Entrare in quella stanza in cui le avevano ucciso l’unico figlio e farlo con lei che si aggirava come se fosse successo appena ieri…Carla Verbano raccontava quel giorno dell’80 in cui si era ritrovata legata e imbavagliata mentre i tre assassini che le avevano fatto irruzione in casa aspettavano il rientro di Valerio da scuola. Oltre un’ora di micidiale attesa, nel più buio dello sconforto perché il timore evidente a cui il cuore non voleva dare credito era che accadesse il peggio. E poi il rientro di Valerio Verbano, la breve colluttazione con i suoi carnefici, quegli spari che avevano stroncato la sua giovane vita, la fuga dei tre killer giù fuori dell’appartamento che – non ricordo più bene – era al secondo piano di quell’immobile del ministero dell’interno a Valmelaina. E i tre che toltisi i passamontagna incontrano poi per le scale un funzionario del Viminale che sta rientrando a casa, e che li avrebbe descritti in seguito dando anche un identikit che gli inquirenti successivamente hanno smarrito (o almeno così dicono).
Gentaglia dei Nar, i killer. Estremisti assassini di destra, uno si dice con una cicatrice in volto, chissà. Per anni e anni Carla Zappelli Verbano ha ricordato questi fatti a chi l’andava a trovare. Me li riferì nel dettaglio anche a me perché li trasmettessi sul Corriere della sera,. E così feci, anni fa. Per anni Carla Verbano di cui ero diventato amico su Facebook e che di quando in quando a 88 anni scriveva qualche commento ha chiesto che gli assassini dicessero qualcosa. Ma gli assassini non parlano, non hanno voluto rispondere a questa donna, e lei però non ha smesso di insistere contro quel vile silenzio.
La sua richiesta resta e tutti noi siamo ancora debitori di quello che Carla Verbano ha invano chiesto…Voleva solo sapere la verità.