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E Napoli batte moneta: ecco i nuovi Napo…

E Napoli ha varato la sua moneta, il Napo. Una moneta di sconto.

Oggi per festeggiare i 18enni, il Comune di Napoli e il Banco di Napoli hanno distribuito a tutti i nati a Napoli nel 1994 un pacchetto del valore di 50 napo. 

L’operazione si è svolta in una sola giornata – giovedì 6 dicembre 2012 – in tredici filiali del Banco di Napoli di cui uno a via Merliani al Vomero aperto dalle 13.30 fino alle 19.00.

Ma cosa sono i Napo?

Lo spiega un capitolo del mio libro “Uomini e donne del Sud”.

Ecco:

Vedi Napo e poi ti separi…

Una moneta locale per risparmiare e per far tornare il commercio alimentare che tende ad emigrare  fuori Napoli nella cintura dei grandi ipermercati? Certo il Napo, la nuova moneta che la giunta De Magistris ha deciso di adottare a Napoli, serve a questi scopi. Settanta milioni di Napo equivalenti ad altrettanti euro da inoculare nel consumo alimentare della città rappresentano circa il 10% del totale della spesa agroalimentare, una quota minoritaria di tutto il giro commerciale alimentare napoletano oggi in prevalenza risucchiato dalle grandi catene collocate nella fascia esterna al perimetro cittadino. La distribuzione dei Napo alle famiglie napoletane “in regola” con tasse e contributi vari deve servire a ricreare fiducia e un circuito, certo. Ma è solo questa l’ambizione della vistosa operazione che ufficializzata il 18 settembre 2012 decollerà formalmente nel 2013?

Il Napo, in quattro tagli da 1,2,5 e 10 con altrettanti colori diversi, intanto è una scelta di orgoglio per la rinascita di una città eternamente umiliata dai suoi rovelli e dalle sue piaghe. “Se l’Europa ha l’euro, Napoli ha il Napo”, esordisce così l’assessore allo sviluppo economico della giunta De Magistris, Marco Esposito, titolare dell’operazione. L’assessore non si spinge subito oltre, ma il succo è chiaro: battere moneta locale, anche se al momento valida solo come buono sconto sugli acquisti alimentari, cela altre ambizioni neanche troppo nascoste. A svelarlo è la risposta a questa domanda: “Assessore Esposito, che libro sta scrivendo in questo momento?”

“Sto scrivendo il libro “Separiamoci”, sì sto cercando di elaborare questo concetto: meglio da soli che male accompagnati – risponde serafico Marco Esposito -. Vedete, c’è una parte d’Italia che il Nord considera una palla al piede. Saremmo noi. Invece di capire come uscirne fuori insieme, questi pensano che abbandonando il Sud si salvano. Ecco, a questo punto il Sud può rispondere: a mali estremi separiamoci allora. A noi conviene di più trattare con l’Europa direttamente invece che passare attraverso il governo di Roma. Il governo prende fondi del Sud per farne quel che vuole. Il punto dunque è: se continuiamo così dove andiamo?”.

E intanto, allora, facciamoci i nostri Napo. Della serie, non si sa mai…

Guardiamo più da vicino l’operazione. A chi devono essere consegnati questi Napo?

“Alle famiglie in regola – spiega Esposito -. Attribuisci un valore a una moneta se te la sei faticata. La fatica? Esserti comportato correttamente. Hai pagato la tariffa rifiuti, la Tarsu? E allora come famiglia ecco 250 Napo…Che moneta è ‘sto Napo? Non è coperta da nessuno, solo accettata come una sorta di buono sconto dai commercianti che decidono di avvalersene. Il commerciante entra nel circuito e accetta i Napo, ogni Napo equivale a un 10% di sconto praticato sugli acquisti. Compri dieci e paghi nove, quello che manca ce lo mette il Napo. Che fine faranno poi questi Napo, una volta incassati dai commercianti? Facile: gli esercenti ce li restituiscono chiedendo opere di equivalente spesa sociale, ad esempio forme di arredo urbano nel quartiere in cui operano. E così il cerchio si chiude. I napoletani tornano a comprare in città, i commercianti recuperano spazi ormai perduti, la città se ne avvale con opere che restano fossero pure solo panchine…”.

Marco Esposito lo dice come fosse la quadratura del cerchio. A Napoli le famiglie sono poco più di 300 mila. Calcolando come base della spesa annua alimentare a famiglia circa 20 mila euro il risultato è a nove zeri: sei miliardi di euro. Ecco il contesto su cui l’assessore ha puntato il dito. La discriminante utilizzata verte sulla legalità: chi non rispetta le regole di base del convivere comune è dichiarato fuori.

“Prendiamo le assicurazioni, un altro campo in cui ci siamo mossi usando sempre la bussola della  legalità – spiega Esposito -. Ebbene abbiamo scoperto intrecciando i dati che chi non paga la Tarsu denuncia più sinistri. Prerogativa di questa categoria di evasori Tarsu che denunciano più sinistri è un secondo aspetto interessante: questa categoria è anche quella che ricorre maggiormente ad un avvocato per promuovere la denuncia di un sinistro. La media nazionale dell’uso di avvocati nel campo assicurativo è di 7 sinistrati su 100, in Puglia è del 19, in Campania sale al 44%. Vuol dire che in relazione ai sinistri aumenta l’intermediazione. E allora che abbiamo fatto una volta scoperto tutti questi dati?”.

La risposta si chiama Rca Napoli virtuosa. E’ l’assicurazione che la Napoli di De Magistris ed Esposito ha varato dal 1 luglio 2012. Si tratta di una convenzione con le assicurazioni che riduce il costo medio di un buon 20%. Il Comune garantisce che il cittadino che vuol accedere a questo servizio, effettuato dalla compagnia inglese “Con te” (l’unica finora ad aver detto di sì all’operazione), è virtuoso dal  momento che ha pagato la Tarsu del 2010. La polizza scontata però vieta l’uso dell’avvocato e così abbatte un ulteriore costo accessorio.

Non è poco in una città dove le assicurazioni oggi arrivano a praticare tariffe altissime, fino a punte di 4 mila euro per  un diciottenne neopatentato. Un fenomeno che interessa tutto il Sud e che a Napoli tocca livelli altissimi: secondo il portale specializzato Supermoney gli automobilisti del Sud hanno fatto meno incidenti ma in media pagano di più: 1456 euro contro i 1119 del Centro e i 920 del Nord.

“Il caro-assicurazioni fa sì che a Napoli circolino ormai molte auto senza assicurazione – commenta l’assessore Esposito -. Con la nostra convenzione abbiamo abbattuto notevolmente i costi, raggiungendo un prezzo medio più che significativo di 830 euro a polizza. Il contratto assicurativo più basso è stato siglato da poco con 612 euro. Su Facebook la signora reduce dalla stipula della vantaggiosa assicurazione ha commentato: “Ho fatto un’assicurazione risparmiando seicento euro, finalmente mi sento italiana…”.

L’assessorato di Marco Esposito è una fucina di nuovi interventi tesi a favorire livelli più avanzati di incontro tra i cittadini e il commercio. Un esempio è il sito BenziNa che si trova sul portale del Comune di Napoli, con un link sulla destra della pagina. Segnala ogni settimana la pompa di benzina che sta praticando i prezzi più bassi di carburante. E’ in funzione dall’aprile del 2012. “All’inizio segnalava sempre la stessa pompa di benzina – spiega Esposito -. Questo rilevamento è durato per un po’. Poi abbiamo preso a registrare un continuo cambiamento di distributori, segno che dopo un avvio sonnacchioso è iniziata una vera e propria emulazione commerciale”. Esposito clicca su BenziNa e compare benzina diesel a 1,610, nella pompa no-logo di via Nuova a Poggioreale. Quello stesso giorno sull’A1 all’altezza di Capua il costo era superiore a 1,800.

“Sappiamo che questo nostro servizio ora è molto conosciuto e cliccatissimo, segno che  riveste importanza”, spiega soddisfatto Esposito.

Nella sua vita passata Esposito ha fatto il giornalista in parecchie testate: Repubblica, La Voce, Messaggero, Mattino.  Con una passione spiccata nel fare i conti e fare le bucce alle rilevazioni. Come ha fatrto con i due pacchi di pasta che estrae da un cassetto della sua scrivania, 500 grammi di spaghetti De Cecco e altrettanti Barilla. Chi ha detto che la vita costa di meno al Sud? Lo sostiene l’Istat. “Però non è affatto vero, ho vissuto a Milano Roma e Napoli e posso garantire che non c’è una grande differenza – spiega Esposito, mostrando due scontrini di acquisti di pasta fatti lo stesso giorno, il 13 novembre del 2009, in due supermercati Gs, uno quello a Milano in viale Monza, l’altro a Napoli al Vomero. Risultato? “La Barilla costa 0,79 in ambedue, la De Cecco costa 1,09 a Milano e 1,19 a Napoli. Perciò il conto finale era di 1,88 a Milano e di 1,98 a Napoli. Ed eccoci allora all’Istat. L’Istat fa rilevazioni in città campione individuando categorie di venduto come ad esempio gli spaghetti. L’istituto rileva però la merce più venduta. E così la più venduta a Milano risulta la De Cecco (1,09) mentre a Napoli sarebbe la Barilla (0,79). Conclusione dell’Istat: Napoli costa meno di Milano…Solo che non è affatto vero. La Nielsen se ne è resa conto quando ha scoperto che la spesa più cara d’Italia è a Reggio Calabria. Il fenomeno si spiega facilmente: lì la concorrenza è minore e i  costi della distribuzione sono maggiori”.

A dare manforte ai ragionamenti di Marco Esposito è ancora una volta la Nielsen, che messi a confronto 120 mila prodotti da supermercato identici ha calcolato su base cento che il prezzo medio è  98,50 in Lombardia, 101,50 in Campania e 104,60 in Calabria.

La battaglia contro i luoghi comuni portata avanti dall’assessore affronta subito dopo il capitolo sprechi. Sullo schermo del suo computer ecco comparire l’ultima indagine della Copaff, la commissione paritetica sul federalismo fiscale. L’indagine è su capitoli di spesa comuni, ad esempio la polizia municipale. “Torino, Genova e Roma risultato i Comuni che sprecano di più – rileva Esposito -. E quali sono quelli che sprecano di meno? Milano e Napoli…Ebbene, appena uscito questo dato ecco che il governo Monti corre a cambiare parametro. Si unisce alla polizia municipale anche quella amministrativa. Conclusione: il dato interessante sparisce e si andrà ora alle calende greche. Nella spending review intanto il parametro è stato cambiato. Ciononostante per un momento è apparsa la verità. Dice che non è vero che il Sud sprechi di più. La conferma viene anche dal parametro servizi per il lavoro. Le province di Torino e Roma sprecano, quelle di Milano e Napoli dovrebbero ricevere di più. Insomma tutte queste polemiche sulla spesa storica nel Sud sono infondate. Napoli 150 anni fa registrava un tasso di più 40 sul prodotto interno lordo nazionale, oggi è l’ultima dopo Crotone per il tasso degli occupati. La realtà è che noi abbiamo risorse turistiche, culturali, generazionali straordinarie. Gli interventi per il Mezzogiorno oscillano da sempre tra un fare centralista – a Roma si decideva come intervenire – e un fare regionale che non funziona. Le regioni del Nord corrispondono poi a vecchi stati, qui nel mezzogiorno sono state inventate perché questo era un unico territorio. Quello che ricaveremmo allora con una separazione dal Nord sarebbe una macroregione che decide finalmente da sola…”.

E poi sentite un po’ cosa ha scoperto Marco Esposito spulciando sul sito Opencoesione del ministero della coesione…”Ci fa arrabbiare lo spreco, certo – dice Esposito -. Ma perché parlare solo di noi? Faccio due esempi che ho appena scoperto, al Nord. Il Comune di Montemonaco, nelle Marche. Con 661 abitanti vanta 1497 progetti finanziati per la coesione. Ogni abitante di Montemonaco dispone di 17.063 euro per la coesione. A Eboli gli euro scendono a 421. Montemonaco con i suoi exploit rappresenta bene questo Nord cosiddetto virtuoso che da solo assorbe il 72% dei progetti del Ministero della coesione sociale, con al primo posto la Lombardia…”.

“Volete un altro spreco? – chiede ancora l’assessore -. A Savona un corso di quattro giorni, dal 27 al 30 dicembre 2011, ha ricevuto un sostegno di 16 mila euro. Tenga, le stampo il tutto da Opencoesione…”.

Il progetto s’intitola “Studio personale in funzione dell’esecuzione orchestrale”, il soggetto attuatore è un certo Is.For.Coop. Nel dettaglio l’Unione Europea partecipa con 4839 euro, il resto arriva dalla Regione Liguria e da privati.

L’indignazione dell’assessore che batte moneta locale  è comprensibile. La sua provocatoria proposta di separazione è invece un po’ più campata in aria. Esposito però non demorde, ha la faccia di uno che dice con schiettezza le sue ragioni.

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