Fantastico Nord. Là dove ha prosperato la demagogia della Lega. Là dove è nato il cerchio magico di Berlusconi. Eccoci a Sesto, una volta detta la Stalingrado d’Italia. Ora siamo alla Rupe Tarpea. Da repubblica.it un secondo raccontino di Natale.
Sesto, il condominio senza pietà
“Il disabile si paghi il servoscala”
Gli altri residenti del suo palazzo chiedevano di eliminare l’impianto perché antiestetico. Lui ha 85 anni
ed è in dialisi: “Non posso rinunciare”. All’unanimità hanno deciso di addebitargli i costi dell’elettricità
di GABRIELE CEREDA
Costretto sulla sedie a rotelle dal diabete, a dividerlo dalla libertà e dalle cure di cui ha bisogno ci sono nove gradini. Per superarli c’è un servoscala che i residenti del palazzo vogliono eliminare perché antiestetico. Ci provano da più di un anno. Non ci sono ancora riusciti solo perché la legge lo impedisce. E così nell’ultima assemblea di condominio hanno votato — all’unanimità — di installare un contatore elettrico per «quantificare il consumo effettivo del montascale». Contro ogni buon senso, ma così è stato deliberato, la bolletta finirà nella cassetta della posta dell’unica famiglia che lo utilizza.
A usare il servoscala, seduto sulla sua carrozzina, è Piero Pennati, 85 anni, in dialisi da cinque. Ad assisterlo in casa, tutto il giorno, c’è la moglie Fabrizia, 72 anni, poi all’occorrenza ci sono i due figli Enrico, il maggiore, e Pierluigi. Dal 1966 abitano al quinto piano di una palazzina al civico 9 di via Cavour, nel salotto buono di Sesto San Giovanni. A meno di 100 metri c’è il Comune e da qui partono le vie dello struscio. Per arrivare nel loro appartamento c’è l’ascensore. Il problema è salire quei gradini che dal portone arrivano al pianerottolo rialzato. Dieci anni fa una ragazza che soffriva di sclerosi a placche aveva fatto richiesta di montare l’apparecchio. Alcuni mesi di discussione e poi il via libera: una ditta specializzata aveva installato guida e pedana.
Lo scorso anno la donna decide di trasferirsi. I condomini credono di essersi sbarazzati del problema e fanno richiesta all’amministratore di togliere il montascale «perché antiestetico». Ma nello stesso periodo le condizioni dell’85enne peggiorano, le gambe cedono e fare anche solo due passi diventa un problema. Adesso è lui ad usarlo. Tre volte alla settimana Piero viene prelevato dall’ambulanza fuori dal portone e portato in ospedale per la dialisi. «Se non fosse per questo maledetto diabete, mi sentirei un leone: di arrendermi non ho proprio voglia», dice combattivo. Quel montacarichi gli serve. «E come faremmo senza? — domanda la moglie — Il suo utilizzo costerà sì e no quattro euro al mese, ma quei soldi non li tireremo fuori. È una spesa condominiale e va divisa come tutte le altre. Abbiamo già pagato un avvocato per bloccare la rimozione, piuttosto spendo altri soldi perché questa sta diventando una battaglia di principio».
«Non vogliamo impugnare la delibera di condominio — fa sapere il figlio Enrico — ma se sarà il caso faremo anche questo». L’amministratore dello stabile, Salvatore Bomparola, non commenta, così come i residenti. Solo uno di loro si è opposto alla decisione, un medico che però era assente all’ultima riunione condominiale: «Come si fa a prendere una decisione del genere? Tutti un giorno potremmo aver bisogno di quel servoscala». «È brutto? — domanda uno dei figli — Allora sostituiamolo con uno di gradimento dei condomini e con il loro concorso economico, come prevede la legge. Per mio papà quello strumento a tutti gli effetti è un salvavita».
(23 dicembre 2012)