Informazioni che faticano a trovare spazio

Imposimato a Borsellino: ricorrete a Strasburgo contro la sentenza della Corte Costituzionale sulle telefonate da distruggere tra Mancino e il Quirinale

A Piazza Farnese c’è Salvatore Borsellino che dà il microfono. E sono in tanti a ricordare che la trattativa tra Stato e Antistato nonè una cosa presunta, ma un dato di fatto già oggetto di sentenze. Nel mirino oggi c’è prima di tutto il capo dello Stato e non potrebbe non essere che così. E’ lui che ha imposto il silenzio di stato sulla questione, ottenendo la cancellazione delle sue quattro telefonate tra il suo consulente giuridico e Nicola Mancino (anche se ne restano agli atti altre otto che dicono la stessa cosa e cioè che sono stati forniti a Mancino consigli addirittura su come cercare di mettersi d’accordo con Claudio Martelli, la cui versione è conflittuale con quella di Mancino).

Bisogna rendere onore a Salvatore Borsellino che ha voluto questa manifestazione a Roma a sostegno dei magistrati di Palermo che indagano sulla trattativa. Non c’è molta gente, ma la protesta è viva ed è puntuale anche artraverso gli interventi dei giornalisti (Marco Travaglio, Antonio Padellaro, Silvia Resta), della gente di spettacolo (Sabina Guzzanti che sta preparando un film sulla questione, Fiorella Mannoia, inseriamoci pure Aldo Busi) e di altri. Ferdinando Imposimato consiglia di fare un ricorso a Strasburgo, alla Corte dei diritti dell’uomo, contro la sentenza della Corte Costituzionale..

Nel contesto dà un po’ fastidio l’elogio e l’autoelegio del Fatto quotidiano, che Salvatore elegge come unico quotidiano libero d’Italia. Andiamo oltre l’esagerazione.

E’ un dato di fatto però che la stampa nazionale continua spesso a usare il detestabile aggettivo “presunto” per parlare della trattativa.

Salvatore Borsellino resta lì sul palco a ricordare infine che non demorderà. E se ne può stare certi. Il suo piccolo popolo delle Agende Rosse lo applaude con convinzione.

P.S¨per quanto riguarda la sentenza della Consulta, definita “inconsulta”, si ricorda che le telefonate col cittadino pensionato Nicola Mancino equivalgono alle telefonate (non distrutte e acquisite in altre inchieste) che capi dello stato hanno avuto con altri cittadini privati incappati in intercettazioni. Si ricorda Scalfaro con un tizio di cui mi sfugge il nome ora, si ricordano le telefonate di Napolitano con Bertolaso. Quelle telefonate non sono state distrutte, quelle con Mancino sono le uniche a preoccupare il capo dello stato. Un fatto preoccupante per tutti…

P.S 2: Fiorella Mannoia, in video, ci legge il miniracconto di Gianni Rodari “Il paese dei bugiardi”. Riguarda un posto in cui tyutti dicono bugie (non chiamano col suo nome nemmeno la cicoria) e dove arriva un ometto che invece fa l’opposto. Naturalmente lo incarcerano ma la sua malattia è contagiosa

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