E’ festa a Samugheo, il paese di Rossella Urru. Racconta l’Unione Sarda: “Questa volta è vero, questa volta “Rossella è tornata”. Sono emozionatissima. Non vedo l’ora di riabbracciarla”. La gioia della mamma di Rossella Urru, Marisa, è la gioia di tutti. Samugheo, pochi chilometri più all’interno di Oristano, nella Sardegna occidentale fa festa dalle 18 di stasera. La festa è grande, le campane non smettono di suonare e già si pensa all’accoglienza.
“Non sappiamo ancora che cosa, ma faremo sicuramente grandi cose per accogliere Rossella quando tornerà a Samugheo”. Tutti d’accordo nel paese natale della cooperante di 29 anni rapita lo scorso ottobre in Algeria e tornata oggi in libertà dopo quelli che il sindaco del paese, Antonello Demelas, ha definito “nove mesi di inferno”. Duecentosettanta giorni terribili per Rossella, sicuramente, ma anche per i suoi familiari, i genitori Graziano e Marisa, e i fratelli Fausto e Mauro.
La conferma che era davvero tutto finito, i genitori di Rossella l’hanno avuta alle 19,30 direttamente dal ministro degli esteri, Giulio Terzi. Che il giorno della liberazione era arrivato, lo sapevano comunque almeno dalla mezzanotte di ieri, quando è arrivata la telefonata che li invitava a partire subito per Roma. Graziano e Marisa Urru sono partiti stamattina senza dire niente, o quasi niente a nessuno. Il padre, comandante dei Vigili Urbani, ha detto al sindaco che oggi non sarebbe andato al lavoro. Il sindaco qualche cosa aveva capito e fino all’ ultimo ha glissato con tutti, giornalisti compresi. All’oscuro di tutto anche lo zio di Rossella, Mario Sulis. Ha scoperto solo nel primo pomeriggio che a casa Urru, in via Brigata Sassari, non c’era più nessuno, e allora ha cominciato a crederci davvero che oggi era “la volta buona” e quando è arrivata la conferma è stato proprio lui a stappare la prima bottiglia di spumante e a brindare con i clienti del suo bar e i passanti che si fermavano a chiedere se era proprio vero.
I primi a festeggiare sono stati i ragazzini, poi il paese è esploso in un tripudio di clacson, campane che suonavano a stormo e persino qualche tiro di fucile in periferia. Il paese si è stretto di nuovo intorno a Rossella come ha fatto quasi ogni giorno in questi lunghi nove mesi, con decine di iniziative di sensibilizzazione e la paura che non fosse mai abbastanza per tenere alta l’attenzione su una vicenda che minacciava di trascinarsi a lungo e di essere dimenticata. Si sono susseguiti appelli di personaggi del calibro di Fiorello e di Geppi Cucciari. E poi grandi manifesti con il nome di Rossella a tutto campo come sul Palazzo del Consiglio regionale, a Cagliari, striscioni appesi in tutta la Sardegna.