Informazioni che faticano a trovare spazio

La morte di Pasolini: c’è un testimone che vive a New York e che racconta di aver visto. Finora però non risulta acquisito agli atti…

In una notte come questa,m più meno a quest’ora, moriva assassinato Pier Paolo Pasolini. Sul suo corpo ridotto a un informe fagotto di ossa rotte l’autopsia contò dieci costole rotte…

La verità di quella notte è ancora avvolta nel mistero. C’è una mezza verità processuale secondo la quale Pino Pelosi fu preso all’una e mezzo sul litorale di Ostia da un’auto dei carabinieri. Era alla guida dell’alfa di Pasolini, fu arrestato per furto e portato a Casal del Marmo. Poi poco dopo le sei la signora Maria Teresa Lollobrigida arrivando col marito Alfredo Principessa detto “Pipino” e il figlio alla sua baracca all’Idroscalo per passarvi la giornata di festa avrebbe scoperto quel “fagotto”…Il figlio, di giorno festivo, si sarebbe recato poi a lavorare in un cantiere (un cantiere aperto di festa, mah…). Sul posto furono rinvenuti alcuni oggetti, compresa una tavoletta ricoperta di sangue e un plantare con su tracciate alcune lettere di un cognome, oggetto oggi di indagini dei Ris.

Ma è andata proprio così? Pelosi nel suo libro recente dice che scesero in tre da un’auto, che uno parlava siciliano, che un altro lo bloccò minacciandolo di ritorsioni se fosse intervenuto dopodiché ebbe inizio il pestaggio…

Ma andò proprio così.

Qualche mese fa ho intervistato un ebreo ucraino, Misha Bessendorf, che oggi è professore di matematica a New York dove si laureò nei primi anni ’80 subito dopo aver lasciato l’italia.

Nel 1975 Misha viveva ad Ostia e dalla finestra dell’appartamento in cui viveva con altri russi ucraini afferma di aver visto poco dopo la mezzanotte un uomo steso in terra e intorno a lui tre o quattro uomini sui trent’anni. Vicino un’auto di piccola cilindrata.

Misha dice di essere corso giù e di aver trovato altra gente. E che di lì a poco racconta che arrivarono dei carab inieri, uno dei quali lo ascoltò.

Misha dice di non aver saputo quella sera chi fosse l’uomo steso per terra.

E conclude dicendo che dopo quel contatto col carabiniere nessuno si è più fatto vivo con lui.

Ho pubblicato sul corriere della serra questa storia il 29 marzo 2012. E ho subito fornito, l’indomani, al Pm Francesco Minisci copia delle mail che erano intervenute tra me e Bessendorf, oltre ai suoi recapiti newyorchesi. Successivamente sono stato sentito dai carabinieri del Nucleo Operativo che investigano per il Pm. E poi?

Poi non è successo più nulla.  Almeno per quel che risulta a me.

Mi domando perché Misha Bessendorf non sia stato sentito, neanche su rogatoria? Il suo racconto è così strampalato?

Ricordo di aver detto agli investigatori che il testimone non si è fatto vivo con me ma viceversa, avendone io appreso l’esistenza casualmente attraverso un comune conoscente che vive a New Yotk. E ho anche aggiunto che non mi è apparso in vena di facili protagonismi, che ha una vita professionale di tutto rispetto con una famiglia e una figlia al college. Insomma non mi è parso di avere a che fare con un mitomane. Non resta che aspettare, diciamo con fiducia.

Misha Bessendorf in una foto degli anni ’70

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