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Amos Spiazzi se n’è andato con tutti i suoi segreti. Quel comizio a Palmanova per denunciare i suoi interventi golpisti…

Dopo Rauti, Spiazzi. E’ morto il 4 novembre a Verona il generale Amos Spiazzi, 78 anni. Il nome di Spiazzi era diventato noto, in particolare, agli inizi degli anni Settanta in occasione delle inchieste sugli ambienti legati all’estrema destra eversiva, in particolare al cosiddetto «Golpe Borghese». Per questa vicenda, l’allora tenente colonnello venne arrestato. Poi, fu assolto in appello; assoluzione confermata in cassazione nel 1986. Spiazzi fu coinvolto e processato anche per la strage alla Questura di Milano e sentito come teste citato dall’accusa durante il processo di primo grado per la strage di piazza Loggia.

Ricordo di essere andato allora, era l’autunno del  1973, a Palmanova nel Friuli per un comizio ai soldati delle numerose caserme della città stellata cinquecentesca. Perché Palmanova? Perché lì era comandante Spiazzi e ciò che liberamente diceva in caserma con faccia tosta ai soldati carristi che comandava era filtrato all’esterno, grazie all’organizzazione dei Pid (Proletari in divisa) che lo aveva denunciato. Spiazzi parlava della “Rosa dei Venti” e soprattutto parlava di golpe in preparazione.  Peccato che lo facesse con soldati di leva.

Non erano buffonate, c’era qualcosa di sostanza che poi quattro mesi dopo il giudice istruttore Tamburino di Padova mise nero su bianco arrestandolo.

A Palmanova parlai attraverso gli altoparlanti sistemati sul tettuccio di una povera 500. Era quanto passava il convento, cioè Lotta continua sezione di Udine. Mi accompagnavano per l’occasione Toni Capuozzo e Franco Masarin. Parlai per molto tempo (oltre mezz’ora) in una piazza enorme, quella centrale, che avrà un diametro di tre -quattrocento metri. Io ero nel mezzo, la piazza era vuota, i soldati però mi ascoltavano fuori dei due o tre bar che c’erano intorno al perimetro della piazza.

Denunciavo in quei mesi di golpismo strisciante e soprattutto di grande stragismo queste trame interne all’esercito italiano, dove si annidavano personaggi pericolosi. Non si sapeva ancora, allora, dell’esistenza di Gladio. Ma le bombe erano invece esplose, eccome, e la strage di Peteano era  appena dell’anno prima.

Spiazzi ora è morto e si è portato sicuramente con sé tanti segreti, perché nonostante le derubricazioni fatte dai magistrati d’appello che avevano risolto la questione golpe con la formula di “conciliaboli tra quattro o cinque sessantenni” il capitolo nero della repubblica è tuttora da scandagliare fino in fondo.

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