38° udienza del Processo per l’omicidiuo di Mauro Ristagno, Trapani, Aula Falcone (trascrizione di Federica Tourn).
In aula non è presente l’imputato, presunto esecutore materiale dell’omicidio Vito Mazzara. La cosa è un po’ inquietante perché senza di lui non può cominciare l’udienza
ad assistere all’udienza è venuta una scolaresca… stiamo però aspettando di capire se si presenta l’imputato, che deve arrivare accompagnato da Palermo
sempre in attesa che si manifesti l’imputato… non si capisce ancora se si tratta di un ritardo o di un’assenza
entra la corte
vito mazzara assente per rinuncia alla presente udienza
vincenzo virga, presunto mandante, presente a parma tramite collegamento
l presidente Pellino fa il punto: dottoressa Fiorini, teste della difesa Virga, è assente per condizioni di salute; il teste Marrocco dice che non può sostenere le spese visto che la sua fonte di reddito è una pensione di invalidità
la teste Di Ruvo Annamaria: non si è dato corso all’accompagnamento perché ha dato la stessa motivazione del Marrocco: impossibilità economica di affrontare le spese
Pellino ricorda agli avvocati della difesa che Virga ha il gratuito patrocinio, quindi le spese, anche per i testi, sono a carico dell’erario ma va attivata la procedura
il pm produce documenti richiesti dalla corte (il certificato di morte di Cardella e di Vadan, dichiarazione di Genna Vincenzo e il confronto con Bulgarella e dichiarazioni di Bizzi Giuseppe e il verbale di confronto con Genna, e identificazione della signora Leoni, moglie del generale Ghizzoni, integrazione della deposizione di Vincenzo Sinacori con altri interrogatori in cui si parla di Bulgarella; verbale di Brusca Giovanni sempre riferito a Bulgarella).
si inizia con Claudio Fava
avvocato miceli: c’è un’intervista depositata dall’avvocato Lanfranca, resa da lei a Mauro Rostagno a rtc, e poi un’intervista resa da Rostagno a lei e pubblicata da King. quando conobbe Rostagno e quando decideste di registrare l’intervista?
l’occasione fu un processo qui a trapani per l’assassinio di vito lipari, mauro aveva seguito l’omicidio, io ero citato come testimone per alcuni approfondimenti su punti significativi del nostro racconto giornalistico fatto sui Siciliani. in aula c’era un unico giornalista e mi stupii, ed era un operatore della comunità saman che lavorava per RTC. sapevo che rostagno dirigeva rtc ma non avevo altri elementi, li ebbi alla fine dell’udienza quando l’operatore mi invitò in sede rtc per essere intervistato da rostagno
andai, trascorremmo molto tempo insieme, una intervista che partì dal processo e si allargò ad altri temi di attualità non solo nera ma anche civile e politica in sicilia. fu un’occasione per saldare un rapporto breve ma intenso. gli proposi un’intervista in quell’occasione, che si tenne nell’estate 88
Miceli: concordaste la linea da seguire durante l’intervista a Rtc?
fava: parlammo del processo, come giornalista ritenevo significativo (e così mauro) il modo in cui si era arrivati alla determinazione degli imputati e cosa rappresentava trapani nelle vicende di cosa nostra di quegli anni. Trapani viveva in una linea d’ombra ed era diventato un luogo in cui si rinsaldavano interessi di politica e mafia
avvocato Vezzadini non ha sentito per problemi tecnici e si deve ripetere la prima parte delle domande dell’avvocato Miceli a Claudio Fava
Fava: l’omicidio del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari era una metafora significativa della capacità espansiva di Cosa nostra in Sicilia
“esisteva una nuova geografia mafiosa, il fatto che alcuni imprenditori della sicilia occidentale investissero altrove indicava che ormai c’era una presenza diffusa della mafia in tutta la sicilia e non si concentrava solo a palermo”
Fava sottolinea il livello di impunità a cui era arrivata la mafia in quegli anni, “per quello mi stupii molto che ci fosse solo un giornalista di questa rete locale mandato da Rostagno”
un intellettuale come Rostagno che era venuto in sicilia mi stupì favorevolmente, la sua capacità di fare un tg che per un’ora raccontava trapani come non si era mai sentito, con un’attenzione assai professionale con nomi e cognomi senza evocare presenze astratte e al contempo con una grandissima ironia. mi ricordò peppino impastato,la stessa capacità di dissacrare denunciando
Trapani era una città straordinaria per vitalità e per la capacità di nascondere se stessa; viveva in una linea d’ombra in cui erano confluiti interessi economici pesanti e interessi di cosa nostra; parlammo in quell’occasione della loggia massonica iside 2: per la prima volta si parlava di un incontro fra interessi mafiosi economici e istituzionali. dentro questa loggia si ritrovavano esponenti di cosa nostra, delle istituzioni e imprenditori
sapendo come giornalista siciliano la reticenza che i giornali avevano nel raccontare di queste cose, mi stupì invece il modo e la determinazione che aveva Rostagno nel denunciare quel che accadeva con tanta attenzione; questo modo ci fece condividere una passione e un a responsabilità. questo mi spinse a proporre per King un’intervista a Rostagno.
c’era condivisione di lettura fra me e Rostagno su quello che stava succedendo a Trapani – la proliferazione degli sportelli bancari, contraddittoria rispetto alla capacità di risparmio della città, segno che qualcosa stava succedendo, lo avevo raccontato per I Siciliani e le stesse sensazioni le ritrovai nel lavoro di Rostagno.
la figura di Mauro e la funzione di questa televisione era straordinariamente avvertita in questa città
c’era una telecamera in funzione durante tutta l’udienza che raccoglieva tutto; il racconto era molto esaustivo e faceva capire come quel processo fosse vissuto da rostagno come uno snodo fondamentale nell’evoluzione di cosa nostra
miceli: lei parla di policentrismo mafioso, può spiegare cosa intendeva?
fava: era un’intuizione di dalla chiesa, dopo la sua morte provammo a capire cosa significava estendendo l’analisi anche fuori da palermo e dalla sicilia… p2, sindona, ognuna di queste vicende apparentemente autonome in sicilia trovavamo un punto di ricaduta comune. questa era la sensibilità che proposi a rostagno nell’intervista
miceli: parlaste di nuovi livelli mafiosi?
fava: siamo nell’88, era una convinzione consolidata che si fosse di fronte a una mappa consolidata del potere mafioso. c’era la prevalenza di un’imprenditoria siciliana che era un pezzo di questa mafia; reciproca convenienza e protezione fra boss e imprenditori. l’elemento di novità rispetto al passato era la convergenza di interessi fra un pezzo del sistema economica e la nuova nomenclatura mafiosa
miceli: le parlò rostagno di voler ricostruire la mappa del nuovo potere mafioso?
fava: mi disse che voleva raccontare questa città. “spostiamo il cono di luce da palermo a trapani, qui è un luogo dove c’è una capacità di impunità perduta a palermo”, diceva. che trapani fosse interessante per rostagno era chiaro: era una metafora di quello che stava succedendo e qui aveva trovato un luogo di riparo. a trapani la commissione antimafia non veniva. nell’88 trapani veniva considerata una provincia immune
miceli: può spiegare il significato il termine ‘normalizzazione’ usato nell’intervista?
fava: a Mauro non era sfuggito che i giornali di trapani non parlavano, lui si trovava in oggettiva solitudine. molte cose accadevano quasi alla luce del sole in quegli anni ed era imbarazzante quanto venissero ignorate dalla stampa. quel processo per vito lipari , fondamentale, era stato snobbato in modo incredibile, a parte da mauro. era una cosa che non poteva sfuggire allo sguardo di nessuno la presenza di mauro, proprio per il silenzio generale
miceli: con sindona c’è il primo incontro fisico fra la mafia e la p2, cosa diceste su questo tema?
fava: emergevano dettagli importanti sul finto rapimento di sindona…la p2 e cosa nostra avevano interessi comuni. quando viene fuori la loggia iside2 quando si scopre che ci partecipava l’on canino ed erano iscritti esponenti di cosa nostra, era chiaro che venivano fuori domande sui legami fra mafia e istituzioni
fava: sono vicende che sono venute poi fuori molte altre volte in sicilia. le vicende trapanese erano state anticipatrici di quel che venne fuori poi dopo in tutta la sicilia.
miceli: rostagno le parlò di gelli?
fava: non ricordo questo dettaglio
miceli: sull’intervista pubblicata su King. ricorda il contenuto?
Fava: era un’intervista libera che voleva raccontare la vicenda umana di quest’uomo che aveva eletto la sicilia come luogo di militanza umana e giornalistica. diventò un racconto articolato che non si limitava a dire ma mostrava, avevo bisogno di spiegare cosa tenesse insieme i fili di questa esistenza così ricca. il suo racconto fu ciò che ci permise di spiegare l’assoluta coerenza di tutte le tappe umane del suo viaggio. Rostagno mi trasmetteva grande responsabilità e soddisfazione, era molto contento di quel che faceva a saman e a rtc
miceli: le ebbe a parlare di dissapori con altri a saman? con cardella o la roveri?
fava: assolutamente no. mi parlava di passione, si sentiva l’attenzione umana: parlando dei tossicodipendenti, mi disse ‘questi ragazzi sono più ricchi di noi, perché hanno guardato la morte e sono tornati indietro’, manifestando una sensibilità e profondità rara. l’approccio a saman era non burocratico, non formale: capiva che in quelle esistenze c’erano elementi complessi da capire
miceli: si manifestò come proibizionista o antiproibizionista rispetto alle droghe?
fava:il suo approccio era recuperare alla vita. a rtc lavoravano i ragazzi di saman, era un modo per coinvolgerli, in lui non c’era tolleranza ma un desiderio di capire ma non per contemplarne la sorte ma per riportarli a galla. con tutto il rigore e regole necessarie in una comunità di recupero, non era un luogo di anarchia, ma con un approccio umano, lucido e in più l’apporto intellettuale e umano personale di rostagno
fava: rostagno sapeva bene che a trapani i trafficanti di droga avevano costruito una base operativa, era territorio fertile, non c’erano solo macroaffari fra politica e economia ma c’era anche traffico di stupefacenti, la fonte di reddito più significativa per cosa nostra.
“la mafia è negazione della dignità dell’uomo”…
miceli: rostagno parla della possibilità di adeguarsi oppure di ‘fottersene’. perché rostagno parlava di avere questa possibilità?
fava: il riferimento era alla sua sensibilità di giornalista… grande reticenza di altri e invece grande passione che tu metti in questo processo e nel raccontare la città, gli elementi di disagio umano c’erano. mi disse una cosa che mi colpì: io sono siciliano più di te perché io l’ho scelta, e prevede un atto di responsabilità, aveva ben chiaro che c’era una fatica, anche per come la città reagiva.. anche se non ebbi mai la sensazione che avesse ricevuto minacce. non mi stupì: è una procedura, la minaccia, a cui non si ricorre sempre (mio padre non ricevette minacce). si minaccia se la minaccia arriva a buon fine. nessuno disse mai a rostagno di smettere ma che ci fosse un disagio per il suo lavoro era chiaro e non mi stupiva per quello che questa città era
fava: la sensazione di avere toccato qualche nervo scoperto l’aveva avuta. in sicilia riuscire a cogliere la linea di confine fra il consiglio (ma chi te lo fa fare?) e l’avvertimento è molto raro
avv. Lanfranca: con riferimento all’intervista a Rtc, ha detto “avevamo identità di vedute”. con riferimento all’omicidio lipari, quale era la lettura che rostagno dava a quell’evento?
Fava: una delle manifestazioni del policentrismo mafioso era questo omicidio – l’avevamo detto anni prima sui Siciliani – la mafia catanese che si sposta per ammazzare un sindaco fuori dal suo territorio… era segno di una svolta da raccontare giornalisticamente. andava ben oltre la cronaca giudiziaria: era il modo per mettere a nudo quel che era successo a trapani in quegli anni.
Lanfranca: c’erano detenuti presenti?
Fava: agate non ricordo, certo non c’era santapaola
lanfranca: ha avuto modo di constatare se rtc era seguita?
fava: me ne accorsi dopo aver conosciuto rostagno. mi accorsi poi che era diventata una specie di piccola mitologia locale, anche per la capacità affabulatoria e l’ironia di rostagno, per la sua grande cultura e la grande presa che aveva lui sul pubblico
avv. Galluffo (difesa Mazzara): sui Siciliani lei ha parlato sempre di mafia..
Fava: abbondantemente, sì
Galluffo: Rostagno le parlò mai di Cardella?
Fava: no, sicuramente, Cardella non era presente a Saman… se l’ha fatto me ne parlò come dei protagonisti ma senza alcun riferimento negativo
Galluffo: le è capitato mai di apprendere circostanze su Gladio,Centro Scorpione?
Fava: sì sapevo che aveva un luogo operativo a Trapani e una pista che forse è stata usata per trasportare armi
Galluffo: cosa ricorda su Gladio a Trapani?
Fava: so cosa ho appreso da cittadino… non ne parlammo sicuramente con Rostagno.
avv. Ingrassia: quante volte ha incontrato Rostagno?
Fava: due volte, durante la mia deposizione al processo e la seconda per l’intervista a King. due giornate piene
Ingrassia: avete parlato dei problemi derivante dal consumo di droghe?
Fava: era la ragione stessa della comunità di recupero, non ci fu bisogno di parlarne
Ingrassia: era in preparazione la Iervolino Vassalli che prevedeva pene severe anche per il consumo di cannabis. ne parlò con Rostagno?
Fava: no
Ingrassia: ha mai saputo se Rostagno fosse favorevole al proibizionismo della cannabis?
Fava: no, non me lo sono chiesto, non era questo il punto su cui ci siamo incontrati
(avv. Miceli cita l’intervista a King in cui Rostagno dice “se ti fai e sei contento io non ho niente da dirti, ma se vuoi uscirne io ti do una mano”). a Rostagno non interessava giudicare ma aiutare. la sua posizione non partiva da un pregiudizio ideologico
c’era un elemento laico profondo nel modo di intendere la terapia di Rostagno
presidente Pellino: nel corso del secondo incontro, Rostagno le parlò della sua preoccupazione in ordine a casi di ricadute nella droga di giovani della comunità?
Fava:non ricordo
Pellino: lei dice che R. parlò della nuova mappa del potere mafioso. Rostagno fece collegamento fra traffico di droga e di armi? le disse se stava conducendo un’inchiesta su questi traffici?
Fava: mi parlò di armi e di droga ritenendo che questa provincia per la sua marginalità era luogo in cui era possibile che alcune cose accadessero e che quel processo (lipari) rivelava che gli interessi fra cosche di province diverse si saldavano. la provincia di trapani aveva condizioni di potabilità per questi due traffici, ben più che in altre provi.
Fava viene congedato.
Si chiama a deporre Francesca Lipari, ex ospite comunità Saman
Lipari: nell’ottobre ’85 sono entrata in saman per la prima volta, poi varie volte.
Galluffo: ha conosciuto silvio Bruno?
Lipari: era il mio compagno
G:è stata a Palermo in quel periodo con lui?
L: sì, in fiera del Mediterraneo.
G: ha conosciuto Cardella?
L: certo
Galluffo: le parlò di Isola serafini?
L: era un nuovo centro Saman, io fui incaricata di metterlo su insieme a silvio Bruno. i rapporti con cardella erano ottimi, sono stata anche a Milano. cardella da Lenzi mi trasferì a Milano. Ho conosciuto Rostagno a Saman.
Lipari: con Mauro curavo una ragazzina ospite di Saman, trascorrevamo tempo insieme, ci fu una storia che andò oltre, di breve durata… (avv. Galluffo chiede particolari su spostamenti per uno spettacolo teatrale, lei non ricorda). ho conosciuto Luciano Marrocco.
Lipari ricorda, sollecitata da Galluffo, avvenimenti in saman.. l’amicizia di Chicca Roveri con Marrocco, il conseguente nervosismo di Mauro… Lipari e Rostagno fanno un breve viaggio. conferma che nacque una breve relazione. quando tornarono in comunità discusse con Chicca Roveri “un piccolo battibecco”… Pressata da Galluffo, dice che Marrocco “stava molto vicino a Chicca. Marrocco stesso diceva che aveva una relazione con Chicca. Non facevano niente per mostrarlo, ma tutti ne eravamo al corrente”. Parla di Marrocco come di una persona impulsiva (Galluffo continua a ricordare a Lipari una precedente deposizioni… Lipari non ricorda che a fatica.
Lipari minimizza nel ricordare le circostanze sollecitate dall’avv. Galluffo (gelosie, relazioni, nervosismi e reazioni)
Lipari: a Rostagno Marrocco non andava a genio, non lo apprezzava… si diceva che avesse una pistola ma io non l’ho mai vista. per conto di cardella svolgeva un ruolo che non ricordo
Galluffo: ha conosciuto Giovanni Genovese? che soggetto era? era violento?
Lipari: …per alcuni versi, per altri era carina, gioviale, simpatico… ricordiamoci che si trattava sempre di persone con problemi, siamo in una comunità di recupero
Galluffo chiede se a Saman c’erano cassette di sicurezza. Lipari dice sì… non sa cosa ci fosse in particolare, in generale documenti e oggetti di valore. Galluffo chiede se ci sono mai stati furti, lei non ricorda casi particolari (anche se era capitato, si diceva Giovanni Genovese). “ma sono cose riportate, non ero presente, ricordo quel che si diceva all’interno della comunità
La teste non ricorda quasi nulla, l’avv. Galluffo rilegge la precedente deposizione…
Lipari dice di aver conosciuto Monica Serra… Galluffo chiede se la Serra aveva una relazione, lei non ricorda, Galluffo legge: “fra Serra e Genovese c’era una relazione”. Lipari: io non ero nemmeno presente in comunità, non lo sapevo di persona. tra Cardella e Genovese i rapporti erano buoni
Galluffo: i rapporti fra Cardella e Rostagno erano buoni?
Lipari: erano ottimi. ci fu poi l’episodio in cui Rostagno fu trasferito fuori dal Gabbiano per ordine di Francesco Cardella, per un’intervista su King in cui si sostituì a Cardella, cioè aveva preso il ruolo di Cardella. poi litigarono perché forse cardella voleva che stesse più in comunità e non in televisione… quando rostagno fece poi un po’ di rumore con il suo lavoro a rtc, cardella si preoccupò per lui.
avv. Miceli chiede quando ci fu la relazione con Rostagno: “l’86, durò poco, non oltre l’estate dell’86… la relazione fra Roveri e Marrocco fu (e finì) nello stesso periodo, contemporaneamente… dopo Roveri e Rostagno tornarono insieme. dopo la rottura fra Roveri e Marrocco non ci furono episodi di nervosismo di Marrocco contro Rostagno. episodi di nervosismo o di aggressività sono normale in caso di astinenza di droga. erano generalizzati fra tutti gli utenti”
Lipari: alcuni utenti ricadevano nella droga ma venivano riaccolti dai terapeuti quando tornavamo. non ci sono state mai denunce per detenzione di stupefacenti.
Lipari: la nuova comunità sull’isola Serafini (in provincia di Piacenza) non ricordo quando fu fondata. ma non ricordo che Rostagno ne fosse coinvolto
Avv Miceli: nel 96, durante la prima deposizione, aveva già interrotto con le droghe?
Lipari: sì ma prendevo farmaci per altri problemi miei.
Avv. Esposito (Saman): fu accertato che era stato Genovese a rubare?
Lipari: non ho idea, non ero nemmeno a Lenzi. è un sentito dire. anche per quel che riguarda i rapporti fra Serra e Genovese, io non ho mai visto di persona
Lipari: serra e genovese avevano avuto uno ‘sgamo’, niente di più, insomma
avv. Vezzadini (difensore Virga) chiede ulteriori conferme in che anni era presente Lipari a Saman
Gli avvocati Galluffo (prima) e Vezzadini (ora) ripercorrono la deposizione di Lipari resa nel maggio del ’96 ma la teste oggi stenta a ricordare. Gli avvocati devono continuamente ‘agevolare il ricordo’
Lipari ribadisce che la “brevissima storia” con Rostagno finì nell’86
Lipari dice che non avrebbe mai dovuto firmare la deposizione del ’96… contesta cose che le vengono rilette, per esempio che la relazione fra Roveri e Marrocco continuò anche dopo l’86 – le due relazioni finirono contemporaneamente, ribadisce
Il presidente Pellino chiede chi designava gli ‘angeli della notte’;se c’erano requisiti particolari per la scelta. “erano persone ritenute responsabili”. chiede ancora se la teste ricorda in saman alessandra faconti (“sì”) e una donna di nome Leonides (“no”). Pellino chiede se ricorda quando venne aperta una sede Saman a Marsala (“non ricordo”). la teste è congedata
si riprende con la teste Anna Buono, ex ospite Saman
Buono: avevo in Saman diverse mansioni, autista, cucina, ecc
Pm Paci: c’era un criterio per l’assegnazione delle mansioni?
Buono: dipendeva probabilmente dalle capacità di ciascuno. Denaro non ne avevamo quasi
Pm: è venuta a conoscenza di cosa poteva aver portato alla morte di Rostagno?
Buono: eravamo costernati, abbiamo pensato al suo impegno politico-sociale, sembrava l’ipotesi più verosimile. non vedo proprio quale altra possibilità ci fosse
Buono: niente che avesse a che fare con Saman, comunque
Pm: ricorda se questa conclusione era basata su qualche dato concreto?
Buono: ricordo solo quel che dicevano i mezzi di informazione
Pm ricorda che nella precedente deposizione resa da Buono, la teste aveva affermato che si diceva fra gli ex ospiti che Rostagno aveva subito minacce. Buono oggi dice che Rostagno ci rideva su, sul fatto di ‘dare fastidio’ col suo lavoro giornalistico.
avv. Miceli: ricorda di essere tornata a Lenzi dopo aver lasciato la comunità nell’87?
Buono: ricordo di esserci tornata con Luigi pellegrini
Miceli: 28 e 29 settembre ’88 ci sono i nomi registrati di Pellegrini e Buono nel registro ospiti Saman. ricorda di esserci stata nell’estate dell’88? è registrata nel mese di luglio. riesce a collocare le minacce ricevute da Rostagno?
Buono: direi in questa settimana dell’88
avv. Galluffo: i rapporti con i responsabili di Saman come erano?
Buono: ottimi
Galluffo chiede se la teste ricorda quando e da chi erano state fatte queste minacce… e se era preoccupato. “aveva un modo particolare di mostrarsi preoccupato: la sua risata era più forzata”
Galluffo ripropone la questione dell’allontanamento di Mauro dal Gabbiano. La teste ricorda discussioni e in seguito a una di queste Rostagno era andato a dormire altrove… “ho pensato che fosse una questione di coppia”
Pellino chiede se si ricorda come veniva compilati i registri delle presenze giornaliere in Saman, la teste non ricorda bene. l’avv. Miceli chiede alla corte se può mostrare i registri alla teste, l’avv. Galluffo si oppone; il presidente dà il consenso
la teste non li riconosce, non ha un ricordo specifico dei registri
Avv. Miceli chiede alla teste se Rita Lipari era presente anche a luglio ’88, la teste non ricorda. la teste viene congedata
Il presidente legge un’ordinanza che riguarda la deposizione di Curcio (sento poco, appena capisco qualcosa specifico)
prossimi testi: Luciano Marrocco non viene richiamato per le difficoltà economiche, acquisito il verbale delle pregresse dichiarazioni; alla dottssa Fiorini, molto anziana, la difesa mantiene la riserva sulla convocazione fino alla prossima udienza. Su Annamaria Di Ruvo: la difesa non rinuncia e seguirà l’onere normativo previsto; viene chiamata per il 5 dicembre. la prossima udienza sarà dedicata a integrazione testi e documenti. l’udienza è chiusa. prossima udienza il 28 novembre
Commemto di Maddalena:
Lo scrivo di getto, mentre il risotto è sul fuoco e il mio ragazzino ascolta canzonette nella sua camera.
E’ uno sfogo patetico ma non ho future ambizioni da palcoscenico. Anzi non vedo l’ora di spettacolare privatamente.
All’inizio del processo quando io e Chicca abbiamo letto le liste testi presentate dalle varie parti abbiamo sorriso.
Aspettare così a lungo un processo per poi ripercorrere tutte le angherie successe ogni tanto lascia un po’ di amarezza, ma se serve “venghino signori venghino”.
A febbraio sono due anni, si inizia ad essere stanche
Dell’udienza di oggi so quello che sapete voi con la cronaca dall’aula di Federica Tourn. No ammetto, ho una chiacchieratina in più con Chicca al telefono, che oggi era in aula.
Domani ascolto l’audio integrale su radio radicale ma la sostanza è chiara.
Nella scorsa udienza sono stati sentiti Salvatore Cusenza e Renato Curcio, nessuno ha scritto di Cusenza e Curcio ha catalizzato attenzione, ed entusiasmi.
I testi di oggi potevano avere lo stesso effetto, sottobanco la testimonianza di Claudio Fava, per poi concentrarsi -non in aula e non la Corte- ma quelli fuori e gli “scribacchini”
(si può scrivere o si viene querelati?) su Beautiful. Il delitto passionale tira di più, si sa.
E il “caso Rostagno” ne è la prova più pura nel nostro Belpaese, la prima pagina quel giorno e con “la moglie puttana”. Poi non ci siamo più riusciti, sic!
E invece, dopo aver ascoltato la deposizione di Claudio Fava, che come pochi altri ha potuto -e voluto- descrivere la Trapani di allora e l’approccio di Mauro.
Le testimonianze successive, alcune delle quali in questi anni sono state “manipolate” (sostituite le parole, scivolate sulle mie e trovate di più adatte) hanno dato diversi spunti per porcherie, accompagnate da arresti, non sono state al gioco.
Non è la prima volta che in aula testi chiamati a deporre non si riconoscono nei verbali trascritti durante altre indagini. Sapere che oggi la Lipari ha detto cosa c’entra tutto questo con l’omicidio e che abbia voluto sottolineare i tempi e la durata di un flirt mi ha commossa, quasi commossa.
Insomma, non avremo le prime pagine e rimarremo un piccolo gruppo di persone. Persone che non la pensano nello stesso modo per un sacco di cose ma che sanno che non è una storia di pompini l’uccisione di Mauro.
E quando scrivete e commentate sul fatto che “non basta punire chi ha sparato” beh, sì, ma mettetevi anche una mano sul cuore (o dove avete più pulsioni) e pensate ad una persona che amate
Ops, i fornelli mi chiamano e tra poco Chicca e Federica atterrano