Il quinto indagato per la scomparsa di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana sequestrata nel 1983, ha un nome. Oltre ai quattro della banda della Magliana, nelle indagini figura un ecclesiastico: è monsignor Piero Vergari, rettore di Sant’Apollinare all’epoca dei fatti, rimosso dall’incarico nel 1991, un anno dopo aver perorato la causa dell’«indegna sepoltura» con una lettera al cardinal Poletti in cui descrisse il gangster romano come «grande benefattore».
Allontanato «don Pierino» tornò nella natìa Umbria, a Sigillo, per poi proseguire l’attività pastorale nel Reatino. Vani in tanti anni – visto il carattere veemente – i tentativi di avvicinarlo. Nonostante curi un sito a suo nome, Vergari non si dilunga in spiegazioni. Ama il latino: Parce sepulto , perdona chi è sepolto, ha scritto in un testo in cui ricorda l’incontro con «Renatino» a Regina Coeli, le volte che il boss lo aiutò «a preparare le mense dei poveri» e che «quando seppi in tv della sua morte, ne restai meravigliato e dispiacente». In conclusione, nuova citazione: De mortuis nil, nisi bene . Dei defunti si deve dir bene. Anche Emanuela Orlandi però, sospettano gli inquirenti, è morta.
In realtà Vergari è stato in passato sacerdote volontario a Regina Coeli dove era il braccio destro del cappellano Gianfranco Girotti, anche lui poi promosso monsignore. Girotti è stato accusato dai pentiti della banda della Magliana di essere stato il “postino” clandestino dei detenuti che faceva arrivare nelle celle droga e altri oggetti proibiti in cambio di offerte per la Chiesa.
In seguito Girotti è diventato reggente della Nunziatura Apostolica e anche Vergari, divenuto rettore rettore di Sant’Apollinare, fu mandato a lavorare presso la Nunziatura.
La nunziatura apostolica è il nome tradizionalmente attribuito alla missione diplomatica della Santa Sede presso uno Stato, nel caso l’Italia, alla quale è preposto il nunzio apostolico (impropriamente detto anche nunzio papale). Sede di questo incarico di prestigio a Roma un palazzo in via Po.
A stabilire questi incarichi fu il cardinale Ugo Poletti, la cui figura incombe su tutto l’affaire.