in tribunale. Mentre ovviamente ha deposto sulle minacce da lui ricevute nel processo sulla loggia Scontrino.
L’udienza è ripresa dopo una sospensione di mezz’ora…Dopone l’ispettore azzolina a proposito del sequestro di armi a danno dell’imputato Vito Mazzara
(Passo la palla a Rino Giacalone…)
Il teste Azzolina riferisce sull’esito di alcuni accertamenti balistici
Domande della parte civile, avv. Miceli….riguardano le procedure seguite per le prove balistiche
Domande delle corte su accertamento balistico comparativo tra delittidi piazza Sciacca e Ciaccio Montalto
Entra il teste Luciano Scalettari, giornalista
Scalettari, giornalista del Fatto Quotidiano, tra le altre cose ha scritto il libro nel 1994 ed è qui infatti nelle vesti di autore di quell’inchiesta.http://www.ibs.it/code/9788861900752/GRIMALDI-LUIGI/1994-LANNO-CHE-HA-CAMBIATO-LITALIA-DAL-CASO-MOBY-PRINCE-AGLI-OMICIDI-MAURO-ROSTAGNO-ILARIA-ALPI-UNA-STORIA-MAI-RACCONT.html?shop=5277
Domande dell’avv. Galluffo. Giornalista di Famiglia Cristiana dal 1992….Ha scritto anche per il Fatto Quotidiano…Galluffo chiede cos’è il suo giornalismo, è giornalismo d’inchiesta? Dal 1994 seguo l’Africa, dal 1998 in poi spesso mi è capitato pezzi e approfondire inchieste quello che si chiama giornalismo d’inchiesta. Si è occupato di Somalia? La Somalia è stata la ragione del ponte tra l’africa e il giornalismo d’inchiesta. Occupandomi di Somalia mi sono occupato di traffici di armi, rifiuti e della morte di Alpi e Hrovatin.
Ha mai incontrato un certo Cammisa Giuseppe?
Cammisa Giuseppe nel 98 mi capita in mano un articolo di Peter Gomez dove nella chiusa dell’articolo si nominava Cammisa detto Jupiter una delle ultime persone che avevano visto vivi Alpi e Hrovatin, la cosa mio colpì perché seguivo quel caso…
Cammisa era all’estero, non era reperibile…tempo dopo avevamo avuto a che fare con inchiesta Torre Annunziata e del gruppo cc di Vico Eqiuense e avevamo trovato riferimenti ancora a Cammisa e di progetti della Saman International in Somalia….
La terza fase ha portato all’uscita dell’articolo a marzo scorso sul Fatto quotidiano al quale ha fatto riferimento…….Galluffo: chi era Cammisa, che ruolo aveva in Somalia, nella vita? Persona assistita aiutata nella Saman per tossicodipendenza, poi una volta uscito era diventato collaboratore della Saman e poi via via uomo di riferimento e di fiducia di Cardella venendo avviato in missioni all’estero per Saman e progetti in Somalia….
Cammisa era dei servizi segreti?
Ad un certo punto ci troviamo documenti fra le mani dove si fa il nome di Jupiter come persona da contattare con urgenza per farlo venire via dalla zona Bosaso Lascorè…questo per noi significava aveva coincidenza di tempi perché avevamo appurato che Cammisa si trovava già in Somalia.
L’ordine che arriva da Sios marina La spezia al comando Ibis 2 in Somalia è del 14 marzo 1994…per noi diventa importante perché il 14 marzo 1994 è il giorno di arrivo in Somalia di Alpi e Hrovatin che verranno uccisi sei giorni dopo a Mogadiscio….
In questi sei giorni ci sono misteri fitti sul lavoro svolto di Ilaria Alpi, forse furono manomesse delle cassette….e curiosamente nonostante del 98 si sapeva che Cammisa aveva visto Ilaria Alpi non è stato mai sentito da processi, dalla commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Alpi…
Cammisa nei servizi come la apprende? Noi abbiamo due momenti diversi (noi è lui e il giornalista Palladino)…uno è tale Carmelo Sebri che dice che Cammisa era uomo della mafia in Somalia….
Sulla presenza in Somalia di Jupiter: In un’intervista Giampiero Sebri ci dice Cammisa era uomo della mafia in Somalia, era a Bosaso per supervisionare le operazioni.
L’altra è una fonte riservata da cui provengono i documenti. “Sì, c’era relazione con la mafia ma era lì come uomo della struttura. Difficile definirla Gladio perché non c’era nel 94 (sciolta nel 91). Non ho mai detto che faceva parte dei servizi segreti, anche perché non era militare.”
Far parte non direi, risponde Scalettari….era a disposizione….Giampiero Sebri in gioventù faceva parte della sinistra extraparlamentare, Movimento lavoratori per il socialismo, poi ci raccontò che si era diretto verso il Psi….viene piazzato a fare portaborse di un uomo socialista, Luciano Spada della zona di Magenta, Lombardia, e per lui fa molte cose all’estero,. Haiti, Spada definisce se stesso il delegato al settore ecologico del Psi, cioè metteva in piedi traffico di rifiuti tossico nocivi in cambio di armi… Sebri è uomo di secondo fila di questa situazione…fa delle cose…Sebri disse che ad un certo punto si offrè alla procura di Milano perché racconta al pm Romanelli dicendo di essere stato contattato dal solito giro, Spada era già morto, chiede di essere microfonato, però l’indagine venne archiviato. Sebri lo conosciamo nel 99 perché lui si fece vivo con Famiglia Cristiana dicendo di avere cose interessanti da raccontare…ci racconta che lavora con procura di Milano….
Dalle indagini, Sebri era al servizio del parlamentare socialista Spada (oggi scomparso) che era responsabile di un traffico di rifiuti tossici in cambio di armi (tra cui in Somalia). Collaborò per ragioni di coscienza con la procura di Milano su una nuova indagine su un nuovo traffico che poi fu archiviata.
Sebri conosceva Cammisa?
Io realizzai intervista con Sebri all’isola di Formentera….lui dice che in questa organizzazione c’entra (estate 99) anche Cammisa…quando gli chiedo approfondimento lui dice di Cammina: non parla perché se si parla di Cammisa si parla di mafia e servizi…lui poi non parlava nemmeno di Lbia per paura….
Durante la discussa commissione parlamentare antimafia presieduta da Carlo Taormina il nome di Jupiter/Cammisa era uscito più volte ma non fu mai approfondito né lui fu chiamato a testimoniare.
Alla commissione, riguardo alla pista della famosa cassetta, Scalettari e gli altri esperti suggerirono di ascoltare Cammisa per sondare legami con il caso Ristagno, ma come già detto non fu mai chiamato a deporre.
Scalettari dice che non ha la certezza assoluta che Jupiter facesse parte dei servizi ma è un’ipotesi, certificata anche da una conoscenza tra lui e il maresciallo Li Causi.
Scalettari: “Per me quella che mi ha informato su Jupiter era una fonte attendibile, che conosco da circa 12 anni e non si è mai sbagliata. Si è sempre riscontrata positivamente o non ha avuto riscontro negativo. Siamo in un’area di servizi che possiamo chiamare Gladio per semplicità, ma che sono difficili da etichettare. Non sono servizi segreti ‘normali’ e la fonte temeva per la propria vita, per questo è riservata.”
Se ricordo bene c’era un agente di Polizia, Angelo Casto, al servizio della commissione sul caso Alpi, che forse era venuto a Trapani per delle indagini. C’era anche un magistrato di cui non ricordo il nome. Non ricordo se vennero appositamente solo a Trapani oppure sia a Palermo che a Trapani per raccogliere della documentazione riguardante l’omicidio Rostagno. C’era stato un contatto tra commissione e procura di Palermo su dei materiali da condividere.
Galluffo fa presente che in un documento prodotto nella commissione hanno elencato alcuni aeroporti usati dai servizi, il teste conferma. Tra questi Milo e Kinisia.
L’avvocato chiede cosa gli è stato riferito dalla fonte su Trapani. Sul centro Scorpione di trapani tanti misteri, nessuna rendicontazione economica, discordanza tra dichiarazioni di Li Causi e il suo capo sull’attività antimafia che non risulta essere fatta, una relazione del senatore Brutti molto pesante. Di 5 centri d’addestramento Gladio quello di Trapani è sempre stato il più difficile su cui indagare.
Era un centro molto organizzato, con varie strutture dislocate. La sua fonte riferiva di essere stato in alcuni di questi luoghi. La decisione di dare il comando a Li Causi fu perché era originario di Partanna e in grado di gestire i rapporti “locali”. Per la fonte Gladio era anche “salvaguardata” dalla mafia locale.
Quello che era rilevante è che secondo la nostra fonte nel territorio il centro aveva una collaborazione fattiva con la mafia locale. Gli appartenenti al centro Scorpione fissi, come residenti, non erano molto. Negli elenchi ufficiali non ci sono trapanesi, uno solo a Messina. Si sanno i nomi dei responsabili, prima Fornaro poi Li Causi che resta fino alla fine, quando Gladio fu rivelata da Andreotti mentre il magistrato Casson vi indagava alla fine degli anni 80. C’erano altri uomini, ma erano pochi, i nomi non li so e non saprei dire se erano di Trapani.
L’avvocato mostra una cartina agli atti. Rappresenta l’area di competenza coperta da un radar che doveva controllare la zona antistante San Vito Lo Capo, in dotazione del Centro Scorpione. Ufficialmente avevano solo un velivolo ultraleggero che usavano a S. Vito in un centro d’addestramento privato, probabilmente una sigla di copertura. ma in verità la loro attività con gli aerei si svolgeva a Milo o Kinisia.
“Ricordo che la mia fonte mi parlò di Kinisia, ma io non ho dettagli”. Non ci sono registrazioni, il giornalista ha solo degli appunti. Registra per suo metodo solo avvisando la fonte. Galluffo mostra un modulo per messaggio dell’aeronautica, tra le carte finite nelle mani di Scalettari.
Si tratta di comunicazioni verso il centro Scorpione. Erano messaggi rilevanti per i nomi fatti: a un certo punto si nomina qualcuno, poco leggibile: “Soracca, Saraca…”. Nome che viene qualificato onorevole. C’è un onorevole Saraca, in effetti. La comunicazione ordina a Jupiter/cammisa e Vicari/Li Causi di accogliere sulla pista l’onorevole
ma il delitto di Mauro Rostagno?
Tra le carte si fa riferimento a un’operazione chiamata “domus aurea”,otto giornio prima dell’attentato all’Addaura. Forse si faceva riferimento proprio alla villa di Falcone.
Se fossi un magistrato indagherei sulle relazioni tra queste strutture e la mafia.
(Ndr: evidentemente pare che molte delle carte esibite non fanno riferimento al caso Rostagno ma vogliono dimostrare il legame di Cammisa con i servizi segreti)
Adesso si parla di altri omicidi….
Scalettari cita un documento del Sisde del 91 in cui si parla del campo di Milo in cui si sono svolti contatti con famiglie mafiose trapanesi e i Servizi
Dopo un lungo elenco di documenti dai servizi segreti tra le fonti di Scalettari la parola passa all’Avv. Ingrassia, che chiede del progetto Urano.
Scalettari parla del progetto Urano soffermandosi in particolare sulla prima fase. Cita Nicolas Bizio, miliardario italoamericano, che viene intercettato mentre si vanta di essere stato il primo ad avere portato materiali tossici e radioattivi in Africa.
Nella seconda fase del progetto si passa alla Somalia, sicuramente dal 1992. La procura di Roma ha acquisito accordi scritti tra Garelli e altri personaggi come Giancarlo Marocchino, (faccendiere italiano a Mogadiscio. Marocchino fu un contatto di Ilaria Alpi e quello che si occupò dei cadaveri subito dopo l’omicidio).
i giacimenti di fosfati ……nuova pista
L’avvocato Ingrassia cita questi documenti, passati a Scalettari dalla sua fonte http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/25/lultimo-viaggio-ilaria-alpi-lombra-gladio/197492/
Ingrassia chiede se sa di una vicinanza tra Luciano Spada e Cardella (magari tramite Craxi).
Scalettari non sa rispondere.
Dice poi che tra le strutture ce n’erano alcune nel centro storico.
Una domanda dell’avv. Miceli. In riferimento alla pista di Milo, chiede se alla data dell’estate 1988 la pista di Milo è stata utilizzata. Scalettari risponde che risultano esercitazioni. Un’operazione chiamata “Firex” in particolare si svolse in quell’epoca certamente a Kinisia, non si capisce dagli atti se si svolgeva anche a Milo. l’avv Miceli chiede se gli risulta che la pista di Milo sia stata usata dall’Agenzia Spaziale Italiana (personalmente confermo che l’ASI ha avuto in gestione la pista per il lancio di palloni aerospaziali). Scalettari dice che vi atterravano anche elicotteri e anche altri velivoli.
Riguardo alla propria fonte, Scalettari si tiene vago sulla provenienza (e giustamente, dico io) ma conferma che i documenti sono quasi tutti arrivati da quella fonte, compreso quello del Sisde. Altri documenti vengono dall’archivio della comunità Saman.
Tra il 1987 e il 1990 Gladio-Scorpione era in contatto con i vertici della mafia del trapanese…..
L’avv Lanfranca riprende il documento del Sisde.
Citazione testuale: “Nel periodo di comando del centro corrente tra gli anni 1987 e ’90 si sono svolti contatti anche fisici tra elementi di spicco della mafia trapanese e la dirigenza del centro anche nel perimetro interno del centro”.
Chiede a Scalettari se ha approfondito e sa chi ha incontrato chi. La dirigenza era Li Causi, sui perimetri interni l’interpretazione di Scalettari di un’espressione contorta è che sia stato ALL’INTERNO del centro. Mentre alcuni documenti venivano spiegati al giornalista, quelli provenienti dal Sisde non venivano commentati. Scalettari chiese pubblicamente perché il servizio di sicurezza interna dello stato manda un documento dove si interroga tra le attività di Jupiter in Somalia? pur sapendo la confusione di competenze tra sismi e sisde si chiedeva perché di questo interesse.
Lanfranca riporta la discussione a Trapani e chiede se Scalettari ha potuto chiedere perché Gladio cercasse contatti con la mafia.
Il giornalista dice di non sapere perché e di non avere potuto chiedere.
Tocca al teste Andrea Palladino
Domande avv Galluffo…Palladino è un giornalista autore con Scalettari delle’indagine già affrontata con l’esame di Scalettari…Galluffo chiede se sa qualcosa di Cammisa Giuseppe…
Palladino riferisce dell’incontro con Sebri a proposito di un servizio giornalistico su traffici di armi e di rifiuti e si imbatte nel nome di Cammisa che aveva già sentito per altre vicende e quindi ha deciso di approfondire le conoscenze sul ruolo di Cammisa e decide di mettersi a lavorare insieme a Scalettari
Le domande sono una ripetizione delle precedenti con l’altro teste. le risposte identiche…si parla di un periodo lontano dal delitto Rostagno e ancora di Gladio…
Da Marco Rizzo, copio e incollo la giornata che pare sia stata noiosa: Cose interessanti apprese oggi al processo Rostagno.
1) Il Sisde ha scritto un rapporto sui legami tra mafia e servizi segreti (Gladio) a Trapani. Citazione testuale: “Nel periodo di comando del centro corrente tra gli anni 1987 e ’90 si sono svolti contatti anche fisici tra elementi di spicco della mafia trapanese e la dirigenza del centro anche nel perimetro interno del centro”.
2) Oggi sarebbe stata un’udienza perfetta per un ipotetico nuovo processo ai presunti assassini di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin
3) Dopo la foresta che separa Lenzi e Kinisia citata all’inizio del processo, oggi si ventilava (fuori dall’aula) l’ipotesi di tunnel sotterranei tra l’aeroporto di Milo e Lenzi.
4) i membri della Loggia Scontrino erano capaci di poter fare sapere alla polizia giudiziaria che sapevano di essere intercettati a poche ore dall’attivazione dell’intercettazione
5) Un finanziere negli ani 80 (e forse anche oggi) può essere minacciato in caserma da un massone che gli dice “Parlerò con il ministro, le faccio vedere io”
6) Mentre i parenti della vittima pagano tutto di tasca propria, un’altra beffa oltre al gratuito patrocinio per Virga (non abbiente perché gli è stato sequestrato tutto il patrimonio), voci di corridoio sostengono che i difensori del killer della mafia Vito Mazzara lavorino pro bono.
A voi i commenti.