Informazioni che faticano a trovare spazio

Decine di somali morti nella traversata per Lampedusa

Ricevo da EveryOne:

Decine di profughi muoiono durante il viaggio verso Lampedusa

Lampedusa, 27 maggio 2012. Il Gruppo EveryOne chiede da anni che vengano attivate procedure di soccorso per i profughi in difficoltà nel tratto di mare che separa le cose nordafricane dai possibili approdi nell’Unione europea, Lampedusa in primis. “Si parla di vite umane, non di vuoti a perdere,” ripetono ancora Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau del Gruppo EveryOne. “Le autorità di nazioni come la Libia, in concerto con l’Italia, dovrebbero disporre di un osservatorio permanente, in grado di avvistare le imbarcazioni in difficoltà e di raggiungerle in tempi rapidissimi, con barche veloci da soccorso ed elicotteri. L’unico servizio efficiente, invece, è quello dell’intercettazione e riporto a riva delle carrette: una procedura che ostacola il movimento dei rifugiati e che fa parte degli accordi che Italia, Libia e altri stati dell’Africa del nord hanno sottoscritto, violando la Convenzione di Ginevra sui profughi, ma senza essere stigmatizzate né dalle Nazioni Unite né dall’Unione europea, che fanno come le tre scimmiette, mentre tanti giovani africani perdono a la vita o finiscono in prigioni terrificanti, da cui – dopo aver subito ogni genere di abuso – vengono deportati nei paesi di origine, dove li attende un destino ancora più tragico”. Oggi sono morti almeno dieci somali nelle acque di fronte alla Libia. Aden Sabrie, giornalista somalo che collabora con la BBC, ha ricevuto l’appello di una connazionale, che ha segnalato lo sgonfiamento di uno dei tubolari del gommone su cui viaggiavano numerosi profughi. “Intorno a me ho visto almeno dieci cadaveri,” gli ha detto la donna. Altre fonti riferiscono numeri ancora più drammatici: almeno trenta morti. Sabrie ha avvertito tempestivamente la guardia costiera italiana, che è è
partita da Lampedusa e si è fermata durante il tragitto per soccorrere un altro gommone in avaria, con 54 profughi a bordo. “Il soccorso è dunque stato casuale,” proseguono i co-presidenti del Gruppo EveryOne,  e senza l’S.O.S. lanciato dal giornalista, probabilmente ora dovremmo annoverare altre vittime. Mentre quell’unica motovedetta soccorreva il gommone, possiamo solo immaginare cosa sia accaduto intorno all’altra imbarcazione. Eppure nessuno sottolinea l’inadeguatezza dei soccorsi,” concludono laconici gli attivisti, “e nessun protocollo idoneo a salvare vite umane in pericolo viene attivato, quasi i morti annegati facessero comodo alle autorità, per disincentivare i viaggi della disperazione”.

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