Non tutti lo sanno, ma nel nostro codice penale il reato di tortura non c’è. Così si assiste, come nel processo al procuratore militare cileno Alfonso Podlech poi assolto, a sfilate di testimoni che riferiscono delle terribili torture subite ma per il responsabile (in quell’aula Podlech rispondeva di omicidio e sequestro di persona e strage) non ne può scaturire alcuna sanzione relativa. Ora per iniziativa dell’associazione “Detenuto ignoto” e la iniziale sottoscrizione da parte di persone colpite come Ilaria Cucchi (nella foto) ecco nascere l’appello alla Camere per l’introduzione del reato nel nostro codice.
Associazione Detenuto Ignoto. Petizione per l’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento italiano. In pochi giorni oltre 2000 le sottoscrizioni all’appello di Ilaria Cucchi, Lucia Uva, Domenica Ferulli, Patrizia Moretti, Luciano Isidro Diaz, Maria Ciuffi
Di seguito il testo della Petizione:
Noi sottoscritti cittadini italiani: Avv. Fabio Anselmo, Ilaria Cucchi, Lucia Uva, Domenica Ferulli, Patrizia Moretti, Luciano Isidro Diaz, Maria Ciuffi, Irene Testa
premesso che:
• nell’ordinamento giuridico italiano un reato che punisce un fatto grave come la “tortura”, così come definita universalmente e identificata dalle Nazioni Unite in termini di diritto internazionale, con la Convenzione delle Nazioni Unite del 1984 contro la tortura e le altre pene o trattamenti inumani, crudeli o degradanti, che l’Italia ha ratificato nel 1988, ancora non è previsto. Nonostante siano passati 22 anni da quella ratifica, l’Italia continua ad essere totalmente inadempiente sull’introduzione di una fattispecie di “reato di tortura” nel proprio codice penale, così come espressamente richiesto dalla Convenzione (Art. 4).
• prevedere il reato di tortura nell’ordinamento italiano significa poter prevenire e poter punire quei comportamenti dei pubblici ufficiali che rientrerebbero nel suo ambito di applicazione. In sua assenza, invece si applicano le norme su reati meno gravi, con pene piu’ lievi, che possono andare prescritti, così come spesso accade.
• in Parlamento si e’ cercato di adeguare l’ordinamento italiano alla convenzione Onu in piu’ occasioni, da ultimo l’ordine del giorno presentato dalla Radicale Rita Bernardini, e accolto dal governo lo scorso 8 giugno, che lo impegna a predisporre urgentemente un disegno di legge per introdurre il reato di tortura nel nostro codice penale. Ma ad oggi, ancora questo grosso vuoto legislativo permane nel nostro ordinamento, nonostante la costante denuncia di questa situazione da parte di organizzazioni impegnate a tutela dei diritti umani come l’Associazione Antigone, Amnesty, Il Detenuto Ignoto.
Denunciamo:
• la costante debolezza dell’iniziativa legislativa da parte della maggioranza della politica nazionale e di ogni esecutivo sull’importante tema della tutela dei diritti umani. Il vuoto legislativo rappresentato dalla non acquisizione nel nostro ordinamento del reato di tortura conferma ancora una volta lo stato di morosità del nostro Paese di fronte al contesto internazionale per il non adempimento degli impegni sottoscritti e ratificati più di vent’anni fa con l’adesione alla Convenzione Onu contro la tortura e i trattamenti inumani e degradanti.
Chiediamo alle Camere:
di colmare finalmente un vuoto che da troppo tempo differenzia, in negativo, l’Italia dal resto delle democrazie mondiali e di avviare al più presto l’iter dei disegni di legge depositati in entrambi i rami del Parlamento, per il riconoscimento e la comprensione della tortura quale reato punito dallo Stato.
Chiediamo al Governo italiano di:
– adottare con urgenza provvedimenti atti a contrastare ogni fenomeno di violenza non giustificabile sui cittadini da parte di funzionari delle Forze dell’Ordine nell’esercizio delle loro funzioni;
– adottare con urgenza misure volte all’introduzione nell’ordinamento del reato di tortura e di specifiche sanzioni, nonché dispositivi volti alla certa individuazione e persecuzione di eventuali atti di tortura e dei responsabili, in attuazione di quanto da lungo tempo ratificato in sede ONU nel Patto internazionale sui diritti civili e politici e nella Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti;
– prevedere opportuni risarcimenti per le vittime di atti di tortura o violenze da parte di funzionari dello Stato, e per i loro familiari;
– adottare con urgenza misure volte a permettere l’agevole ed univoca identificazione del personale di Polizia da parte del cittadino, quali, per esempio, la proposta di delega al Governo in materia di impiego dell’uniforme e di identificazione del personale delle Forze di polizia
– promuovere la professionalizzazione del personale delle Forze dell’Ordine attraverso addestramenti che indichino e prediligano percorsi alternativi all’uso della violenza nell’esercizio delle loro funzioni.