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Giovanni Impastato su Peppino e Mauro Rostagno

Giugno 2011, a Roma si ricorda all’Alpheus Mauro Rostagno. Questa è la lettera che Giovanni Impastato indirizza ai presenti:

Nostalgia, a volte rimpianto, ecco cosa provo quando penso al periodo vissuto negli anni ’70. Certo non mi sono fatto molto coinvolgere dalle allora battaglie politiche, allora ero troppo giovane e troppo poco consapevole, ma ricordo perfettamente l’entusiasmo che mio fratello Peppino usava come anima del suo lavoro in favore del cambiamento sociale; un cambiamento che in ogni caso sarebbe stato difficile e quindi non poteva che essere traumatico, comportare sacrifici, e chissà se gli era mai capitato di pensare che alla fine sarebbe arrivato all’estremo, al punto di pagare il prezzo più alto, di perdere la sua stessa  vita.

Preso da questi momenti a volte mi fermo a riflettere e più passa il tempo più mi pare che tutte le storie significative di quel periodo e non solo siano legate tra loro da un sottile filo rosso, facciano parte tutte di uno stesso intreccio, di una stessa guerra per la libertà che abbiamo combattuto e che, purtroppo, abbiamo perso, anche se abbiamo ottenuto vittorie in alcune piccole battaglie. La vita di Mauro per alcuni aspetti mi ricorda quella di Peppino, poiché riconosco in lui lo stesso entusiasmo e credo non sia un caso se durante gli anni centrali dell’impegno politico di mio fratello forte sia stato il legame tra loro, così forte che Peppino arrivò a considerarlo come un punto saldo, come un sostegno al quale aggrapparsi per sottrarsi al marasma del disimpegno, della delusione e del rancore che invase l’ultima fase del movimento, quella del ’78.  Il nome di Mauro compare  non a caso come una speranza, come una tenera luce che accoglie in una lettera nella quale Peppino esprime d’altra parte tutta la sua amarezza, tutta la sua tristezza per l’autoreferenzialità, l’ottusità e il menefreghismo di alcuni che si predicavano “compagni” e, quindi, facenti parte di quella piccola fetta di società animata dalla voglia di darsi e di dare in vista della costruzione di una mondo più giusto, ma nei quali presto aveva riconosciuto i soliti sciacalli dediti in fondo all’egoismo, al lassismo e alla distruzione. Mauro per Peppino si distingueva da tutto questo, arrivando ad essere un punto di riferimento solidissimo.

Adesso che sono trascorsi quasi  40 anni da quel periodo è forse più possibile guardare a quegli eventi con maturità e consapevolezza, senza farsi prendere dal panico o dalle resistenze. Forse adesso è possibile concentrare lo sguardo ed entrare nei dettagli, al di là dell’animosità dei sentimenti. Forse adesso è possibile individuare quelli che furono gli onori, le conquiste, ma anche le debolezze, gli errori, le sviste, le superficialità. Forse adesso è possibile rintracciare i carnefici, scovare gli infiltrati, seguire le loro trame, ricostruire completamente l’intero quadro delle complicità, delle collusioni e delle manipolazioni. Forse adesso è possibile restituire serenità alle vittime, regalare loro giustizia e verità, per ringraziarli di non aver calato la testa, ma di aver aguzzato la vista e lanciato lo sguardo ben oltre il limite imposto e consentito. Forse adesso è possibile donare loro e farsi donare un sorriso per poter ricominciare a lottare.

Giovanni Impastato

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