Il concorsone della scuola: questo è il contributo critico di Stefano Diana che riprendo dal suo blog Lideolog ( http://lideolog.net/il-concorsone-per-la-scuola-e-l-abdicazione-all-umano/ ):
L’altra sera per curiosità, sono andato sul sito del Ministero dell’Interno e ho provato a fare un test-tipo del concorsone per la scuola che c’è stato qualche giorno fa. Cinquanta minuti per 50 quiz. Ci ho messo 26 minuti e ne ho sbagliati 3.Bravo? Mah, sinceramente non mi sembra di aver fatto granché. Per chi come me ha superato 29 esami di ingegneria informatica all’università, quel test è poco più di uno stuzzichevole passatempo, essendo di fatto un trivial di logica e di informatica di base. Ma chi come me ha superato tutti gli esami di ingegneria informatica sa anche che su quei libri non s’incontra l’ombra di un essere umano. Fra teorie e tecniche, formalismi e metodi assiomatici, teoremi e dimostrazioni, spunta tutt’al più qualche eponimo: le formule di Maxwell, il teorema di Wiener. Ma che tipi erano Maxwell e Wiener? Dove e come hanno campato? Cosa li ha portati alle loro teorie? Che facevano quando non dimostravano teoremi? Buio pesto. Niente storia né critica, niente gioie né dolori, niente carne e sangue, niente vissuti né caratteri, niente lupi né agnelli, niente per cui vivere o morire Così deprivati di colori fondamentali, gli ingegneri – e i “tecnici” in genere – dopo l’università si mettono al lavoro per migliorarci la vita con le migliori intenzioni possibili. Essendo però lo sguardo umanistico estraneo alla loro formazione, è estraneo alle loro preoccupazioni e strategie quando devono progettare e costruire un nuovo quartiere di periferia o i nuovi servizi informatici delle poste. E noi ci ritroviamo quartieri e servizi non fatti per esseri umani, bensì per macchine. È questa la via lungo la quale il nostro mondo si sta vertiginosamente disumanizzando: con l’affidamento ai tecnici di tutte le scelte, e con l’affidamento progressivo ed entusiastico della società alle macchine. La lussureggiante realtà è filtrata lasciandone solo gli aspetti computabili, variabili e funzioni; tutto il resto più umano viene gettato via, nascosto, dimenticato fino alla prossima catastrofe. Eppure Jaron Lanier ci aveva avvertito che nel rapporto uomo-macchina era di gran lunga più facile che fosse l’uomo a diventare stupido come un computer piuttosto che il computer sensibile come un uomo. Eppure Bertrand Russell ci aveva avvertito che «la fisica è matematica non perché sappiamo molto sul mondo fisico, ma perché ne sappiamo così poco: sono solo le sue proprietà matematiche che possiamo scoprire»; e per la medesima ignoranza il mondo ci appare matematico, con buona pace del vecchio Galileo.
Ora, il test del concorsone è agghiacciante in quanto mostra chiaramente a che punto si è spinta questa fatale tendenza. Tutti i quiz del concorsone, che il ministro Profumo ha definito «un esempio di grande innovazione per il Paese», sono risolti molto meglio da un computer che da una persona. La stupidità della logica matematica e dell’informatica – a sua volta una implementazione tecnica della logica – diventano così addirittura il primario criterio di selezione degli insegnanti, coloro che hanno il delicatissimo compito di seminare la terra dei nostri figli; e con ciò sono poste alla radice stessa del sapere e della vita. Chi ha superato il test o ha una mentalità da tecnico, oppure ha mimato quella mentalità imparando a memoria i quiz per omologarsi, come tocca adeguarsi alla stupidità dell’antispam, delle porte automatiche, del “mi scusi il computer non me lo fa fare”. Un razionalismo gelido e riduzionista che esclude le sfumature e l’intuito, i casi particolari, il tempo e la storia, le capacità relazionali e affettive, che non ha nulla a che fare con l’emotività senza la quale la ragione è cieca, e nemmeno con la scienza autentica, ormai da tempo va rimpiazzando i valori nella nostra cultura con un pensiero unico, una religione laica sempre più simile a un fanatico totalitarismo.