Informazioni che faticano a trovare spazio

Arrestare Sallusti non va bene. Ma cosa ha scritto su Libero l’ex agente “Betulla” Renato Farina? Ecco il suo articolo con una realtà piuttosto deformata…

Ecco l’articolo che ha provocato la condanna di Sallusti.

Premetto che condannare per diffamazione un direttore di giornale o un giornalista al carcere è una sorta di follia che solo una legislazione come quella italiana può consentire. Premetto che la legge sulla diffamazione è quanto di più distorto ci possa essere visto che a differenza di molti altri paesi non prevede neanche in caso di archiviazione per il giornalista una possibilità certa di rivalsa nei confronti del querelante. Aspetto questo tutt’altro che secondario visto che per molti querelanti si tratta di un’abitudine quasi in automatico far scattare la querela (tanto in caso di archiviazione non succede nulla)…

Detto questo passiamo a Libero e ai “giornalisti” che gestisce. Apprendiamo ora che l’articolo incriminato è stato redatto sotto il nickname Dreyfus da Renato Farina, parlamentare Pdl oggi, già  noto in passato come agente Betulla nell’oscura vicenda Sismi-Pollari. Ma che cosa ha scritto esattamente Farina per causare 14 mesi di detenzione al suo ex direttore Sallusti? L’articolo di cui si parla è ben poco conosciuto, sembra quasi inutile parlarne. Invece – fermo restando che nessun giornalista o direttore deve essere destinato alla galera per quanto scrive o fa scrivere – è il caso di leggere la prosa di Farina-Dreyfus. Dove trovarla? Per rintracciare il pezzo occorre penare un po’ ma poi eccolo riemergere sotto il titolo (l’occhiello mélo premette “il dramma di una tredicenne”)  “Il giudice ordina l’aborto / La legge più forte della vita”.

Per leggerlo usate questo link:

http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=DHQW1

Una volta letto che si può dire? Riprendo queste osservazioni che mi pare puntualmente ha fatto il giornalista Alessandro Robecchi. Scrive Robecchi partendo dal fatto che ha innescato l’articolo:

“Nel febbraio del 2007 una ragazzina di Torino (13 anni) si accorge di essere incinta. I genitori sono separati. La ragazzina (che tra l’altro ha problemi di alcol ed ecstasy) vuole abortire, ha il consenso della madre, ma non vorrebbe dirlo al padre (i genitori sono separati). Per questo si rivolge alla magistratura. E’ quanto prevede la legge: mancando il consenso del padre si è dovuto chiedere a un giudice tutelare, che ha dato alla ragazzina (e alla madre, ovviamente) il permesso di prendere una decisione in totale autonomia. Come del resto precisato in seguito, a polemica scoppiata, da una nota dettata alle agenzie dal Tribunale di Torino: “Non c’è stata alcuna imposizione da parte della magistratura”.

Prosegue poi Ribecchi analizzando il testo e alcune espressioni dell’articolo di Libero.

Il titolo dice: “Il giudice ordina l’aborto / La legge più forte della vita”.

Falso. Nessun giudice ha ordinato di abortire.

Altra frase: “Un magistrato allora ha ascoltato le parti in causa e ha applicato il diritto – il diritto! – decretando l’aborto coattivo”.

Falso. Il giudice ha dato libertà di scelta alla ragazzina e alla madre.

Ancora: “Si sentiva mamma. Era una mamma. Niente. Kaput. Per ordine di padre, madre, medico e giudice, per una volta alleati e concordi”.

Falso. Il padre non sapeva (proprio per questo ci si è rivolti al giudice) e le firme del consenso all’aborto sono due, quella della figlia e quella della madre.

E poi: “Che la medicina e la magistratura siano complici ci lascia sgomenti”.

Falso. Complici di cosa? Di aver lasciato libera decisione alla ragazza e a sua madre?

Dispiace dunque che l’attenzione rivolta al rischio carcere di Sallusti offuschi queste manipolazioni su un caso (ma quante ne sono avvenute da Eluana Englaro in qua?) complicato e drammatico, certo, ma che non può trasformarsi in fonte di ogni distorsione. E qui come si vede Dreyfus-Farina, col consenso di Sallusti, ne ha fatte eccome di distorsioni. Punibili col carcere? No, certo. Però francamente inaccettabili come spesso capita di constatare leggendo articoli di questo giro editoriale da Libero al Giornale.

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