Siamo molto, molto preoccupati da quello che stiamo leggendo ogni giorno sui quotidiani.
Il nostro pensiero è che si stia tentando attraverso una disinformazione raffinata di allontanare l’attenzione dal problema trattativa Stato-mafia, perché non è vero che la trattativa in questione sia presunta, essa è oltremodo ormai accertata nei processi già passati in giudicato e in quello al boss mafioso Francesco Tagliavia in primo grado.
Volendo spingere il problema su di un terreno ancora più marcato, oggi noi con il prezzo che abbiamo pagato per quella trattativa ci viene la tentazione di chiamarla “accordi fra uomini dello Stato e la mafia cosa nostra”.
Vogliamo quindi sapere perché Riina e compagni dopo l’attentato a Salvo Lima decisero di uccidere ben altri sette uomini della politica e delle istituzioni e perché proprio loro, i quali peraltro non sono morti, sono invece morti i nostri figli.
Vogliamo sapere perché nel 2002 uomini illustri delle istituzioni non hanno detto la verità al Giudice Gabriele Chelazzi quando li ha ascoltati in sede di verbalizzazione sul 41 bis.
Per tutto quanto, noi vogliamo sapere la verità processuale, ed è un nostro diritto saperla, non servono quindi, giornalisticamente parlando, tutte queste difese d’ufficio alle istituzioni di oggi, a meno che le stesse non sappiano la verità da noi tanto agognata, temano quindi le indagini future e vertano, oggi, con azioni forti e congiunte a coprirla, quella verità del 1993, perché comunque scomoda per tutte le forze politiche dell’arco costituzionale del passato e del presente.
Giovanna Maggiani Chelli
Presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili
(nella foto la strage fiorentina)