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I ministri di difesa ed esteri annunciano supporto logistico alla guerra della Francia in Mali. Il centrista D’Estaing la qualifica come “neocolonialismo”

La guerra nel Mali procede, l’Italia annuncia sostegno logistico per la Francia. In Francia l’iniziativa intrapresa da Hollande è definita dall’ex presidente Valere Giscard d’Estaing “neocolonialismo”. Da Globalist riprendo questo post di oggi mercoledì 16 gennaio 2013:

L’Italia guerriera ora anche in Mali

Dopo la Libia ora in Mali a supporto della altrui grandeur: l’ammiraglio-ministro Di Paola e l’ambasciatore-ministro annunciano supporto logistico aereo, “non sul terreno”.


Desk

mercoledì 16 gennaio 2013 10:51

L’Italia è pronta ad un supporto logistico in Mali ”attraverso collegamenti aerei anche per le forze francesi”. Lo ha spiegato il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola al Senato precisando che si tratterà comunque di un supporto logistico e non ‘sul terreno'”. Riguarderà, a quanto afferma anche il ministro estri Terzi collegamenti aerei.

L’Italia si unisce a Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti nel dare un supporto logistico che si tradurrà in sostegno alle operazioni con aerei da trasporto. Ma “non ci saranno operazioni ‘boots on the ground’, non manderemo cioè truppe militari”. Esattamente l’impegno di partenza preso per la missione in Libia prima dell’intervento ufficiale Nato.

Ma i conti di questi “aiutini” collaterali (come i danni delle bombe fuori bersaglio), prima a poi arrivano al saldo. Di ieri la notizia che «Per motivi di sicurezza il governo italiano ha disposto la sospensione temporanea dell’attività del Consolato generale a Bengasi. Il personale dipendente farà rientro in Italia nelle prossime ore». Dice la Farnesina.

E l’articolo 11 della Costituzione? Ripasso per alcuni ministri. «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni…».

Mentre l’Italia avanza, altri discutono. Il solitario impegno francese, affermano Liberation e Guardian nei propri editoriali, potrebbe avere presto bisogno di alleati. Come puntualmente verificato. Per Liberation, i compiti di Parigi non sono solo militari. I francesi saranno presto costretti a convincere altri Paesi a occuparsi del conflitto.

Le ripercussioni strategiche continentali dell’intervento in Africa vengono analizzate dal quotidiano inglese in un articolo dal titolo praticamente identico a quello di Liberation, la solitudine di Parigi in Mali. Il Guardian fa esplicitamente i nomi di Italia e Spagna come paesi interessati a spegnere ogni focolaio di crisi africano e agire in questo senso.

Dal Financial Times le prime riflessioni critiche sul nuovo conflitto. Partendo dalla Libia, chiedendosi se l’abbattimento del regime di Gheddafi sia stata una mossa strategicamente utile. Oltre le intenzioni umanitarie delle potenze intervenute, il quotidiano dubita sia valsa la pena di rovesciare il Colonnello visto quanto accade in Tripolitania e Cirenaica.

Il collasso del Mali -afferma FT- sarebbe conseguenza diretta della fine del regime secolare libico. Secondo uno studio pubblicato dalla Chatam House lo scorso anno, non solo la vera causa del fallimento dello Stato maliano sta nella precedente disintegrazione della Libia, ma anche gli avvenimenti siriani riflettono quanto avvenuto in Libia.

Per la cronaca di guerra, il quarto giorno di combattimenti -scrive Le Monde- è caratterizzato dai primi ostacoli incontrati dal Paese transalpino nella sua azione. Che afferma come Parigi sia cosciente dei rischi che l’intervento pone al Paese e agli ostaggi francesi nelle mani degli islamisti: la guerra sarà difficile e si svolgerà nell’ovest del Mali.

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