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Giugliano, terra avvelenata fino al 2080. Da Francesco Bidognetti. Con i rifiuti dell’Acna di Cengio

Terra avvelenata. Contaminata almeno fino al 2080, di qui ai prossimi settant’anni. Grave pericolo per la salute dei bambini, potenziale assunzione di sostanze che provocano il cancro. Danni irreversibili per l’agricoltura. E ancora: rischio per la salute umana e animale. Disastro voluto, doloso. Pur di guadagnare. Grazie al trasferimento dei rifiuti del Nord Italia in Campania. Nel caso specifico nella zona di Giugliano, località Scafarea dove la società “Ecologia 89” del boss sversava scarti industriali provenienti prevalentemente dal Nord Italia, in particolare dall’Acna di Cengio.

Opera firmata dal boss dei Casalesi Francesco Bidognetti, Cicciotto ‘e mezzanotte (nella Foto), al quale ieri è stata notificata in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere a conclusione delle indagini della Dia. Ma la vicenda, seguita dall’Antimafia del procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, coinvolge altri personaggi. Tra questo l’ex commissario ai rifiuti per la Campania Giulio Facchi (per il quale sono state ritenute mancanti le esigenze cautelari), Cipriano Chianese, imprenditore del clan, e Gaetano Cerci. Solo le cifre possono chiarire la gravità di quanto accaduto alle falde acquifere di quel territorio.

L’area inquinata – gestita dalla Setri poi diventata Resit srl – si estende su quasi ventidue ettari. Il percolato che avrebbe attraversato il suolo ammonta a 58 mila tonnellate, i rifiuti smaltiti sono stati 807 mila tonnellate. Lo smaltimento ha provocato la fratturazione del tufo al di sotto degli invasi, unica

naturale tra gli invasi stessi e la falda acquifera. In breve, per l’Antimafia, un disastro permanente.

L’indagine che ha portato all’emissione il 5 dicembre scorso del provvedimento restrittivo per Bidognetti, notificato oggi dalla Dia di Napoli nel carcere di Padova, è nata nel 2006 e ha trovato un primo elemento fondante in una perizia depositata dai pm nel corso do un processo a carico di Cipriano Chianese. La perizia effettuato da esperti, docenti dell’ateneo napoletano Federico II, indicano che la falda acquifera di Napoli, grazie all’attività di smaltimento illegale a Giugliano, nella discarica della Resit in località Scafarea, 21.4 ettari infiltrati da 57.900 tonnellate di percolato derivanti da 806.590 tonnellate di rifiuti, è irrimediabilmente compromessa fino al 2080 con rischi per l’agricoltura e la salute umana.

Tra l’altro, nel terreno e nell’acqua sono presenti ben oltre la soglia massima consentita dalla legge di 1,2-dicloropropano e tri-tetra-cloroetilene, con picco di contaminazione previsto entro il 2064. La Resit tra il 1987 e il 1991 ha smaltito 30.600 tonnellate di rifiuti pericolosi dell’Acna di Cengio. Chianese Cipriano è stato arrestato una prima volta il 4 gennaio 2006 per associazione a delinquere di tipo mafioso e per la gestione di 4 discariche mai autorizzare tutte in località Scafarea, e anche in quel caso l’inchiesta evidenziava il suo ruolo nei Casalesi e i suoi legami con il sub commissario Giulio Facchi da cui otteneva autorizzazioni definite dal pm Federico Cafiero de Raho “abnormi e/o illecite”. L’uomo poi è stato destinatario di una seconda ordinanza, il 30 dicembre 2009, per cui è ancora ai domiciliari, relativa ad estorsioni compiute in danno del commissariato governativo per l’emergenza rifiuti in Campania.

Nel settembre 2002 ottenne dal commissariato una autorizzazione l’emissione di una ordinanza illeggittima all’esercizio da parte di resit della discarica di tipo 2B sul sito cava Z che era sottoposto a sequestro preventivo, proprio dopo il blocco degli impianti di smaltimento e la minaccia di ridurre i conferimenti nel periodo estivo, lasciando Napoli in ginocchio per l’impossibilità di smaltire i rifiuti. Un comportamento che fruttò solo nel 2002 10 milioni di euro alla sua società.

Bidognetti, attraverso la Ecologia 89, dava una copertura formale all’illegale smaltimento transregionale di rifiuti, sia intimidendo chi voleva far luce su quanto accadeva, sia fornendo persino gli autisti per il trasporto dei carichi illegale. Per Facchi, Gaetano Cerci e Chianese il gip non ha ritenuto sussistere esigenze cautelari.

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